Pubblichiamo di seguito la lettera di Maria Teresa Roda, una delle decine di migliaia di soci-risparmiatori azzerati dal crac delle due ex banche venete, Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. In sostanza Maria Teresa Roda, ben nota tra quelle decine di migliaia per il suo costante attivismo senza aver mai abbracciato solo per aprioristico fidelismo le varie “correnti di pensiero”, di legali e associazioni, si chiede, ex post, il perché di tante costituzioni come parti civili, alla fine e in questo momento prive di effetti reali, nei processi in corso per i crac delle due ex banche venete, due dei quali conclusi in primo grado.
E, lo sottolinea Roda, queste costituzioni sono state anche costose, poco seguite e, secondo lei, da imputare a legali e associazioni un po’, diciamo, “superficiali” e magari più attenti ai propri interessi piuttosto che a quelli dei truffati, che hanno pagato due volte, per la perdita economica subita dalle loro azioni delle due ex banche venete, solo in parte “indennizzata” dal Fir, ancora non portato a buon fine per alcune migliaia di soci, e per i costi legali, infruttuosi.
Le tesi di Roda meritano attenzione e le pubblichiamo dopo aver chiesto una opinione ai due legali citati (altri così come le associazioni sono chiamate in causa genericamente, anche a loro chiediamo qui pubblicamente una presa di posizione mentre ognuno farà i riferimenti a se stesso più vicini, per esperienza personale), l’avv. Luigi Fadalti, che ci ha inviato una articolata risposta, che pubblicheremo a breve e integralmente, e l’avv. Sergio Calvetti, di certo il legale più in vista, anche mediatica, per la fiducia che gli hanno accordato migliaia dei soci delle due ex banche venete, ma che al momento e “per un lungo periodo“, ci ha risposto, è tenuto “lontano dal lavoro per gravi motivi familiari“, sui quali, purtroppo per lui non abbiamo dubbi, non certo per la comune fede calcistica, a cui pure Roda fa riferimento perché parte dell’intervista da lei citata, ma perché, quei motivi, ci credano i lettori anche questa volta, sono reali.
Il direttore
Lettera aperta di Maria Teresa Roda
Gentilissimo direttore, ci siamo conosciuti lungo il tormentato percorso della annosa questione “Veneto banca” le cui vicende sono state molto simili alla vicentina. Era appena la fine del 2018 quando a Roma prendeva avvio il processo poi di nuovo trasferito a Treviso, contro Consoli e tutto lo staff dirigenziale della Veneto Banca. Lei ospitava nel suo studio, nello stesso periodo, l’avvocato Calvetti che alle sue precise domande (clicca qui, ndr) sulla capienza per soddisfare il danno di chi si costituiva parte civile sul penale rispondeva con vaghezza dall’alto delle sue 5.000 posizioni di Treviso e 2.400 a Vicenza di clienti/truffati trevigiani che a lui si erano rivolti
Calvetti: I beni posti sotto sequestro (era un primo sequestro preventivo della procura) non sono sufficienti per i ristori ma “la prima cosa è scongiurare che i beni sequestrati finiscano nelle mani dello Stato e che invece vadano ai truffati una volta stabilita la colpevolezza in sede penale”.
Ecco la ragione per cui bisognava costituirsi parte civile (per non lasciare che si verificasse una situazione da “colpo mortale” ai risparmiatori con tutto il “sequestrato” che sarebbe finito nelle mani del primo creditore cioè lo Stato
Diceva inoltre Calvetti (7.500 clienti) che “di diritto” la costituzione di parte civile avrebbe anche dato la possibilità ad essere garantiti e rientrare, oltre che come semplici costituiti in passivo, come sicuri fruitori del passivo una volta giunti a sentenza di colpevolezza
Il 4 febbraio 2022 (dopo quella arrivata dopo 117 udienze per la BPVi del 19 marzo 2021, qui il libro documento “Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo” di Bettiol e Coviello sul processo, ndr) è arrivata per Veneto Banca la sentenza di 1° grado dopo il balletto Roma/Treviso con relativa perdita di tempo e dopo 33 udienze nel mezzo della pandemia: l’esito è stato quello di una condanna a 4 anni (per un imputato restato, lasciato?, solo a subire accuse e condanna, Vincenzo Consoli, ndr), sequestro per 221 milioni di beni (inesistenti) e con il 5% forse anche inesistente per i truffati. La sentenza verrà depositata a giorni.
Intanto il 12 febbraio nel quasi totale silenzio è partito il secondo filone quello di “associazione a delinquere e truffa”. Silenzio generale. L’avvocato Fadalti rilascia un’intervista (clicca qui, ndr) in cui parla di vittoria morale, anche se senza alcun risarcimento concreto per i 600 che si sono costituti parte civile sul penale. Tutti in attesa del filone sulla bancarotta .
