Il lettore G.F. si chiede (e mi gira la domanda): “com’è possibile che un grande personaggio del calcio vicentino come Berto Menti non è mai ricordato e che, invece, commemorazioni e omaggi di ogni tipo sono stati tributati ad altri che hanno dato molto meno alla storia del Vicenza?” (qui la rubrica “Poggi risponde ai lettori“, per inviare domande cliccate qui, ndr).
Sono assolutamente d’accordo con il lettore e tutti (Comune, tifosi, società) dovrebbero sentirsi in colpa per l’oblio in cui è stato lasciato cadere il nome di un uomo che ha davvero dato tantissimo al Vicenza, del quale è stato giocatore, allenatore e vice della prima squadra, talent scout, responsabile del Settore Giovanile. Si parla di venticinque anni di una vita interamente dedicata al calcio biancorosso.
Non è fine la autocitazione, lo so e mi scuso, ma io non mi sento proprio in colpa. Ho scritto un articolo su di lui, pubblicato dal maggior quotidiano locale nel 2019, ed è di prossima pubblicazione la biografia sua e del fratello Romeo. Insomma, ho fatto la mia parte per rinnovarne il ricordo e far capire chi sia stato.
Umberto o, meglio, Berto è il terzo dei sette fratelli della famiglia Menti, una delle grandi famiglie del calcio vicentino a cui ha dato tre figli (oltre a lui, il secondogenito Mario e Romeo) e un nipote (Gigi). Berto, ala sinistra, si forma nel vivaio della ACV, diretto da quel grande maestro di calcio che è Sereno Maule. Debutta in prima squadra a sedici anni e ventotto giorni, il 14 maggio 1933, nel derby Treviso-Vicenza di Prima Divisione (futura Serie C) e rimane il più giovane deb per due anni, fin quando il fratello minore Romeo gli porta via il primato per pochi giorni di età. In biancorosso gioca quattro stagioni (66 presenze e 17 reti): tre consecutive dal ‘32 al ’35 e poi quella 1937-1938, in cui rientra a Vicenza dopo due campionati alla Juventus. La carriera da calciatore lo porta poi di nuovo lontano (Padova, Milan, Napoli; dopo la guerra Trento, Belluno e Arzignano). Le statistiche riportano sedici campionati da calciatore, sei in Serie A e tre in B; 91 presenze e 12 gol nel campionato maggiore, 65 fra i Cadetti (14 le reti) e 30 in Serie C (11 i centri all’attivo).
La carriera da allenatore prende il via nel 1946-1947, in Serie C, con il Belluno. Nel 1948 torna nel vicentino e guida Pellizzari Arzignano, Lanerossi Schio e Thiene, sempre in Promozione. Nel 1950 inizia la collaborazione con il Vicenza come coordinatore del Settore Giovanile e, l’anno dopo, entra anche nei ranghi della prima squadra come viceallenatore. Il doppio incarico dura quasi vent’anni con una sola interruzione nella stagione 1965-1966, in cui lascia il Lanerossi per seguire al Bologna, sempre come secondo, Manlio Scopigno. Esperienza breve perché si conclude dopo cinque giornate di campionato. Torna quindi al Vicenza, ma è dirottato al Lanerossi Schio in Serie D. In aprile del 1967, è richiamato alla guida della prima squadra. Ricomincia così il rapporto con il Lanerossi (non più nel Settore Giovanile) che si conclude cinque anni dopo.
Nel ventennio biancorosso Menti allena sei volte la prima squadra: nel campionato di Serie B 1952-1953 sostituisce Fulvio Bernardini alla diciottesima giornata e, dopo quattro turni, è a sua volta sostituito da Pietro Spinato. La seconda panchina è nel campionato di A 1955-1956: alla ventisettesima giornata subentra a Bela Guttman e porta la squadra, per la prima volta, alla salvezza. La seconda arriva nel campionato 1966-1967, in cui Menti torna per la terza volta in panchina al posto di Toni Pin a cinque giornate dal termine. L’anno dopo si ripete la stessa situazione, perché è di nuovo chiamato a salvare la squadra ancora alla quintultima giornata sostituendo Arturo Silvestri. Nel campionato successivo per la prima volta Berto inizia il campionato come primo allenatore ma, dopo sedici turni, è sostituito da Ettore Puricelli e torna a fare il vice. La sesta e ultima panchina nel Lane è nel campionato 1971-1972 ed è la sua unica annata intera in prima squadra nel Vicenza. Complessivamente le sue panchine in Serie A sono 64 e quelle in B 4.
Berto Menti è anche un formidabile talent scout: scopre e lancia Luison, Zoppelletto, Pavinato, Campana, Cappellaro, David, Fusato, il nipote Gigi, e poi Bardin, Fontana, Poli e Volpato, tutti giocatori in Serie A. Sono le colonne della Nobile Provinciale, rimasta per vent’anni consecutivi in A. Oltre alle salvezze della prima squadra, il palmarès di Berto Menti vanta la vittoria di due edizioni consecutive (1954 e 1955) del Torneo di Viareggio e, pure nel ’55, quella del Campionato Cadetti con una squadra fondata sui suoi “viareggini”. La sua fama diventa nazionale tant’è che, nella stagione 1962-1963, nell’ambito del Premio INA “Seminatore d’oro” gli è assegnata la Targa d’oro per “il miglior allenatore o istruttore che nella stagione abbia acquisito particolari benemerenze nell’istruzione e valorizzazione dei giovani calciatori”.
Fa un ultimo regalo alla sua società quando torna, dal ’92 al ’94, per affiancare il suo ex allievo Alberto Busato nella guida della squadra Esordienti, da cui usciranno Christian Maggio e Paolo Zanetti.
Il «sior Berto» muore il 30 maggio 2002 a ottantacinque anni, risparmiandosi di vedere la decadenza del suo Vicenza.