Tra i tanti antri misteriosi e nascosti che si aprono all’interno del promontorio del Circeo ce n’è uno che ha un nome curioso e, a dire il vero, anche un po’ inquietante: la Grotta dell’Impiso.
Impiso, in dialetto locale, significa “appeso” ed è un termine che si rifà ad una stalattite antropomorfa (cioè una concrezione pendente) che decora naturalmente il centro della volta della cavità e che da lontano, in effetti, sembra proprio un essere umano… impiccato. In realtà, pare non si tratti nemmeno di una stalattite vera e propria ma di una vecchia radice rimasta ancorata alla roccia.
Una posizione poco “turistica” – Come tante altre grotte presenti in Riviera di Ulisse, anche quella dell’Impiso è difficile da raggiungere e non è certo inseribile in un itinerario turistico adatto a tutti. Ubicata sul versante meridionale del promontorio, in zona “Quarto Caldo“, è accessibile via mare; qualche coraggioso si avventura a nuoto dalla più famosa Grotta delle Capre, che si trova a pochi metri, ma non è un’avventura replicabile da chiunque e bisogna fare molta attenzione, perché il cambio del livello della marea potrebbe rivelarsi un serio problema da affrontare. Il tentativo migliore che si può fare passa attraverso kayak, piccole barche e gommoni da cui, oltretutto, ci si può godere con più tranquillità tutto il tratto di costa rocciosa. In realtà, è disponibile anche un percorso via terra, proprio sfruttando il sentiero che porta alla Grotta delle Capre (e che, in passato, era utilizzato dai pastori per ricoverarvi le greggi, da cui il nome), ma l’ingresso resta difficoltoso in entrambi i casi.
L’incidente del 2019 – La pericolosità del sito emerge anche da un incidente avvenuto recentemente e che fa immediatamente eco all’altra disavventura capitata ad una famiglia nell’estate 2021 nella vicina Grotta del Prigioniero.
Un uomo di circa 45 anni arrivato in loco via terra, infatti, rimase bloccato proprio a causa dell’improvviso aumento del moto ondoso che gli sbarrò, letteralmente, la strada. Come accade costantemente in questi casi, si è reso necessario l’intervento degli uomini della Guardia Costiera Ausiliaria e dell’Ares 118. Il malcapitato, dopo l’intervento, accusò persino un forte malore, probabilmente dovuto allo stress accumulato durante l’inaspettata peripezia.
La Guardia Costiera di San Felice Circeo e Terracina, in realtà, è sempre allerta: in sinergia con polizia e carabinieri si occupa di diverse attività, oltre quelle di soccorso e vigilanza che si rivelano più intense nel periodo estivo: spesso, su segnalazione, si ritrova anche a liberare spiagge libere abusivamente attrezzate o lasciate incustodite affinché le bellezze di questo angolo di Riviera vengano preservate restando fruibili dalla collettività.