Dopo i primi annunci, confermati dal 2 ottobre in poi in un crescendo positivo e ieri ribaditi al Mef, di consistenti adeguamenti delle risorse destinate alla legge 205 o a quella che ne nascerà per intestarne al governo del cambiamento il merito politico, la svolta, se verrà attuata, sarà veramente rivoluzionaria e non solo per l’Italia ma per la finanza globalizzata e senza volti dei suoi “pupari”: per la prima volta si darebbe attuazione al principio già fissato nella 205 che se sono false le informazioni alla base di acquisti e/o sottoscrizioni e/o mantenimento in portafoglio di titoli (azioni e/o obbligazioni) il possessore di quei titoli ha diritto a vedersi riconosciuto da qualcuno il danno, questa volta attingendo dai fondi dormienti a cui si richiama la 205, in futuro, probabilmente, dalle casse di chi ha “ingannato”.
Se, infatti, la 205, approvata in parlamento all’unanimità il 27 dicembre 2017, prevede “l’erogazione di misure di ristoro in favore di risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto, riconosciuto con sentenza del giudice o con pronuncia degli arbitri in ragione della violazione degli obblighi di – informazione, – diligenza, – correttezza e trasparenza“, il decreto attuativo che ne nascerà, e da noi “desecretato” il 20 agosto scorso con il mondo di don Enrico Torta che non voleva, o anche una nuova legge che regolamenterà le risorse e i destinatari ne eredità l’impianto.
Tra mille rivendicazioni di comodo da parte di chi ignorava (voleva ignorare?) anche l’esistenza dei fondi dormienti e la loro mole ci è parso professionale e indiscutibile chiedere l’origine dell’idea alla base della svolta epocale e la ricostruzione del suo sviluppo all’avv. Rodolfo Bettiol che all’Università di Padova ha insegnato Diritto e procedura penale a molti degli avvocati oggi alla testa di associazioni e/o di studi legali, che non sempre rispettano i suoi insegnamenti, per lo meno dal punto di vista deontologico.
L’ex accademico, che ancora svolge attività legale, ci ha, quindi, fatto una lezione ineccepibile sul nuovo principio, da lui stesso suggerito, di rifusione del danno a chi è stato male informato e dei passi compiuti, da compiere e da non compiere per vederselo riconosciuto.