I segnali si intensificano. Fuoco amico si usa definirlo quando qualcuno della tua parte, di qualsiasi parte tu sia, ti impallina oppure almeno ci tenta. Ora è la volta dell’avv. Pio Serafin, che se non vado errato oltre che avvocato ha anche operato nel mondo della scuola. Probabilmente iscritto al PD o comunque molto vicino all’area del PD tanto da divenire consigliere comunale di questo partito nella legislatura che va dal 13/05/2008 al 27/05/2013. Insomma una persona che oltre a essere uno dedito al suo lavoro è pure impegnato nella attività politica cosa questa che lo spinge ad esternare le sue idee, specie sulla stampa quotidiana. E lo fa anche in questi giorni. Con una lettera al Giornale di Vicenza che ha trovato ospitalità come “lettera del giorno” e che è quindi considerata, dal lettore, con maggior attenzione. Come sparare a palle incatenate. E’ un chiaro e puntuale messaggio diretto in parte alla dirigenza del PD locale e forse anche provinciale, e in buona parte all’attuale capo della opposizione in Consiglio Comunale di Vicenza, dott. Otello Dalla Rosa. Al PD imputa un silenzio di quattro mesi: nessuna analisi, autocritica, assunzione di responsabilità, presa di posizione, scelta di una strategia futura, ecc. in riferimento alla sconfitta del 10 giugno. Ma quello che colpisce e dove ritorna ad essere sottolineato il peccato originale di una certa sinistra è proprio quando scrive che il PD ritiene che “…la colpa è stata degli altri che avevano il vento nelle vele“. Sono anni che assistiamo a questo giochetto. Ha ragione l’avvocato Serafin: scaricare la responsabilità dei propri errori su soggetti terzi è stato l’alibi costante delle ultime legislature variatiane. Questo è il punto centrale della questione ma il messaggio diretto all’ex candidato sindaco, a mio avviso, dimentica, nella sua formulazione proprio questo elemento. Un partito che ha messo in piedi le primarie, se le è giocate praticamente nell’assoluto silenzio della parte avversaria, che però seppur silente non è stata per niente assente, si è beato di un successo evidente, il numero dei partecipanti a questo anticipo di campagna elettorale, ma non ha ben digerito l’allora vincitore come non l’ha digerito Achille Variati che aveva sponsorizzato vivacemente il suo vice, sconfitto. Da tutte queste cattive digestioni si è proceduto a costruire una gabbia che ha serrato il candidato, che pure vi ha messo del suo, in un ruolo esattamente contrario a quello che la città attendeva: il cambiamento. Certamente Otello dalla Rosa non ha convinto molti che poter essere l’uomo del futuro, colui che fosse in grado di girare pagina e di avviarsi su una strada, difficile sicuramente e piena di trabocchetti, ma autenticamente nuova. Ma va riconosciuto che sia il PD sia il sindaco uscente, ovverossia il suo vice, lo hanno imbrigliato e per nulla aiutato. Ora il messaggio molto chiaro dell’avv. Serafin in fondo non fa altro che invitare tutti i soggetti coinvolti, dalla dirigenza del PD allo stesso ex candidato, a farsi da parte e a trovare in una nuova forma di unità la via di una ipotetica rivincita. Sono sempre stato dell’opinione che una buona maggioranza di governo, a qualsiasi livello, abbisogna di una ottima opposizione. Quella che si è espressa fino ad ora, nei famosi 100 giorni di governo della città esercitata dal sindaco Francesco Rucco, si è limitata a una forma di opposizione alla rovescia. Criticare e accusare i vincitori della tornata elettorale sulla base delle cose non fatte o fatte male dai loro predecessori. Questa non è opposizione. È una banalità politica. Forse è solo banalità. Come è banale chiedere da parte della opposizione attuale alla nuova giunta di proseguire sulle orme del passato. Quel passato che l’ha portata alla sconfitta. L’avv. Serafin in questo ha ragione: è solo nel rinnovamento e nel cambiamento, sempre che siano autentici, che vi è un futuro.
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