Utopia e distopia ne “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley. La tecnica renderà l’essere umano più libero?

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Il mondo nuovo, Aldous Huxley
Il mondo nuovo, Aldous Huxley

Di Giovanni Rustico. «Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l’entrata principale le parole: “Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale” e in uno stemma il motto dello stato mondiale: “Comunità, Identità, Stabilità”»[1]. Così lo scrittore britannico Aldous Huxley inizia il suo avvincente romanzo Il mondo nuovo, in cui affronta, con un viaggio ai confini fra utopia e distopia, temi e riflessioni che ci riportano alla società di oggi. Egli descrive una società governata da uno stato mondiale in cui da un lato dominano pace e stabilità, dall’altro la pace di questa società comunitaria ha come prezzo la rinuncia alla libertà di pensiero. Tutto dovrà essere asservito alla società e al progresso: anche il pensiero. Ma, in fin dei conti come possono la tecnica e il progresso portare alla definitiva alienazione dell’uomo e distruggere la libertà?

«Comunità, Identità, Stabilità» è il motto di questa società distopica mondiale, anche se viene presentata come un’utopia in cui sono realizzati tutti i desideri dell’uomo: la fine delle guerre, dell’instabilità, dei contrasti sociali e persino la fine dell’invecchiamento. Gli abitanti di questa nuova società saranno sconvolti nello scoprire che gli uomini prima invecchiavano, dato che in questo futuro distopico anche la data di morte è programmata dalla comunità e si è arrivati a un superamento dell’invecchiamento fisico.

Tutto in questo mondo nuovo appare utopico, anche la nuova organizzazione al limite della perfezione e la nuova religione che ha come Dio “Ford”. Le figure di Henry Ford e Sigmund Freud si fonderanno volutamente in questa nuova religione futura e “razionale” che ha come simbolo la T, il nome del primo modello di automobile prodotta in serie da Henry Ford.

Questa società, infatti, segue l’organizzazione fordista in tutto. Anche le nascite avvengono con un metodo artificiale di produzione in serie e gli anni verranno contati dal 1908, primo anno in cui viene avviata la produzione della Ford modello T, idea che possiamo riprendere e racchiudere in questa “preghiera” distopica tratta dall’opera:

«Ford, noi siam dodici; oh raccoglici in uno,

 Come gocce dentro il Fiume Sociale;

E fa’ che corra rapido ognuno

Come la tua macchina trionfale»[2].

Sull’altare del progresso la “macchina trionfale” sacrifica la natura stessa dell’uomo e la sua libertà per costruire un nuovo mondo in cui tutto è organizzato dalla comunità in modo scientifico e dove la stabilità viene elevata a nuovo idolo della società. Non è consentita la libertà di pensiero del singolo, in quanto tutta la società è organizzata seguendo il modello della produzione in serie e tutti quanti hanno il proprio ruolo. Questo concetto porta quel nuovo mondo ad essere organizzato in classi sociali (alfa, beta, gamma, delta ed epsilon) rigidamente separate fra di loro e senza possibilità di riscatto o mobilità: fin dalla nascita è programmata la vita di ogni persona, deciso il suo mestiere e il suo ruolo nella società oltre che la sua data di morte.

Il sistema delle classi sociali però non è organizzato su basi politiche o economiche, ma piuttosto scientifiche: per eliminare i contrasti sociali, le persone devono essere non solo contente del proprio ruolo, ma anche orgogliose di quest’ultimo. La manipolazione delle coscienze è lo strumento fondamentale che consente di dimostrare che si crede alle cose perché condizionati nel crederle.

Anche la libertà quindi perde di significato. Attraverso una selezione di tipo biologico alla nascita, prodotta artificialmente, e una rigida educazione che condiziona ogni persona, la società organizza perfettamente le cinque classi sociali in modo che ciascuno sia educato al suo ruolo: dalla classe dirigenziale alfa a quella dedicata ai lavori più umili epsilon.

Secondo Huxley manca l’educazione alla libertà, fondamentale strumento che ci consente di lottare «contro chi, per qualsiasi motivo, voglia ignorare i fatti o negare i valori»[3]. Il condizionamento però arriva anche attraverso l’ipnopedia, una “terapia” che consiste nel ripetersi di diverse frasi nel sonno, o altri condizionamenti che portano tutti ad annullare la propria libertà per inseguire e contribuire ad alimentare il mondo distopico che ha tolto loro l’essenza di essere umani.

Leggendo il libro, continuavo a immedesimarmi nella società e nei protagonisti del racconto, vivendo il loro contrasto fra libertà di coscienza e progresso. Le pagine di Huxley riportano al bisogno indotto di consumo eccessivo del nostro tempo e al potere manipolativo dei mass media e dei social. Oggi, in una società che corre, c’è il rischio di subordinare una felicità “perfetta e artificiale” al piacere di essere imperfetti.

«Per adesso qualche libertà resta ancora nel mondo. Molti giovani, è vero, sembrano non darle valore. […] Può darsi che le forze opposte alla libertà siano troppo possenti e che non si potrà resistere a lungo. Ma è pur sempre nostro dovere fare il possibile per resistere»[4]. Riusciremo noi, futura generazione, a resistere mantenendo il nostro spirito critico anche davanti all’indiscusso mito del progresso ad ogni costo?

[1] A. Huxley, Il mondo nuovo. Ritorno al mondo nuovo, Mondadori, Milano 2019, p. 5.

[2] Ivi, p. 67.

[3] Ivi, p. 308.

[4] Ivi, p. 326.

Giovanni Rustico
Giovanni Rustico

Mi chiamo Giovanni Rustico, sono nato nel 2004 e frequento il quarto anno del Liceo scientifico L. Da Vinci di Bisceglie (BT). Mi piace scoprire mondi e realtà nuove, amo leggere di storia, filosofia, divulgazione scientifica e qualche romanzo. Mi piace confrontarmi con realtà molto diverse dalle mie per mettermi in gioco.


Questo articolo è il frutto della collaborazione tra il giornale Vipiù.it e il Liceo Scientifico, Scienze Applicate, Linguistico e Coreutico “Da Vinci” di Bisceglie (BT) per i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) sotto la guida del prof. Michele Lucivero.