La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie (qui altre note sull’argomento, ndr) spinge il Ministero della transizione ecologica a fissare limiti molto restrittivi sui Pfas attraverso una relazione. Sulla questione interviene la Consigliera regionale di Europa Verde, Cristina Guarda: “Non è la prima volta che la Commissione ecomafie si esprime sui Pfas, ma a queste esortazioni, sulla scia di quanto ribadiamo ormai da anni, non sono mai seguiti i fatti. Già nel 2018, a seguito della votazione della Direttiva europea acque potabili, feci approvare all’unanimità in Consiglio regionale una mozione che impegnava la Giunta a sollecitare il Ministero a fissare con decretazione d’urgenza limiti a tutte le sostanze perfluoroalchiliche.
Negli anni il colore politico del Governo è cambiato, ma l’atteggiamento sulla emergenza Pfas è rimasto lo stesso: dichiaratamente vicino ai cittadini coinvolti nel dramma Pfas, ma al contempo assai poco incisivo politicamente in materia di prevenzione. Un decreto sarebbe stato utile all’epoca, così come lo sarebbe ancora oggi.
Grazie all’impegno delle Mamme No Pfas e di altre associazioni, due mesi fa una delegazione dell’ONU si è recata in Veneto per esaminare la situazione, evidenziando la grave carenza di informazioni alla popolazione, vorremmo che da Roma vi fosse la stessa attenzione.”
Conclude Guarda: “Le misure da adottare sui Pfas sono ancora molte, tra queste non sarebbe secondario l’obbligo di indicare la presenza di Pfas negli imballaggi degli alimenti e delle bevande. Ricordiamoci che la pericolosità di questi veleni non sta solamente nella loro quantità nel nostro sangue, perché una esposizione seppure minima ma continuativa può essere causa di danni irreversibili al nostro organismo. In Veneto attendiamo lo screening esteso a tutti i cittadini coinvolti dall’inquinamento causato dalla Miteni, sulla quale è in corso un maxi-processo, ma le responsabilità non ricadono esclusivamente sulla Regione Veneto, anche il Governo ha latitato troppo a lungo su questo tema.”