Quinto risultato utile consecutivo per il Vicenza: quattro pareggi e, ultima, la vittoria sul Pordenone. Non è stata una gran partita quella fra i biancorossi e i “ramarri”, né gli uni né gli altri si sono risparmiati, ma aleggiava sul campo dello stadio Menti una brutta aria da Lega Pro. Il Lane non si rassegna al terzo livello e la serie positiva realizzata negli ultimi quindi giorni, lungi dall’aver realizzato quel deciso cambio di passo che ci si aspettava dopo la sosta, ha reso meno fosche le prospettive di potersi inserire nel difficile corridoio dei play out.
Rispetto alla trasferta a Cremona il Vicenza ha giocato peggio, ma le condizioni erano ben diverse: là si giocava una partita di contenimento contro un avversario di maggiore caratura e tecnica, qui c’era da vedersela con la maglia nera del campionato che detiene il record di gol subiti (cinquanta!) e l’altrettanto infelice primato di squadra che ha segnato meno nel girone (diciannove centri all’attivo). Un Pordenone che, per di più, già a metà campionato ha declinato ogni speranza di salvarsi ed ha in conseguenza rinnovato gran parte della rosa già in prospettiva Lega Pro.
Ciò nonostante, la squadra friulana ha giocato con grande dignità e senza cedimenti, nel limite delle proprie possibilità tecniche, che sono assai modeste. Possiamo dire che non ha sfigurato al Menti? Senz’altro e avrebbe meritato il pareggio se non altro grazie a un secondo tempo decisamente dominato contro un Vicenza che esibiva un calo impressionante. Se al quarto minuto del recupero finale il tiro del neoentrato Deli fosse entrato in porta anziché incocciare la traversa, l’1-1 sarebbe stato irreversibile oltre che meritato.
Brocchi ha mandato in campo all’inizio la stessa formazione partita a Cremona, con i due mediani (Bikel e Cavion) i due esterni offensivi (Dalmonte e Giacomelli), Da Cruz nel ruolo di trequartista e il solo Teodorczyck a reggere da solo il peso dell’attacco. Unica differenza il ritorno di Crecco a fare il terzino sinistro e quello di Sandon in panchina.
Sotto il profilo tattico questo modulo è il più opportuno per il Vicenza perché assicura una migliore protezione della difesa, filtrata a centrocampo dai due mediani, e una più proficua gestione delle fasce, visto che i due difensori esterni non sono in grado di contribuire adeguatamente alla fase offensiva. Il limite di questo tipo di schieramento sta davanti, soprattutto se l’unica punta è il polacco ex-Udinese che continua a dare l’impressione di non essere un goleador. Perché Balzaretti lo abbia fatto acquistare è un bell’interrogativo.
I problemi di finalizzazione li dovrebbero risolvere Da Cruz e gli esterni offensivi, ma non si sono dimostrati finora risolutivi. Al trequartista olandese-capoverdiano bisogna riconoscere di essere stato il match winner firmando un gol di gran qualità, ma, in linea generale, continua a dimostrarsi discontinuo e un po’ troppo portato all’individualismo. Giacomelli e Dalmonte si battono e danno una mano a difendere ma la porta non la vedono proprio. Questo deficit offensivo dei biancorossi si è ben visto proprio contro il Pordenone: le statistiche evidenziano appena otto tiri del Lane in tutta la gara, tre dei quali in porta. Attenzione: contro la squadra più battuta del campionato!
Brocchi, si sa, è costretto a mandare in campo i pochi giocatori in efficienza che ha e la sua (tardiva) conversione al safety first – l’avesse fatta in autunno, il Lane avrebbe qualche punto in più – è la scelta più logica e utile, se non addirittura utilitaristica. Il povero allenatore vicentino, però, è limitato nel turn over e nei cambi, come si è ben visto: Cappelletti (subentrato a Bruscagin che, diffidato, è stato ammonito dopo quattro minuti) si è fatto scappare l’avversario un paio di volte dimostrando la precarietà della sua forma; Bikel, all’ennesimo cartellino giallo, è stato avvicendato da Zonta, che è un’altra cosa; Mancini è subentrato per disperazione dopo l’infortunio di Ranocchia e ancora una volta non è riuscito a trasferire in prima squadra le doti che sciorina nella Primavera. Altri in panchina non aveva Brocchi se non altri due Primavera (Djibril e Sandon) e Maggio, incomprensibile acquisto di febbraio fra gli svincolati.
La prossima volta andrà anche peggio perché, a quelle degli infortunati lungodegenti, si aggiungeranno anche le indisponibilità degli squalificati Bruscagin (chi giocherà terzino destro? l’impreparato Cappelletti o magari Maggio?) e Diaw e, forse, anche di Ranocchia, uscito per infortunio dopo quattro minuti.
Il 1° marzo in calendario c’è la trasferta a Reggio Calabria: la Reggina è squadra di tranquilla mezza classifica e negli ultimi tempi ha dimostrato di saper fronteggiare avversari che invece abitano nei bassifondi avendo battuto in casa Pordenone e Crotone e la SPAL in trasferta. Nel posticipo ospita il Pisa e, dopo il Vicenza, va a Parma e, quindi, non può permettersi lassismi contro i biancorossi.
Dopo la vittoria sul Pordenone e quella del Cosenza sull’Alessandria, l’assetto della zona rossa è più favorevole per il Lane che si trova a cinque punti dal piazzamento play out, in cui ora stazionano alla pari calabresi e piemontesi. Il Cosenza è teoricamente davanti ai biancorossi per i risultati degli scontri diretti, mentre l’Alessandria ha perso al Menti. L’ultima partita di campionato, che vedrà il Lane in casa dei grigiorossi, potrebbe essere drammaticamente decisiva.