Antri dimenticati: l’ormai inaccessibile Grotta di San Silviano sul Circeo

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L'ingresso alla Grotta di San Silviano sul Circeo.
L'ingresso alla Grotta di San Silviano sul Circeo. Credits: grottambulo.

Verso l’immediato entroterra di Terracina, partendo dal Viale Circe e a due passi da Salto di Fondi, si apre una cavità oramai inaccessibile, territorio soltanto di speleologi curiosi e avventurieri: la Grotta di San Silviano.

Si tratta di una delle tante aperture del Circeo che mettono in comunicazione l’interno con l’esterno, l’aria di mare con le profondità della roccia, ma questa volta parliamo di un luogo decisamente meno baciato dalla fortuna rispetto agli altri “gemelli”. Perché se da un lato è vero che tante di queste grotte sono diventate indirettamente irraggiungibili una volta dichiarate pericolose (con il cambio della marea può diventare difficilissimo, se non impossibile, ritornare indietro), dall’altro, a questo antro in particolare, è stato riservato un destino infausto: come racconta il “grottambulo” che l’ha visitata nell’estate 2021, ormai questa cavità è ridotta ad un ammasso polveroso di massi, rami e sterpaglie e versa, purtroppo, in stato di degrado e abbandono poiché a lungo utilizzata come punto di scarico di rifiuti locale. Sembra incredibile, eppure proprio lì dove la Maga Circe avrebbe accolto Ulisse e preparato pozioni e incantesimi, a pochi metri da un viale a lei dedicato, la moderna ignoranza non ha saputo fare altro.

Posizione geografica della grotta di San Silviano.
Posizione geografica della grotta di San Silviano.

San Silviano o San Silvano? – Il nome di questa grotta fa immediatamente eco al vescovo di Terracina, San Silvano, conosciuto come “il Depositario” perché, in nome della fede, subì carcere e torture.

San Silvano/Silviano
San Silvano/Silviano. Fonte: santodelgiorno.

Secondo la leggenda, Silvano arrivò a Terracina (l’antica Anxur dei Volsci) con il padre Eleuterio scappando dal Nord Africa a causa della persecuzione dei Vandali. Morto il vescovo Giovanni nel 443, sarebbe stato chiamato a succedergli, trovando a sua volta la morte soltanto nove mesi dopo (e venendo, a quel punto, sostituito dal padre). Stando a quanto riportato da un latercolo del più antico catalogo di martiri cristiani della Chiesa latina a noi pervenuto, il “Martirologio Geronimiano” – dove il santo viene appellato “vescovo e confessore”, parola spesso utilizzata per i martiri -, e incrociando i dati sugli eventi della sua vita e sul suo brevissimo episcopato, si è in effetti pensato che Silvano possa essere morto martire, anche se non si conoscono molti dettagli su questa figura fumosa eppure così importante per la città di Terracina, commemorata il 10 febbraio come santo del giorno.

Pochi anche gli omaggi al suo passaggio su questo pianeta: i resti di un antichissimo complesso monastico fuori Terracina a lui intitolato, molto famoso nel X secolo e, appunto, probabilmente questa grotta.

D’altronde, il nome Silvano deriva dal latino Silvanus (“abitante del bosco”) e identificava anche l’antica divinità romana parallela al dio greco Pan: il Fauno, il protettore delle selve, delle greggi, dei campi, raffigurato con una lunga barba e, a volte, sembianze umane soltanto per metà.

La statua di San Silviano
La statua di San Silviano. Credits: parchilazio.

“Silviano” sarebbe il risultato dei classici errori spesso dovuti alla tradizione manoscritta e, forse, anche alle inflessioni popolari che saltavano fuori dalla diffusione dei testi: ecco perché non stupisce che la chiesa dedicata a San Silvano sorga in… località San Silviano.

Al santo è dedicata anche una ricorrenza: ogni primo maggio, durante la Festa di San Silviano, la sua statua viene portata in processione dalla Cattedrale alla chiesa a lui dedicata ai piedi di Monte Leano, in una cornice di manifestazioni popolari, luminarie e fiere degli antichi sapori contadini che si animano tutto intorno.

 

Solo per speologi esperti – Nelle condizioni in cui oggi versa la grotta non è certo visitabile da chiunque e con semplicità. Un vero peccato, considerando che è stata a lungo frequentata dalla popolazione locale e sin da tempi antichissimi. Nel secolo scorso, anzi, sono state fatte anche importanti scoperte archeologiche: merito di un folto gruppo di speleologi – ma anche di gente del luogo – che l’ha percorsa in lungo e in largo sicuramente a partire dal 1954.

Al momento vi si accede tramite un largo pozzo, profondo circa 5 metri, e una scaletta in ferro piuttosto malconcia: in sostanza, si tratta del varco che si è creato quando è crollato il tetto della grotta. Al di sotto c’è un altro pozzo profondo circa il doppio con grandi salattiti e stalagmiti che lasciano a bocca aperta.

Stalattiti e stalagmiti della Grotta di San Silviano
Stalattiti e stalagmiti della Grotta di San Silviano. Credits: grottambulo.

Non manca anche la “classica” sala dei pipistrelli, dove questi animali si rintanano e prolificano al riparo dalla luce del sole.

Chissà che un giorno anche questi luoghi dimenticati possano tornare ad essere più facilmente fruibili dalla comunità.