Quest’anno il 25 Aprile assume un colore molto particolare. È il primo dopo due anni di restrizioni e pandemia (in realtà non ancora del tutto terminata) che si trova in mezzo di una guerra – non l’unica oggi in corso, ma che ci vede coinvolti direttamente nei sui effetti geopolitici – dagli effetti terribili sia per la terribile escalation che potrebbe avviarsi sia perché non si intravede la fine, una via d’uscita, a causa della morte del diritto internazionale e del fallimento diplomatico dell’ONU.
Il 25 Aprile rimane una festa nazionale che ha ridato dignità al popolo italiano, dopo le nefandezze della dittatura e la firma della resa incondizionata chiamata in modo edulcorato “armistizio” (8 settembre 1943).
Il 25 Aprile è la rinascita di un popolo che ha riscattato, con il sacrificio di tanti uomini e donne, la vergogna di aver dato i natali all’ideologia fascista. Facemmo scuola allora in Europa, e fummo presi ad esempio da altri dittatori come Hitler, Francisco Franco, Salazar in Portogallo (che per una curiosa coincidenza si libererà sempre un 25 Aprile ma del 1974).
La Resistenza italiana fu di popolo e composta di diverse ideologie e orientamenti politici (dai comunisti e socialisti maggioritari a tutti gli altri, dai cattolici agli azionisti, badogliani e monarchici) e questa fu la sua più grande forza. La Carta costituzionale fu poi l’eredità di quella generazione che aveva subito la dittatura per oltre vent’anni e lottato per la libertà loro e delle future generazioni.
L’opposizione popolare al fascismo fu, dapprima con l’implosione del regime il 25 Luglio del ’43 e poi dopo l’8 Settembre, crescente, sempre più di massa e più responsabile nel dover realizzare una valida alternativa al fallimento già evidente della logica statuale fascista.
Purtroppo noto che in Italia esiste una destra e un pensiero conservatore che non ha ancora preso la distanze dal fascismo. Si rifiuta di fare i conti con la Storia.
Una grande occasione perduta è stata quella dell’assalto alla sede nazionale della CGIL dello scorso ottobre dove, mentre tutti condannavano l’atto e la modalità violenta, la leader del partito più grande della destra italiana affermava che “non ne comprendesse la vera matrice”.
È sotto gli occhi di tutti la sua matrice, come lo dimostrano gli arresti e i legami a personaggi dell’estrema destra e dell’eversione nera, ma è stata, per la destra politica italiana, l’ennesima occasione perduta. Ricordo che Winston Churchill, uno dei massimi leader del partito conservatore inglese, non ha mai nascosto le sue antipatie e ha preso sempre le distanze dal nazifascismo.
Contro il fascismo abbiamo “già dato”, ma non basta. L’antifascismo ha bisogno di essere coltivato, alimentato quotidianamente contro vecchie nostalgie pericolose e diaboliche.
Per questo come ANPI cerchiamo di coltivarlo e sono tutti benvenuti nell’associazione.
Per riflettere oltre…vi segnalo questo testo uscito il mese scorso: Lorenzo Guadagnucci, Camminare l’antifacismo. La memoria come ribellione all’ordine delle cose, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2022.
La considerazione che viene portata nel presente è che «la guerra vista da vicino porta alla conclusione che non ha niente di affascinante, ma è orrore, è uno sbaglio», sintetizza Guadagnucci, che evoca l’insegnamento di Gino Strada, secondo cui non dobbiamo nemmeno più dirci pacifisti, ma dobbiamo essere più precisi perché la parola pacifismo è stata corrotta. Dobbiamo dirci contro la guerra.
E come l’antifascismo storico, in tempo di guerra, ha saputo immaginare un dopo in maniera radicalmente diversa, un nuovo antifascismo dovrebbe partire dal principio di dignità delle persone e mettere in discussione il mondo che ci circonda.
«Se guardiamo il mondo c’è da cambiare praticamente tutto – osserva Guadagnucci – L’antifascismo è una rivoluzione, è un passaggio verso una nuova dimensione. Non è una memoria da coltivare con dei riti, è la prospettiva di un cambiamento radicale».
Buon 25 Aprile a tutti gli italiani!
P.S.: a chi afferma che la festa del 25 Aprile è divisiva, io dico che ha ragione. Ci divide dal fascismo e dalla sua ideologia. È questa divisione fu sancita proprio il 25 Aprile del 1945.
Di Antonello Rustico, Presidente provinciale ANPI-BAT (provincia di Barletta- Andria-Trani)
Nato a Taranto nel 1969, obiettore di coscienza, ha svolto il Servizio Civile presso la Caritas ambrosiana di Milano. Lavora da circa trent’anni presso un industria chimico farmaceutica. Da quasi vent’anni vive a Bisceglie con la famiglia. Ha svolto diversi incarichi nella segreteria provinciale dei chimici della Cgil, nel direttivo nazionale di categoria e in quello confederale di Bari. È stato consigliere nazionale di Pax Christi. Laureato in Storia e Scienze sociali con lode all’università di Bari. Presidente della locale sezione dell’Anpi 🇮🇹 di Bisceglie dal 2019.
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a cura di Michele Lucivero
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