Pubblicato alle ore 15.59, aggiornato alle 21.13
?Ancora una donna uccisa dal compagno, che risulta peraltro già noto alle forze dell?ordine e alla magistratura e sottoposto a misure restrittive per violenze contro la propria compagna. A meno di un mese dal femminicidio di Cavarzere, la strage delle donne vittime di violenza in famiglia è un dramma che sembra non aver fine in Veneto?. Manuela Lanzarin, assessore al sociale della Regione Veneto con delega alle politiche di prevenzione della violenza contro le donne, commenta con amarezza e preoccupazione l?ennesimo grave episodio avvenuto oggi a Lonigo.
Dove un quarantenne ha ucciso a colpi di pistola la moglie e si è dato alla fuga. L?omicida risultava dallo scorso luglio evaso dagli arresti domiciliari, misura disposta dall’autorità giudiziaria, insieme al divieto di avvicinamento, proprio per violenze contro la propria compagna.
?Questa volta non possiamo imputare la tragedia al silenzio della donna ? dichiara l?assessore ?la vittima di violenza aveva chiesto aiuto e protezione. Tanto da far condannare il suo persecutore. E purtroppo le misure cautelari si sono rivelate insufficienti, o forse inadeguate. Credo sia necessaria una riflessione sul modo migliore di proteggere la donna che ha il coraggio di denunciare e di uscire dal silenzio.?
?Solo lo scorso anno in Veneto sono state 13 le donne assassinate nell?ambito domestico, più di una al mese. Un numero inaccettabile per una società civile e certamente anche per la nostra coscienza ? prosegue l?assessore – La Regione e lo Stato stanno investendo molto in campagne di sensibilizzazione e di aiuto, nel rafforzare la rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio, nel formare le cosiddette ?sentinelle? del territorio (dagli operatori sociali, ai medici e ai farmacisti, dagli operatori del pronto Soccorso ai vigili e alle forze dell?ordine territoriali) per affiancare le donne vittime di violenza e per sostenerle nel difficile percorso di richiesta di aiuto e protezione. Ma questo importante lavoro di costruzione della rete, unito anche al lavoro educativo e informativo nelle scuole e nel territorio, deve trovare sponda anche in leggi e in procedure di tutela della donna, più attente e severe?.
?La Regione si costituisca parte civile nei processi per femminicidio e violenza di genere?. Un appello che è contenuto in un?interrogazione a risposta immediata presentata da tutti i consiglieri del gruppo del Partito Democratico, primo firmatario Andrea Zanoni, e sottoscritta anche da Cristina Guarda della Lista AMP. ?Quanto accaduto stamani a Lonigo, con l?ennesima donna ammazzata dal partner è la conferma che anche la politica deve agire in modo più incisivo?. ?Prendiamo esempio da chi l?ha già fatto, come le Regioni Friuli Venezia Giulia e Puglia nel 2017 o, più recentemente, il Comune di Jesolo nell?eventuale processo nei confronti dell?uomo accusato di aver stuprato una 15enne. I precedenti giurisprudenziali in materia sono confortanti. Nonostante un calo generalizzato dei reati, quelli nei confronti delle donne non accennano a diminuire: nel 2017 il Veneto è al terzo posto nella triste graduatoria dei femminicidi, ben 13, dietro Lombardia ed Emilia Romagna. A questi numeri bisogna aggiungere le cosiddette vittime secondarie: bambini o ragazzi che si sono ritrovati orfani di madre o, in caso di omicidio-suicidio, di entrambi i genitori. Secondo i dati dell?associazione Sos Stalking sarebbero circa 2000 in tutta Italia. Ad agosto in Veneto una donna è stata ammazzata a Cavarzere, un?altra rinchiusa in un cassone e ridotta in schiavitù nel Veronese, una ragazzina violentata a Jesolo, mentre settembre si è aperto con il femminicidio a Lonigo, solo per ricordare i casi più gravi. Questa piaga, nonostante l?indignazione a giorni alterni della maggioranza, non ha colore né nazionalità?, continua il consigliere dem Zanoni. ?Per combatterla è necessario il massimo impegno a ogni livello, incluso quello istituzionale: è una testimonianza importante per diffondere la cultura del rispetto tra i sessi?. Da qui la richiesta contenuta nell?interrogazione, rivolta direttamente a Zaia: ?Ci dica se ha intenzione di impegnare la Regione come parte civile nei processi per femminicidio e violenza di genere che si compiono in Veneto?.
