Stati Uniti d’Europa. Polonia, Ungheria e i fondi europei. Primo Mastrantoni (Aduc): cioè nostri

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A volte occorre sbattere la testa contro il muro per sapere che il muro è più duro della nostra testa. Così, l’invasione putiniana della Ucraina e le orribili stragi degli occupanti russi, hanno condotto la Polonia a riflettere sulle posizioni di contestazione all’Ue e alle decisioni assunte in violazione allo Stato di diritto.

Restare nell’Ue offre maggiori garanzie di sicurezza perché Putin è un pericolo, sicchè, le autonomistiche posizioni polacche sono cambiate e un accordo con la Commissione europea, per l’attivazione dei fondi comunitari, compresi i 36 miliardi del Next GenerationEu, è in dirittura di arrivo.

Diverso è il caso dell’Ungheria, contestata dalla Commissione europea per violazione dello Stato di diritto, in particolare per le norme relative alla indipendenza della magistratura (utile avere giudici amici), per la utilizzazione dei fondi comunitari versati ad amici e parenti di Orban e per i conflitti di interesse dei suoi ministri (è così che si acquisisce consenso elettorale). Già dallo scorso anno il governo ungherese era stato posto sotto osservazione dall’Ufficio antifrode europeo e, ora, a rischio sono 40 miliardi di euro, compresi i 7,2 del Next GenerationEu. Ricordiamo che i fondi europei sono anche nostri.

La lezione è sempre la stessa: se vuoi stare dentro la Ue devi rispettare le regole comunitarie, che tu stesso hai sottoscritto, altrimenti, non pensare di avere la botte piena, la moglie e il marito ubriachi e l’uva in vigna.

 

Primo Mastrantoni, Aduc