Il Castello Baronale Caetani: quando Fondi diventò la “città di Satana”

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Il castello di Fondi
Dettglio del Castello Baronale di Fondi, oggi frai luoghi del cuore FAI. Credits: FAI.

La lunga storia della Terra di Lavoro ha collegato per sempre le evoluzioni di tutti i territori che comprendeva, nonostante oggi si trovino separati da confini ideali, comunali e regionali. In particolare, in Riviera di Ulisse è molto facile trovare delle “contaminazioni” tra una città e l’altra anche perché, in passato, spesso erano unite in feudi longevi e ricchissimi che, nel corso dei secoli, sono rimasti legati pur passando di mano in mano. Succede anche con il Castello Baronale Caetani di Fondi: lo stesso nome ci fa intendere che si tratti di una costruzione che, in qualche modo, ha a che fare con la famiglia nobiliare più importante di Gaeta.

Il contesto storico – Stretto tra il mare e i Monti Aurunci e a brevissima distanza da Itri e Terracina, Fondi ha vissuto profondamente gli scenari storici del suo contesto, diventando molto importante a partire dal Medioevo, quando – dopo essere stata prefettura romana nel III sec. a.C. e dichiarata civitas nel 188 a.C. – Papa Giovanni X ne affidò il dominio agli ipati della vicinissima e potente Gaeta che, tra il X e il XII secolo, ne curarono il governo.

Ed è in questo frangente temporale che si inserisce la Signoria Caetani.

Roffredo III Caetani (1270-1336), pronipote di papa Bonifacio VIII (nato Benedetto Caetani), sposò Giovanna dell’Aquila (allora quindicenne) nel 1299, ultima erede di Riccardo conte di Fondi; fu un’unione proficua e in linea con le mire espansionistiche della famiglia Caetani nel Lazio perché la sposa portò in dote i suoi territori. Si dice che Roffredo – che oltretutto proveniva da un recentissimo matrimonio andato male – abbia addirittura abbandonato la carriera ecclesiastica per dedicarsi alla realizzazione di questa politica familiare nell’Italia centrale.

Fu un’epoca di interventi e risanamenti soprattutto orientati alle zone paludose che circondavano la città: venne ingrandita la rete stradale cittadina e pare che proprio sotto Roffredo sia cominciata la costruzione di una residenza signorile, anche se è con il suo erede (il conte Nicola) che è stato redatto un documento ufficiale in cui se ne fa menzione. Da quanto è pervenuto, in effetti, l’edificazione sarebbe iniziata nel 1319, quindi ben prima della morte di Roffredo (avvenuta tra il 1335 e il 1336), contemporaneamente alla ristrutturazione della cinta muraria della città: il castello doveva simboleggiare il centro della signoria; il Palazzo Baronale, poi affiancato, un’elegante abitazione collegata al maniero attraverso un passaggio.

Incertezze storiche sul Castello Caetani – In effetti, ci sono ben tre epoche dietro la costruzione del castello. Lo zoccolo del torrione quadrato (il “maschio”) risale a fine XII secolo-inizio XIII secolo. La relativa costruzione (o, forse, ricostruzione), accompagnata da quella della contigua rocca con tre torri angolari, è del XIV secolo; a questa stessa fase corrisponde anche l’innalzamento del vicino Palazzo Baronale Caetani, che si rivelò un luogo nevralgico per la gestione del territorio. Va ricordato, infatti, che con l’avvio del Grande Scisma d’Occidente, l’edificio assunse il ruolo di residenza dell’antipapa, trasformando Fondi in un centro importantissimo frequentato da ecclesiastici, nobili e intellettuali. L’edificazione della torre cilindrica sopra il torrione (il mastio), infine, è della seconda metà del XV secolo.