?Come politici non possiamo che accogliere l’urlo di dolore che la comunità esprime di fronte a omicidi simili, ma senza rimanere inerti di fronte all?ennesima tragedia. I femminicidi sono una vera emergenza e vanno affrontati come tale, con un?azione a 360 gradi?. A dirlo è la Consigliera regionale della Lista AMP Cristina Guarda commentando l?uccisione di una 33enne a Lonigo, da parte del marito, già ai domiciliari per violenze nei suoi confronti. ?Dopo il caso Pfas, purtroppo i riflettori sulla mia Città si accendono per un altro episodio negativo e sconvolgente. Non è sufficiente esprimere a posteriori il cordoglio, occorre agire soprattutto sulla prevenzione facendo un lavoro culturale. Devono essere garantite adeguate risorse e rafforzate tutte quelle realtà che operano al servizio delle donne vittime di violenza, specialmente per quanto riguarda l?aspetto legale. La maggior parte degli episodi avviene all?interno delle mura domestiche o in un ambito familiare, per cui è complicato per le vittime denunciare: esiste una violenza sommersa che non riusciamo ancora a raggiungere e superare. Compito delle istituzioni è sostenere le realtà che possono aiutare le donne vittime e garantirne il radicamento territoriale. Ma il lavoro di prevenzione va fatto anche nei confronti degli uomini, con un?attività di sostegno già sperimentato per fronteggiare le difficoltà psicologiche in caso di abbandono o separazione? afferma la Consigliera Guarda. ?Chiederò alla Regione di monitorare e andare a verificare le esigenze espresse dai Centri antiviolenza e da tutte le associazioni che si occupano di questa drammatica emergenza. Ma non solo. Mi auguro che il Veneto faccia da apripista, indossando una virtuale maglia rosa, spronando la politica nazionale a un intervento legislativo serio ed efficace. È assurdo che persone certificate come violente, siano condannate semplicemente agli arresti domiciliari con le conseguenze che purtroppo abbiamo visto anche oggi?.
Intervento di Marina Bergamin, della Cgil di Vicenza sul drammatico caso dell?omicidio di stamane a Lonigo (femminicidio) e del successivo suicidio dell?aggressore: ?Nuovo femminicidio a Lonigo, dopo quello del 2017 a Camisano. Orrendo delitto, tanto più grave in quanto Tanja Dugalic aveva denunciato il marito violento, che era stato allontanato da lei e che da luglio era evaso dagli arresti domiciliari. Fino a compiere questo crimine, per poi tentare di togliersi la vita.
Sentiamo in questo momento cordoglio, vicinanza ma soprattutto molta rabbia.
Perché questa donna si era ribellata e, probabilmente, ha pagato per questo. Si sarebbe potuto proteggerla di più e diversamente? Forse sì.
L?Italia primeggia per violenza sulle donne, purtroppo. I nomi, l?età, le città cambiano, le storie invece si ripetono: sono gli uomini più vicini alle donne a ucciderle, quasi sempre in risposta alla loro rivendicazione di libertà.
Come ogni volta, chiediamo azioni concrete per difendere le donne e i loro figli, chiediamo che i Centri antiviolenza siano finanziati e che le denunce delle donne non vengano sottovalutate.
Crediamo che si debba partire soprattutto dalla cultura e che, quindi, fin dalle scuole si cominci a parlare di rispetto delle differenze e delle violenze contro le donne, in un?azione pedagogica, informativa e di sensibilizzazione.
Di questo si deve parlare anche nei luoghi di lavoro e questo è il nostro compito di organizzazione sindacale.
Si avvicina il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Commemorare non basta più. Dobbiamo sradicare questo maledetto fenomeno. Tutti.
Dobbiamo davvero dire: MAI PIÙ?.