Fotovoltaico Veneto, Lorenzoni (Misto): “Su impianti a terra, meglio nessuna legge che una cattiva legge”

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Fotovoltaico nei campi
Fotovoltaico nei campi

Fotovoltaico Veneto: “Bisognerebbe ripartire da zero sul progetto di legge regionale n. 97 sul fotovoltaico a terra, ormai reso obsoleto dagli eventi”. Arturo Lorenzoni, consigliere regionale d’opposizione e docente di Economia dell’energia all’Università di Padova, spiega che “a questo punto sarebbe opportuno che la Regione assimilasse quanto contenuto nel Decreto Energia, in corso di approvazione a Roma, assumendosi in modo serio le funzioni programmatorie in campo energetico”.

“Il progetto di legge regionale attualmente in discussione, proposto nel settembre del 2021, era stato pensato per limitare la realizzazione degli impianti fotovoltaici a terra in un tempo in cui questa emergenza energetica non era nemmeno immaginabile. Oggi – aggiunge il docente – è invece indispensabile dotarci di norme capaci di facilitare gli investimenti nel fotovoltaico al fine di limitare i prezzi dell’energia e assicurare il rapido affrancamento dalle importazioni di energia dai Paesi ostili: la Russia, ma non solo”.

A livello nazionale, ricorda Lorenzoni, si sta procedendo con la celere progressione del Decreto Energia. “Con gli emendamenti che ho presentato, e che non sono ancora stati discussi in Seconda commissione, ho provato a cambiare la ratio del pdl 97, introducendo percorsi di facilitazione per un fotovoltaico ben fatto e modalità per il coinvolgimento dei Comuni nella programmazione degli investimenti. Peccato che, nel frattempo – prosegue Lorenzoni – l’iter si sia trasformato in un percorso ad ostacoli a motivo anche dell’ultimo scivolone procedimentale della maggioranza, avvenuto ieri: in Terza commissione il parere richiesto dalla Seconda commissione consiliare, presso la quale è istruito il percorso su ‘Norme per la disciplina per la realizzazione degli impianti fotovoltaici con moduli ubicati a terra’, non è stato dato, per un limite procedurale; si chiedeva di avallare un testo che non aveva ancora discusso gli emendamenti proposti dalla minoranza. Una fattispecie quanto meno irrituale – conclude Lorenzoni – soprattutto perché alcuni emendamenti propongono delle modifiche sostanziali al provvedimento, coerenti con quanto sta cambiando nella normativa nazionale e con il recente orientamento della Corte Costituzionale”.