Il Castello Baronale di Fondi appare in una struttura molto imponente e poggia su mura in opus incertum di epoca romana del I secolo a.C.; nel corso degli anni è stato più volte rimaneggiato e la sua immagine odierna, quindi, non corrisponde esattamente a quella originaria. In particolare, il maschio è stato edificato con pietre di taglio sistemate in una merlatura particolare e la sua struttura appare curata nei minimi dettagli; la torre quadra di muratura, invece, è più irregolare e scadente, contemporanea alle altre parti della rocca, incluse le alte torri cilindriche agli angoli.

Alto oltre 30 metri e lungo 39, il castello è stato fortezza quasi inespugnabile dell’intera pianura, dominandola da tempi antichissimi anche grazie alla presenza della torre-faro (IV-III sec. a.C.) che, da monumento funebre, diventò punto di osservazione e, in seguito, di difesa e carcere.  Parliamo, insomma, di un articolato sistema difensivo che inglobava il centro storico della città e riusciva ad avere visuale chiara anche sulla costa; un fortino decisamente inusuale proprio perché a dominio di una pianura e non di un’altura.

La città di Satana – Fu proprio per le vicissitudini sviluppatesi all’interno del Castello e del Palazzo Caetani che Fondi si guadagnò l’appellativo di “città di Satana”: durante il regno di Onorato I Caetani, infatti, qui avvenne l’elezione che avrebbe segnato l’inizio dello Scisma d’Occidente, quella dell’antipapa Clemente VII.

Nella prima metà del Quattrocento, Fondi era una città potente e rispettata, anche grazie ad un’alleanza molto intensa con i sovrani di Napoli (angioini e, poi, aragonesi). Il prestigio del ramo napoletano della Domus Caietana aumentò sensibilmente e si rispecchiò negli ingrandimenti e lavori che abbellirono le due grandi residenze. Ad Onorato II Caetani si devono i lavori di rifacimento del castello che portarono le finestre in stile tardogotico aragonese, i portali rinascimentali che ornavano la sua residenza privata e i camini nella cappella con il nuovo stemma della famiglia Gaetani D’Aragona (che aveva guadagnato questo secondo titolo nel 1466). L’epoca di splendore continuò fino al secolo successivo, quando la grande dimora diventò casa (dopo essere passata ai Colonna) della contessa Giulia Gonzaga che, vedova di Vespasiano Colonna, teneva nel palazzo delle dispute letterarie frequentate da una lunga schiera di artisti e letterati, tra cui anche alcuni esponenti della casata dei Medici. L’intraprendente mecenate riuscì persino a sfuggire alle grinfie del corsaro Barbarossa che provò a rapirla per consegnarla al sultano Solimano, ammaliato dai racconti sulla sua bellezza.

Ma quest’età dell’oro non fu eterna: qualche secolo più tardi cominciò un lungo periodo di decadenza che, nel 1798, culminò con un incendio che divampò durante l’ingresso delle truppe francesi in città. Quello che scampò alle fiamme non era più il castello di un tempo: nel 1840 venne dichiarata la pericolosità del sito, tanto che venne abbattuta la bellissima merlatura del mastio.

Dal 1861 al 1931, poi, la nuova destinazione d’uso: le grandi stanze che avevano scritto la storia dell’Italia centro-meridionale e della cristianità diventarono dimora per detenuti. In questa nuova entità di carcere, il castello si è “guadagnato” una serie di graffiti di prigionieri che si possono vedere ancora oggi sulle sue pareti.

Il castello baronale di Fondi
Il Castello Baronale Caetani di Fondi (Museo Civico). Credits: wikipedia.

La nuova vita del Castello – In tempi più recenti, la svolta definitiva: dal 1997, infatti, il Castello Baronale Caetani è sede del Museo Civico di Fondi, ospitando un allestimento sviluppato su tre piani che colleziona iscrizioni, statue, ceramiche, bronzi, reperti preistorici, ceramiche medievali e rinascimentali, documenti d’archivio, stampe, riproduzioni fotografiche e, ovviamente, tanto materiale risalente ai tempi dell’impero.

Da pochissimo, accoglie anche alcuni reperti sequestrati presso un’abitazione privata e messi a disposizione del pubblico.