San Giovanni ad Insulam, la perla del romanico abruzzese

1604
san giovanni ad insulam
(Foto FB: Borghiarte E Cultura)

A caratterizzare l’architettura religiosa abruzzese, sebbene siano presenti pregevoli esempi di altri stili, è soprattutto il romanico. Sono molteplici le testimonianze che si possono ammirare in tutta l’Abruzzo, tanto negli edifici di culto cittadini, quanto nei monasteri e negli eremi, che sorgono anch’essi numerosi nelle splendide località di mare e di montagna della regione. Un esempio di questo stile architettonico è la chiesa di San Giovanni ad Insulam, insieme con gli affascinanti resti del monastero benedettino adiacente. Il complesso religioso si trova nel comune di Isola del Gran Sasso, sul versante teramano dell’omonimo massiccio montuoso.

La facciata

La parete frontale della chiesa non colpisce di certo il visitatore per la ricchezza o il fasto, come potrebbe invece accadere davanti ad una facciata barocca; tuttavia, essa presenta un’importante peculiarità, ovvero la sua forma. San Giovanni ad Insulam è infatti una delle chiese più antiche a presentare una facciata dalla cosiddetta “terminazione orizzontale”; ciò sta a dire, quindi, che la sua sommità non termina con due spioventi (come nelle cosiddette facciate “a capanna”) o con due spioventi laterali e uno centrale a scandire le navate (facciata “a salienti”), come nella maggior parte delle chiese romaniche. Questo stile, più in avanti nel tempo, diventerà il segno distintivo proprio del romanico abruzzese. Degno di nota è inoltre il portale, incorniciato da rappresentazioni di animali fantastici.

Facciate romaniche
Esempi di facciate romaniche: a sinistra la facciata a capanna di Sant’Ambrogio (Milano), a destra la facciata a salienti di San Paolo a Ripa (Pisa) Fonti: pixabay/Wikimedia Commons
monastero san giovanni ad Insulam
Resti dell’antica Abbazia (foto FB: Alessandra di Saverio)

I resti del monastero

La bellezza dei luoghi è spesso data anche dal loro fascino. A lati della facciata sorgono alcuni ruderi, appartenenti un tempo al monastero benedettino, distrutto per ragioni a noi ignote e mai più ricostruito. Le rovine testimoniano l’estensione dell’eremo, che doveva comunque avere un aspetto molto austero, con una sala centrale per la vita di comunità dei monaci e, ai lati di un lungo corridoio, le loro celle.

La chiesa

La scoperta di San Giovanni ad Insulam prosegue al suo interno: varcato l’ingresso, la chiesa si presenta come un sobrio complesso a tre navate, ciascuna delle quali sormontate da volte a crociera. Dalla scalinata iniziale si procede attraverso la navata centrale che porta all’altare, sul fondo del quale si trova l’unica abside, impreziosita da un antico affresco databile al 1421, raffigurante il Redentore affiancato dalla Vergine, San Giovanni Battista e due angeli ai lati.

monastero san giovanni ad Insulam
L’interno della chiesa (foto FB: Franco Petrarca)

La cripta

Sotto il piano di calpestio della zona presbiteriale si sviluppa, sorretta da quattro colonne sormontate da volte a crociera, la cripta, di pianta quadrata 10×10.  La questione della datazione della cripta, in particolare rispetto alla costruzione della chiesa, è ancora oggetto di discussione. Tutti gli studiosi sono concordi sulla differenza temporale tra i due livelli del complesso. Secondo una teoria, la realizzazione della cripta e della chiesa sarebbero separate da circa un secolo, ma avrebbero fatto parte, comunque, di un unico progetto; altre teorie, avallate da ritrovamento di lastre decorate risalenti al VII-VIII secolo, vorrebbero una cripta preesistente, risalente quindi a ben prima dell’anno Mille, sulla quale si sarebbe poi sviluppato, nei secoli successivi, il complesso ecclesiastico e monastico, databile a cavallo tra il XI e il XII secolo.

Cripta San Giovanni ad Insulam
La cripta (Foto FB: Franco Petrarca per Paesaggi d’Abruzzo)

In ultimo, una curiosità storica: un nome alternativo con il quale è conosciuta la chiesa è San Giovanni al Mavone, dall’omonimo fiume, affluente del Vomano, che scorre a valle. Secondo alcune ipotesi, il nome stesso del fiume deriverebbe da un antico culto in questi luoghi del dio Marte (Mavors sarebbe infatti il nome etrusco della divinità): la chiesa si troverebbe quindi nel luogo dove secoli prima sorgeva un tempio dedicato al dio della guerra.