Arquà Petrarca: il borgo di Petrarca, delle giuggiole e degli olivi sui Colli Euganei

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“Vasti boschi di castagni, noci, faggi, frassini, roveri coprivano i pendii di Arquà, ma erano soprattutto la vite, l’olivo e il mandorlo che contribuivano a creare il suggestivo e tipico paesaggio arquatense”. Sono parole di Francesco Petrarca, sommo poeta della lingua italiana che legò il suo nome e la sua vita a uno dei borghi più affascinanti e magici del Veneto: Arquà Petrarca.

Petrarca scopre il borgo

Petrarca conobbe il borgo nel 1364, durante un soggiorno ad Abano Terme per curarsi dalla Scabbia. Il poeta si innamorò dei paesaggi sereni del luogo che probabilmente gli ricordavano la Toscana, sua amata terra natia. Arquà, il cui toponimo deriva dal latino “Arquata” o “Arquata Montium” che significa “arco di monti” e indica la sua posizione su di un’altura circondata da una corona di colline, conserva per questo la casa e la tomba con le spoglie del poeta.

Per quanto riguarda la casa, la struttura originaria era del Duecento e fu lo stesso Francesco Petrarca, a partire dal 1369 quando gli fu donata dal Signore di Padova Francesco il Vecchio da Carrara, a presiedere i lavori di restauro. Successivamente, nel 1374, l’edificio fu ereditato dal genero Francescuolo da Brossano, per poi passare nelle mani di alcune famiglie veneziane fino a quando l’ultimo proprietario, il cardinale Pietro Silvestri, la donò al Comune di Padova nella seconda metà dell’Ottocento.

La mummia della gatta di Francesco Petrarca

Attualmente sono ancora conservati lo studiolo in cui morì il poeta, con sedia e libreria originarie. Curiosa è inoltre la conservazione, in una nicchia, della mummia di una gatta che si dice essere appartenuta al Poeta. All’interno anche affreschi che raffigurano scene tratte da alcune opere di Petrarca, come il Canzoniere, i Trionfi e l’Africa. È interessante  sapere che nonostante la casa abbia subito talvolta notevoli modifiche, la sua attuale sistemazione risale ai restauri avvenuti tra il 1919 e il 1923 quando il Comune di Padova, in accordo con la Soprintendenza ai Monumenti, fece ripristinare tra gli aspetti più importanti l’accesso originario e ricostruire le finestre gotiche.

arquà Petrarca

Indubbiamente l’aspetto urbano intorno alla casa si è modificato nei secoli, ma tra viuzze, scorci e paesaggi mozzafiato rimane immutato il potere evocativo che la casa suscita in sé insieme al mistero che custodisce da quasi vent’anni ormai.

Nel 2003 infatti Vito Terribile Wiel Marin, anatomo-patologo dell’Università di Padova, avviò l’ennesima ricognizione del corpo del poeta, nel corso della quale si scoprì che il cranio conservato nell’arca marmorea non era maschile, ma apparteneva a una donna. La notizia fu poi confermata dall’esame del Dna antico. Stabilire con certezza quando possa essere avvenuta la sostituzione del cranio è difficile e si possono fare solo supposizioni.

Le giuggiole di Arquà Petrarca

Mentre si riflette sull’arcano ci si può intrattenere con le giuggiole il cui nome scientifico è Zizyphus. Si tratta di un frutto di colore scarlatto, dalla forma di oliva con polpa giallastra, che matura nei mesi di settembre e ottobre. È un frutto abbastanza raro dato che la produzione è circoscritta all’ambito famigliare, ma ad Arquà Petrarca c’è in abbondanza.

La si può consumare fresca, appena colta, oppure dopo qualche giorno, avvizzita, e quindi più morbida, ma con gusto più fermentato. È ottima per confetture, sciroppi, addirittura cioccolatini ed è molto apprezzata quando viene conservata sotto spirito e naturalmente quando è utilizzata per il brodo. Non vanno poi dimenticate le sue proprietà medicinali visto il suo contenuto di vitamina C. La Giuggiola dei Colli Euganei è inserita nell’elenco dei prodotti tradizionali del Mi.P.A.F.

Arquà tra i Borghi più Belli d’Italia

Alla luce di tutto questo e degli sforzi finalizzati alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio storico e naturalistico Arquà Petrarca è stata ammessa al ristretto club dei Borghi più Belli d’Italia e a ricevere l’elezione a Bandiera Arancione del Touring Club. Oltre l’aspetto storico naturalistico sono stati fatti notevoli investimenti anche nella promozione dei prodotti locali in particolar modo dell’Olio che ha portato il Borgo ad aderire all’Associazione Nazionale Città dell’Olio. Se sarete fortunati potrà capitare che i proprietari delle piccole botteghe di Arquà vi raccontino del loro amore per gli olivi narrandovi l’usanza di dargli un nome come “Odisseo” o “Ulisse”, nomi ricchi di fascino, storia e amore come questa perla dei Colli Euganei.