Decreto Ucraina, Roberto Boschetto (Confartigianato Imprese Veneto): “chiediamo utilizzo in bolletta credito d’imposta extra costi energia”

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Roberto Boschetto Presidente di Confartigianato Imprese Veneto
Roberto Boschetto Presidente di Confartigianato Imprese Veneto

“Serve un Piano Economico a 360 gradi che argini l’impatto della guerra che rischia di avere conseguenze sul nostro sistema economico molto più larghe e strutturali di quanto abbia causato il Covid anche nelle sue fasi più acute di blocco della mobilità” – la richiesta arriva da Roberto Boschetto Presidente di Confartigianato Imprese Veneto e la si legge nella nota che pubblichiamo di Confartigianato Imprese Veneto (qui altre note su ViPiu.it di questa associazione, ndr).

“Il cosiddetto decreto “Ucraina” – prosegue Boschetto – contiene alcune misure per arginare il dirompente fenomeno del caro energia. Apprezziamo lo sforzo del Governo nel limitare i danni per le nostre imprese che, anche se non definibili come “energivore”, fanno di gas, elettricità e carburante le principali materie prime per produrre beni ed erogare servizi”.

“Quello che preoccupa –evidenzia Boschetto– è l’iter burocratico scelto per il nostro credito d’imposta. Avremmo preferito strumenti fluidi come quelli previsti per i settori dell’agricoltura e della pesca, cioè un credito d’imposta “secco” del 20% calcolato sulla spesa per l’acquisto di carburante consumato nel primo trimestre 2022. Per noi invece ci sono calcoli necessari per dimostrare l’effettivo aumento dell’energia che speriamo non portino a diverse interpretazioni, generando intoppi. Per coloro che hanno subìto tra il 2019 e il 2022 un aumento del prezzo medio dell’energia di almeno il 30%, viene riconosciuto un credito da scomputare da altre imposte a debito pari al 12% (per l’elettricità) o al 20% (per il gas). Tale credito è anche cedibile a terzi, ma par questo si deve attendere un provvedimento della Agenzia delle Entrate. E comunque sarà necessario un visto di conformità”.

“Dato che è certo che le imprese stanno ricevendo bollette di luce e gas più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, proponiamo – afferma – che l’onere di certificare il rincaro venga assolto direttamente da chi fornisce l’energia ed emette la relativa fattura. Potremmo così ricevere direttamente la bolletta con l’importo decurtato della cifra prevista per il credito d’imposta che cederemmo in automatico al gestore, evitando l’onere costoso del visto di conformità. Se non è vera semplificazione questa…”

“Inoltre –prosegue-, anche se potrà apparire prematuro, suggeriamo già ora al Governo di disinnescare gli effetti negativi del caro energia sui bilanci “fiscali” delle imprese, prevedendo le necessarie esclusioni dal calcolo degli I.S.A. (le pagelle che l’Amministrazione Finanziaria dà alle partite IVA che hanno sostituito gli studi di settore) e la sterilizzazione di alcuni indicatori come quello di anomalia, previsto per il trasporto merci su strada relativo al costo del carburante per litro”.

Gli effetti negativi che la pandemia ha riservato in questi due anni appena trascorsi a diverse delle nostre imprese, purtroppo si sono spesso tradotti in bilancio in rosso. Restando in tema di fisco, in questi giorni si sta parlando di introdurre anche in Italia, il cosiddetto meccanismo del “loss carry back”. Vale a dire, la possibilità di scomputare le perdite recentemente subìte dagli utili avuti negli anni precedenti e di ottenere, quindi, il rimborso delle imposte all’epoca pagate. Un sistema sicuramente utile per iniettare liquidità per le imprese, tuttavia, temendo la burocrazia che dietro ad un provvedimento del genere si scatenerebbe, pensiamo sia già un buon passo avanti quello di poter dedurre dall’intero imponibile del 2021 la perdita fiscale subita nel 2020 sospendendo l’attuale paletto dell’80% dell’utile fiscale.

“Infine –conclude Boschetto– In un momento di “tentata” ripartenza, è doveroso pensare anche a norme che incoraggino chi vuole investire. Per questo, in tema di riqualificazione edilizia, è più che opportuno ripensare alla scadenza del 30 giugno prossimo come data entro la quale realizzare almeno il 30% dei lavori incentivabili con il superbonus 110%. L’indisponibilità dei materiali necessari per realizzare le opere, infatti, pesa enormemente sul prosieguo dei lavori per le villette unifamiliari. Sul fronte investimenti in beni strumentali, utile sarebbe concedere ancora qualche anno di vita agli incentivi per l’acquisto di beni durevoli “ordinari”, non necessariamente legati ad Industria 4.0. Questo credito d’imposta, attualmente in scadenza quest’anno e nato sulle ceneri del super ammortamento, è stata una delle misure più apprezzate ed utilizzate dalle imprese, anche di piccole dimensioni”.