VIOFF, bella e riuscita installazione di corso Palladio a Vicenza aperta e chiusa in un battito d’ali: la cultura ha bisogno “capitale” di spazi fissi

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VIOFF, il pubblico (foto di Luigi Jodice)
VIOFF, il pubblico (foto di Luigi Jodice)

Sabato mattina, 19 Marzo, sono andato a visitare l’istallazione del VIOFF di corso Andrea Palladio a Vicenza, realizzata in occasione della Fiera Orafa, e sono rimasto impressionato benevolmente da tutto ciò che in un paio di giorni gli organizzatori erano riusciti a realizzare: un progetto bello, tutte le cose ben riuscite. Ma già domenica sera la stavano smantellando, passato il “Santo” finito il miracolo…

VIOFF, un'opera (foto di Luigi Jodice)
VIOFF, un’opera (foto di Luigi Jodice)

Ho potuto notare, all’interno dei locali adibiti a mostra e vetrina dell’arte e della artigianalità vicentina, giochi fatti con il legno, scarpe composte da cristalli di sale, abiti confezionati con materiali di scarto di tessuto, verde, tanto verde, direi un Green ovunque, come… il Green Pass che veniva chiesto a tutti coloro che volevano entrare a visitare. Non c’era limite: 10, 100 o più persone contemporaneamente, ma tutto rigorosamente green.

Mi ha fatto riflettere la fugacità di tutto questo Apparire, come una maschera: ora sei così, domani ritorna il grigiore quotidiano che ti attanaglia e ti deprime.

Definirei Vicenza una città di “cartone” ovvero una città che si trucca alla domenica per andare a messa e poi durante la settimana la vedi dimessa e schiva, chiusa in se stessa, lontana da ogni mondanità (vista forse come peccato?!)  e che l’unica cosa a cui pensa sono “i schei”, i soldi.

VIOFF, un'opera esposta (foto di Luigi Jodice)
VIOFF, un’opera esposta (foto di Luigi Jodice)

Ho riflettuto su queste cose e ho pensato ai locali del Cinema Corso  che da più di vent’anni sono chiusi, al cinema Palladio, anch’esso chiuso da un sacco di tempo,. Spazi, specialmente il primo, che potrebbero attirare una marea di persone che hanno voglia di cultura, di cultura quella vera, come quella respirata sia pure fugacemente nello spazio VIOFF, e che sentono il bisogno di creatività (ormai assopita dai telefonini e dai tablet, dai messaggi e dalle chat on line, dal telelavoro, anche per esigenze pandemiche, per carità…) ma che poi si richiude all’interno delle quattro mura domestiche senza contatti con il resto della società.

L’uomo, quello vero intendo, è un essere sociale, che ha bisogno di contatti, che ha bisogno di relazionarsi visivamente con altri…  VIOFF  ha dimostrato come giovani e meno giovani abbiano apprezzato i giochi di legno, la chiacchierata seduti uno di fronte all’altro, il piacere di ritornare verso quella Natura Umana che abbiamo vieppiù perso in questi ultimi anni.

VIOFF, anche i cagnolini erano felici (foto di Luigi Jodice)
VIOFF, anche i cagnolini erano felici (foto di Luigi Jodice)

La capitale della Cultura, al di là del titolo ufficiale non conseguito per tanti motivi, non ultimi quelli politici, dei santi che contano, cioè, ma di fatto sul petto se non altro con la meritata qualifica di “finalista” per quel riconoscimento mancato in barba a un certo sig. Palladio, potrebbe essere proprio quella di una rinascita verso queste mete e valori ritrovati: una voglia di riscoprire i veri valori della vita sociale, che in questo momento stanno venendo meno ma che la gente, più o meno inconsciamente, cerca.

O che, testardamente, speriamo che cerchi.