La Vicenza del passato: i Longobardi conquistano Vicenza nell’autunno del 568 senza trovare opposizione

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Longobardi conquistano Vicenza scudo di Stabio
Lo Scudo di Stabio (Berna, Museo), una lamella sagomata di una figura a cavallo, applicata a scudi da parata

I Longobardi conquistano Vicenza nell’autunno del 568. Il loro dominio, che dura due secoli, porta alla rinascita della città dopo la decadenza coincidente con la fine dell’Impero Romano e con l’occupazione ostrogota. La città assume una importanza mai avuta prima nel contesto politico e territoriale della Venetia. (qui tutte le puntate di “La Vicenza del passato”, ndr)

Teodorico e i suoi Ostrogoti occupano l’Italia nel 489, chiamati dall’imperatore bizantino Zenone. È, a tutti gli effetti, una invasione programmata che interessa quasi esclusivamente l’Italia settentrionale. Non comporta sconvolgimenti nelle istituzioni locali perché la popolazione gota (nemmeno tanti: erano circa 125.000) mantiene quelle romane per l’amministrazione civile riservandosi, invece, quella militare e giurisdizionale. Vicenza se la cava relativamente bene. Approfittando del declino di Padova, ne acquisisce il ruolo di città di riferimento nel Veneto centrale, divenendo sede episcopale.

Quarantacinque anni dopo l’imperatore Giustiniano avvia la guerra ai Goti con l’obbiettivo di ripristinare il dominio di Bisanzio sulla Venetia. Il conflitto dura quasi vent’anni, fino al 553, e si conclude con la riconquista da parte dell’Impero d’Oriente. Il nuovo assetto dura appena tre lustri perché è sradicato dall’arrivo dei Longobardi.

I Longobardi arrivano dalla Pannonia

È un popolo seminomade partito dalla Scandinavia. Ha girato mezza Europa e, negli ultimi quarant’anni è vissuto in Pannonia, una regione oggi compresa nei territori di Ungheria, Austria, Croazia e Slovenia. È stata provincia dell’Impero fino al V secolo, poi in mano alle tribù barbare.

Perché i Longobardi si spostano in Italia? Attilio Previtali nel suo ottimo saggio “Longobardi a Vicenza” (ed. Banca Popolare di Vicenza, 1983) dà questa spiegazione: “quando la produzione del loro artigianato crebbe per la maggiore abilità tecnica attinta dall’industria romana e dalla popolazione autoctona; quando i commerci fecero intravedere nuovi orizzonti, favoriti dalla razionale sistema viario terrestre romano e dalla navigabilità dei fiumi; quando cominciarono a circolare tra loro, forse per la prima volta, la moneta e specialmente il prezioso oro, i loro pensieri ed i loro propositi si volsero decisamente verso quella campagna di conquista che sempre avevano sognato”. C’è però anche la spinta degli Avari, che li incalzano in Pannonia.

Longobardi a Vicenza Previtali
Il saggio di Attilio Previtali “Longobardi a Vicenza” (ed. Banca Popolare di Vicenza, 1983)

Più che una invasione, una migrazione

La strada per l’Italia è lunga e complicata perché non si sposta un esercito ma un’intera popolazione. Certo, tutti i Longobardi sono guerrieri, ma nella loro invasione portano con sé donne, anziani e bambini. Per tutti servono cibo e acqua e l’unico modo per procurarselo è la razzia dei territori attraversati.

Vicenza sembra lontana per un invasore che avanza di venti chilometri al giorno ma, in realtà, passate le Alpi, è un’autostrada. O meglio: è una via consolare, la Postumia creata dai Romani nel 148 a.C. per spostare da est a ovest le truppe, che permette ai Longobardi di accelerare l’andatura impadronendosi, pressochè senza trovare significativa resistenza, prima del Friuli e poi del Veneto.

Dopo sette secoli si divide la Venetia, l’antica regio dell’Impero romano

I bizantini lasciano loro strada attestandosi nella parte meridionale della Regione, quella costiera, e mantenendo i due avamposti di Padova e Monselice. Si crea progressivamente una ristrutturazione del territorio della Venetia, la regio amministrativa dell’Impero creata sette secoli prima. Continua a chiamarsi così solo la parte rimasta sotto il dominio dell’impero d’Oriente. Tutto il resto prende il nome di Austria.

I Longobardi conquistano Vicenza negli ultimi mesi del 568. Guidati dal re Alboino hanno superato l’Isonzo dilagando nella pianura come faranno, 1.350 anni, dopo gli Austriaci dopo Caporetto. Prendono Forum Julii (Cividale del Friuli), Cèneda (Vittorio Veneto), Treviso e, così, arrivano a Vicenza.

I Longobardi conquistano Vicenza senza trovare opposizione

L’occupazione della città avviene “in modo rapido e relativamente facile”, spiega Previtali. La Postumia attraversa Vicenza da ovest a est ed è proprio da questo lato che i Longobardi attaccano le mura romane.

È probabile che il ponte sull’Astico (oggi il Bacchiglione) e la porta al di là del fiume fossero presidiate da un contingente imperiale, ma non esiste alcun tipo di documentazione di una battaglia fra invasori e difensori.

Probabile, quindi, che non ci sia proprio stata e che l’occupazione non sia stata contrastata. Non sappiamo quale fu la reazione della popolazione autoctona, se i vicentini fuggirono dalla città, se i barbari la saccheggiarono. Si può fondatamente immaginare che le razzie ci furono per fornire di rifornimenti gli occupanti.

Quando i Longobardi conquistano Vicenza, numericamente sono poco meno di quanti erano entrati in Italia. Lasciano, infatti, dei contingenti a presidio di tutti i centri occupati ma il grosso della popolazione va avanti. Sono intere famiglie che rimangono lungo il percorso, a capo delle quali ci sono gli aldermanni, dei capitribù che comandano sia i propri gruppi familiari che le popolazioni assoggettate.

Vicenza non sfugge alla regola. I Longobardi, non trovando resistenza, non hanno bisogno di distruggere l’abitato e gli edifici pubblici. Sembra, anzi, che mantengano le istituzioni civili preesistenti per assicurare continuità alla esazione dei tributi e alla raccolta dei vettovagliamenti.

Vicenza resta presidiata e, come hanno fatto nelle altre città via via occupate, i Longobardi vi istituiscono un ducato. È una istituzione territoriale e amministrativa, che ha la sede nella città al centro del suo territorio in cui risiede il duca. Nella zona di occupazione i ducati sono già tre (Cividale, Vittorio Veneto e Treviso), Vicenza si aggiunge e diventa terra di confine con Padova, in mano all’Impero. Ma i Longobardi sono ripartiti subito. Prossima tappa: Verona.

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Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.