La realtà è che tra prescrizioni incombenti ed incapienza i truffati si troveranno nella migliore delle ipotesi con un pugno di mosche in mano per tutti i filoni dei processi in corso seppur conclusisi con condanna, nell’impossibilità di proseguire nel civile per incapienza (già per i soli 600 costituiti a Treviso*) e così, forse, potranno solo accedere al 5% stabilito dal giudice e con lunghe attese per completare le ultime pratiche di liquidazioni del Fir (mancano ancora 15.000) posizioni
Mi chiedo cosa direbbe Calvetti se fosse intervistato a soli 3 anni dalla sua marcia trionfale (7500 posizioni a 300 euro = 2.250.000 euro) per alcuni viaggi a Roma e alcune pratiche fatte in fotocopia e cosa direbbero gli altri legali che si sono tuffati nell’affare senza neppure fare una verifica sullo stato patrimoniale degli “aggredibili” a fronte di danni che venivano definiti a botte di 200/300 milioni.
Come mai questo silenzio? Dove sono i vari comitati? Tutti presi alla difesa della coda del Fir?
Quale ulteriore ingiustizia si apre a fronte del fatto che le prima cause civili sono state stralciate e la banca di Montebelluna (così come quella di Vicenza, ndr) è passata ad Intesa senza oneri e contenziosi. Ora 600 cause per Veneto Banca che sarebbero vincenti sono bloccate dal fatto che nessuno pagherebbe il danno (situazione analoga a quelle delle migliaia di di costituiti per la BPVi, ndr). I fondi dormienti si accumulano e nessuno dice che i 600 avrebbero diritto almeno ad un arbitrato ed avere riconosciuto il danno dopo una sentenza dello Stato? E dopo aver pagato dai 300 ai 600 euro per essere ammessi alla costituzione civile nel penale?
Magari dopo un’altra partita del Napoli potrebbe risentire Calvetti e chiedere che ne è dell’esercito dei 7.500 tra Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza? Sacrificati sull’altare della dea ingiustizia? Loro come gli altri clienti dei suoi colleghi?
Cordialità
Maria Teresa Roda
Da Roma a Treviso la strada è lunga e molti si sono persi per strada
P.S. Gentile direttore, aggiungo un’altra tessera del mosaico che con fatica anch’io sto ricostruendo: mi chiedevo infatti come mai solo 600 si fossero costituiti nel civile a treviso contro Consoli dato che Calvetti ed altri, su questo troncone principale, ne avevano annunciati qualche migliaio? Risposta semplice: nel passaggio da Treviso a Roma bisognava fare una seconda pratica e richiedere altri soldi e rifare il lavoro, allora gli avvocati hanno lasciato cadere il tutto. Non sono state rifatte le pratiche e molta gente semplice (ci sono caduta anch’io) avrà pensato che era compito degli avvocati spostare le stesse identiche pratiche da Roma a Treviso e presentarle a Treviso per il prezzo già pattuito, chiedendo magari una integrazione di spesa a fine processo. Invece questa chiarezza non c’è stata e qualche migliaio di risparmiatori ha buttato una media di 500 euro nel cestino o nel water, con il giochino Roma – Treviso e magari ha pensato di essere dentro ai 600 per poi scoprire che no… erano zavorra legale mollata lungo l’autostrada del Sole. Si fa presto a fare i conti. 5000 X 500 = 2. 500.000 euro (per correttezza il primo calcolo Roda lo fa fatto su base 300 euro medi per pratica per le due ex banche venete, ora lo fa su base 500 per Veneto Banca, ndr) una bella cifra per un paio di viaggi a Roma con le pratiche in fotocopia; il danno e la beffa. Il rischio è che lo scenario si ripeta ora con il troncone “Associazione a delinquere” per 2.000 persone. Nessuna capienza anche qui, ovviamente, solo la prospettiva di una sentenza di condanna che, se passerà in giudicato, darebbe un qualche “titolo” solo se qualcuno mettesse in piedi un secondo fondo per soddisfare chi a pieno titolo e diritto desiderasse intraprendere una causa civile dopo una sentenza del penale.
Ma servirebbe un nuovo fondo che serva solo a fare vera giustizia dopo sentenze pronunciate mentre si spera che la PriceWaterHouse, chiamata a rispondere in alcuni procedimenti come società di revisione per Veneto Banca (la KPMG lo sarebbe stata per la BPVi, ndr) abbia la sua capienza…
Ci auguriamo che VicenzaPiù, ora ViPiù, che è sempre stata vigile e puntuale sulle due ex banche venete, ci racconti come sono andati i fatti anche sul fronte degli studi legali e quali prospettive si aprono sui processi sospesi e in Cassazione sulla bancarotta
Cordialità
Maria Teresa Roda