Onorevole Zanettin cominciamo con il tema di maggiore attualità, la guerra in Ucraina, qual è stato il ruolo e quanto hanno pesato nel conflitto fra le superpotenze i Gasdotti Stream 1 e 2?
Non credo che il punto cruciale di questa crisi sia un conflitto per le risorse energetiche.
Più passano i giorni e più aumenta la violenza del scontro, più mi convinco che Putin intenda mettere in discussione l’equilibrio geopolitico del mondo, che fino ad oggi ha visto prevalere l’occidente.
Una sua vittoria in Ucraina metterebbe in evidenza, che l’occidente è definitivamente in declino, e con esso i sistemi liberali e democratici.
Per questo Putin usa spesso nei suoi discorsi toni messianici, che evocano uno scontro tra civiltà.
La Russia lamenta un ruolo invasivo della NATO come tema scatenante il conflitto, abbiamo riscontri o evidenze in questo senso?
L’ingresso dell’Ucraina nella NATO non è mai stato davvero in agenda.
Era impensabile che nell’alleanza potesse entrare un paese in conflitto con un altro.
Soprattutto l’Italia e la Germania, che hanno sempre avuto buoni rapporti con la Russia, avrebbero posto il veto.
Per questo ritengo che il possibile ingresso dell’Ucraina nella NATO sia solo un pretesto per il conflitto.
È risaputo che molti paesi erano stati posti in allerta sulle intenzioni di Putin, secondo lei si poteva fare di più per evitare il conflitto?
Nessuno poteva nemmeno lontanamente immaginare che Putin avesse in mente di scatenare un conflitto così cruento nel cuore dell’Europa.
Tutti, compresi gli ucraini, hanno sottovalutato la sua determinazione e la sua spregiudicatezza.
Probabilmente ha giocato una apparente debolezza degli USA con una presidenza, quella di Biden, reduce da una disastrosa ritirata dall’Afghanistan e in crisi di popolarità all’interno.
Col senno di poi, bisognava attuare gli accordi di Minsk del 2014 con maggiore determinazione.
Il Green è il tema dominante del PNNR con le rinnovabili al centro del dibattito politico, ma oggi messe in discussione per ovvie ragioni legate all’emergenza, ma, on. Zanettin, è così difficile trovare i giusti equilibri politici?
Temo che di fronte agli sconvolgimenti economici e sociali, che questa crisi sta determinando, la cosiddetta transizione ecologica, che era una priorità fino a ieri, finisca in second’ordine.
Oggi per l’Europa è soprattutto essenziale reperire fonti energetiche alternative al gas e al petrolio russo, per sottrarsi al ricatto geopolitico di Putin.
Per questo si parla addirittura della riapertura delle centrali a carbone.
Dispiace, ma non possiamo fare altrimenti.
Non si rischia di erodere le risorse del PNNR a causa del conflitto? In termini di crescita del PIL pare che l’Europa debba pagarne il prezzo. Siamo di fronte ad un nuovo piano europeo per far fronte all’emergenza?
Ahimè, sarà inevitabilmente l’Europa occidentale a pagare il prezzo più alto di questa gravissima crisi.
Ma, a chi suggerisce di voltarsi dall’altra parte e di badare solo agli aspetti economici, rispondo che ci sono dei momenti nella storia, in cui bisogna fare una scelta di campo.
Di fronte a chi aggredisce a sangue freddo un paese militarmente molto più debole, uccide civili, bombarda e rade al suolo città pacifiche, una neutralità non è possibile.
Nessuno di noi avrebbe voluto vivere un momento come questo ed ha ragione Papa Francesco quando definisce questa guerra ripugnante
In definitiva a suo giudizio si dovrebbe andare nella direzione di un cambio di passo dell’UE? In altri termini un vero fisco e bilancio europeo ?
Inevitabilmente ora si andrà verso una politica di sicurezza comune.
Nel futuro l’Europa non dovrà più farsi trovare debole dal punto di vista militare come è oggi.
Ormai è chiaro che anche i paesi europei possono essere coinvolti in un conflitto bellico tradizionale, essere bombardati o invasi da carri armati.
Ci siamo illusi, che il multilateralismo, la globalizzazione, gli interscambi commerciali potessero preludere ad una pace tra i popoli.
Purtroppo siamo stati costretti a ricrederci.
Due temi, on. Zanettin, di cui si è maggiormente occupato, FIR e vicenda David Rossi, sono entrambi legati al mondo delle banche, della cui commissione d’inchiesta è membro attivo. Un giudizio sul FIR, intanto, su cui oramai dovremmo essere quasi alla fine di un percorso molto accidentato: si poteva fare meglio? Se si come?
Il FIR ha dato una prima risposta ai risparmiatori truffati.
Ma restano molti punti critici.
Con un Ordine del giorno, accolto dal governo il 22 febbraio scorso, ho portato l’attenzione sulle domande respinte per motivazioni formali, suggerendo un termine per integrarle.
Corriamo però il rischio che in questo momento l’attenzione sia rivolta ai problemi della crisi ucraina e le questioni più di dettaglio, come quella delle modifiche ai FIR, finiscano ai margini dell’agenda politica.
La vicenda David Rossi, on. Zanettin, la vede presidente di una Commissione d’inchiesta parlamentare. A che punto siamo?
La Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi continua a lavorare a spron battuto.
Anche questa settimana abbiamo in programma due audizioni.
Contiamo entro il mese di maggio di poter acquisire gli esiti della maxi perizia affidata ai corpi speciali dei Carabinieri, che potrà fare luce su tanti aspetti ancora poco chiari della vicenda.
Passiamo alla politica, iniziando da quella interna. Secondo il suo parere il centro destra va rivisto come formula politica? Non ci sono stati troppi scivoloni di recente?
Il centro destra deve ritrovare le ragioni dello stare insieme ed una carta di valori comuni.
Bisogna riconoscere che finora Berlusconi è stato l’unico in grado di fare il federatore.
Salvini non c’è riuscito.
Continuo a ritenere che Forza Italia, con i suoi valori moderati, cattolici, liberali, riformisti resti il vero fulcro della coalizione.
A Padova è già in atto lo scontro Giordani – Peghin, il sindaco in carica viene dato al 60%, nel centro destra si registrano dissonanze, l’elettorato non ci vede chiaro. Può dirci cosa sta succedendo, on. Zanettin?
Non credo proprio che quelle le percentuali siano vere.
Personalmente registro molte critiche nei confronti dell’amministrazione Giordani.
Ma certamente nel Veneto in vista delle prossime amministrative occorre uno sforzo supplementare da parte del centro destra.