Guerra e pace in Ucraina, manifestazione internazionale di Firenze il giorno dopo. François-Marie Arouet (Aduc): distruggere e costruire

430
Pace in Ucraina, manifestazione a Firenze
Pace in Ucraina, manifestazione a Firenze

Se qualcuno crede che le manifestazioni per la pace possano servire alla pace e al risollevamento delle società ed economie che che ne subiscono conseguenze, è un illuso, uno che vive di autosuggestione –  scrive nella nota che pubblichiamo François-Marie Arouet di Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –. A maggior ragione quando sono raduni che evocano la pace in modo astratto, senza individuare aggressore ed aggredito.

La manifestazione internazionale di Firenze del 12 marzo, a differenza di quella romana di una settimana prima, nelle intenzioni degli organizzatori e dei partecipanti, era esplicitamente contro l’invasione russa dell’Ucraina. Una decina di migliaia di persone, nella suggestiva ed emblematica cornice di piazza Santa Croce, hanno fatto arrivare il proprio messaggio a chi di dovere? No, ché i “chi di dovere” non hanno bisogno di questi riti per capire che occorre agire. Siamo noi che stringevamo cartelli e bandiere * che ne abbiamo bisogno, per meglio capire e, soprattutto, meglio agire, per non attendere lo scorrere degli eventi ma per cercare di esserne protagonisti: ci sono coloro che riescono in prima persona ad essere utili stando a casa propria e quelli che vanno fisicamente a supportare i resistenti; ci sono quelli che cercano di dire ciò che già sanno ad altri che sanno altrettanto… e sono la maggior parte di quelli che si impegnano. Tra questi ultimi ci sono anche i sindaci che nella manifestazione fiorentina hanno parlato a se stessi, come se fosse la preghierina che la sera fanno genuflessi davanti al letto, e ci sono quelli che colgono l’occasione per farsi pubblicità **. Per fortuna alla manifestazione c’è stato anche qualche grande Sindaco (Bergamo e Roma, per esempio) e, soprattutto, il messaggio del presidente ucraino.

Al di là della cronaca che, col filtro giornalistico dell’occasione, si può leggere ovunque, ci dobbiamo porre una domanda: cosa ognuno di noi può e deve fare.

Non è facile.

Da un lato occorre distruggere tutto il negativo di cui abbiamo scritto, a cui aggiungiamo la totale assenza del partito di Matteo Salvini (nonostante il suo dichiarato, quanto per molti discutibile, impegno antiguerra) insieme ai neo-fascisti, anch’essi antiguerra, del partito di Giorgia Meloni, gruppi politici oggi molto accreditati e seguiti dagli elettori italiani e con cui tutti dobbiamo fare i conti, per la vita nel nostro quartiere quanto quella a Bruxelles o Kiev o Mosca o New York.

Dall’altro lato occorre costruire su queste ceneri, perché mai più sia così e perché dobbiamo far capire a tutti gli assenti o distratti che il loro bene (indipendentemente se il loro partito di riferimento era presente a Firenze) passa attraverso un concetto: non c’è pace senza giustizia.

Il nostro è un messaggio di dispersione e di invito al pellegrinaggio lì dove ci sono i tanti che ancora si fanno fregare dal regime mondiale economico che ha creato ed alimentato ideologie come il putinismo e i suoi, consapevoli o meno, seguaci vestiti da portatori di pace. Se non con-vinciamo anche il nostro più terribile avversario, continueremo a vivere nella precarietà. Il nuovo ordine mondiale che potrebbe/dovrebbe emergere da questa tragedia in corso merita necessariamente impegno e interesse di ognuno. A partire dalla presa d’atto della leggerezza e dal negativo buonismo con cui finora, ognuno e gli Stati, abbiamo affrontato la realtà. Che, per non distrarci e fraintendere, è quella di chi è costretto a scappare dall’Ucraina o vivere sotto le bombe rischiando di essere ucciso da un ragazzo russo che non sa neanche perché fa quello che fa.

* Aduc, che ha aderito e promosso la manifestazione, sventolava la bandiera Ue

** la conduttrice della manifestazione lo ha fatto più volte riferendosi al proprio lavoro di conduttrice televisiva in Rai, una “sofferenza” umana e professionale….

François-Marie Arouet – Aduc