Bollette e paradossi. Riflessioni di François-Marie Arouet di Aduc: siamo un Paese allo sbando energetico abituato a mungere contribuenti

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Caro bollette per Aduc
Caro bollette per Aduc

Sulla crisi energetica e sul consegunte caro bollette ne abbiamo sentite tante ma la situazione è sempre identica: prezzi in crescita e provvedimenti solo a livello tampone con iniziative (va riconosciuto) che sono anche molto azzardose per un regime politico abituato a mungere contribuenti e consumatori piuttosto che ad investire su di essi  – si legge nel comunicato a firma di François-Marie Arouet di Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –.

Inoltre ci sono le lamentele che arrivano da politici di ogni livello. Caratteristica: occorre agire, con i più “virtuosi” che auspicano maggiore impegno per le energie alternative… sostanzialmente: tutti non hanno niente da dire.

Poi le lamentele di alcune associazioni di consumatori sul caro bollette, che sono passate dall’invito a non pagare le bollette (lo chiamano autoriduzione) a continuare a chiedere al governo interventi su interventi senza indicare da dove dovrebbero essere presi questi soldi.

Poi certi ambientalisti che perorano il buio e il freddo piuttosto che incentivare l’unico modo che oggi abbiamo per non dover spegnere l’interruttore, il brutto e cattivo fossile. Non che il non-fossile sia inutile, ma…. domani: oggi è un altro giorno.

Ultimi arrivati i Comuni, quelli che hanno spento le luci di alcuni loro palazzi e monumenti per significare la loro indignazione del fenomeno. Quei Comuni, spesso imprenditori pubblici nel nome del loro modo di concepire privatizzazioni e liberalizzazioni, che sono anche azionisti di società energetiche e che ben si guardano, oltre all’uso corrente e pubblico che fanno dei loro utili, di dedicarli alla specifica bisogna.

Insomma una sorta di circo dove ognuno cerca di trarre profitto decantando la propria bellezza di fronte al cattivo e indefinito padrone dell’energia.

E’ questo un Paese allo sbando energetico

Chi semina vento raccoglie tempesta, dicevano i nonni. E il vento è stato quello di investire su forniture da Paesi amici e non amici (Russia in primis) senza considerare che, oltre a dirsi disponibili a pagare le loro fatture, sarebbe stato opportuno poter usare questi contratti con la stessa scaltrezza ed efficacia che, per esempio, il premier russo Putin sta utilizzando il gasdotto Nord Stream 2: merce di scambio per garantirsi il cuscinetto ucraino contro la presenta Nato ai confini del proprio impero…. Roba di “alta” geopolitica da cui noi siamo assenti/inesistenti, e ci siamo affidati alla Germania che si è affidata agli Usa che, come sempre, da presunto guardiano dell’Occidente comunque filtra attraverso i propri interessi nazionali.

Non stupisce che dopo tanto vento oggi ci sia la tempesta. L’Italia non è attrezzata per far fronte agli uragani. Ci siamo per questo affidati all’Unione europea che, nella fattispecie, è carente del principale grimaldello che occorrerebbe in casi del genere: un ministero degli Esteri con una politica estera comune… roba, al momento, da dibattiti culturali a margine dell’attività comunitaria.

Al momento – bando alle chiacchiere – non ci resta che individualmente economizzare il più possibile sulla nostra energia… tanto fra un mesetto dovrebbe fare meno freddo. E ci raccomandiamo che, siccome sono prossime diverse tornate elettorali amministrative, votando ci si ricordi di chi ha detto cosa.

François-Marie Arouet – Aduc