La prima tappa, Vicenza-Alessandria, l’ha vinta il Lane. Tutta pianura, nemmeno un cavalcavia, la squadra biancorossa sempre in testa fino al traguardo. Ora, però, ce ne sono altre due con arrivo in salita: i play out con il Cosenza. La qualificazione al doppio spareggio-salvezza è stata già di per sé un’impresa epica, eliminare la squadra allenata da Pierpaolo Bisoli sarebbe un risultato storico.
La parte finale di questo caotico campionato del Vicenza è in netta controtendenza rispetto a quella precedente e ha ribaltato, in sole tre giornate, il destino di una squadra che, dopo la sconfitta interna con il Perugia, tutti pronosticavano come condannata alla Lega Pro.
È il secondo ribaltone che il Lane dà alle previsioni degli addetti ai lavori: il primo risale all’estate dell’anno scorso, quando un Vicenza, concordemente inserito fra le candidate ai play off se non alla promozione diretta, smascherò una sua ben diversa realtà di tutt’altro segno.
La nuova smentita arriva, invece, in coda al campionato, all’estremo opposto della stagione, e consegue al radicale cambio di identità che, in solo quattro partite, è riuscito a imprimere il nuovo allenatore Francesco Baldini.
I meriti di Francesco Baldini
Cosa ha fatto Baldini per conquistare i play out con il Cosenza? Si può rispondere che, paradossalmente, ha fatto poco e, nel contempo, tantissimo.
Ha fatto poco sul piano tattico, apportando in tutto due modifiche all’assetto consueto della gestione Brocchi. Ha, cioè, abbandonato la difesa a quattro (due difensori centrali e due esterni) e la ha sostituita con una linea di tre difensori centrali. L’altra mossa è stata affiancare ai due mediani due esterni non di ruolo, bensì due terzini addetti alla doppia fase, in grado cioè di partecipare a quella offensiva e, in caso di necessità, di ripiegare e fare i quinti in difesa.
Il nuovo modulo baldiniano ha immediatamente corretto le radicate lacune difensive della squadra, azzerando gli errori della linea arretrata (che tanto erano costati in precedenza) e ha abbassato il quoziente delle reti subite dall’1,66 alla quart’ultima giornata allo 0,33 dopo le ultime tre gare (una rete al passivo in 270’).
L’allenatore è anche riuscito nella metamorfosi di un centrocampo che, per tutto il campionato precedente, era stato sempre in balia di quello degli avversari in un reparto efficiente e versatile, nel senso che è finalmente competitivo sia nel contrasto che nella costruzione. Baldini ha fatto una cosa semplicissima, da un lato ha coperto lo spazio di midfield con più uomini grazie alla collaborazione dei due esterni e delle due mezzali, dall’altro ha semplificato parecchio la fase propositiva schematizzandola essenzialmente nell’utilizzo delle fasce e in lanci verticali che eliminano il palleggio.
Semplificazione, insomma, concretezza e senso pratico. Baldini ha fotografato immediatamente la situazione e ha apportato le poche correzioni possibili nel contesto di quattro gare. La squadra ha risposto alle innovazioni del suo allenatore quasi con sollievo, giocando con più leggerezza e lucidità.
Il passaggio conseguente è stato modificare l’atteggiamento in campo dei giocatori. In modo tanto repentino quanto naturale è avvenuta l’altra metamorfosi e si sono viste in loro una determinazione, una dedizione, una continuità che né Di Carlo né Brocchi avevano ottenuto.
Cosa resta da fare per vincere i play out con il Cosenza
Non tutto è perfetto, comunque. Perché al Lane manca ancora una capacità offensiva adeguata. Vecchio problema che Baldini non ha finora eliminato. Vero che, nell’era baldiniana, i biancorossi hanno segnato sei gol in quattro partite ma le statistiche rivelano un dato eloquente: i tiri complessivi nel poker di gare sono stati 49 (circa dodici in media ogni 90’) ma quelli in porta appena 19 e cioè poco meno di cinque a partita. Troppo poco.
È evidente, infatti, che, quando si hanno solo due partite-spareggio a disposizione, non si possono fondare le proprie chances sul non prendere gol ma bisogna necessariamente anche farli. Non è una ovvietà, questa, bensì un fattore tecnico fondamentale.
Se con l’Alessandria è andata bene perché il Lane con un solo gol (su quattro tiri) ha centrato il bersaglio, non è affatto scontato che, con il Cosenza, basti altrettanto. La squadra ridisegnata da Bisoli ha, infatti, ben altro spessore e carattere rispetto ai Grigi.
La mano di Baldini si è vista, però, solo in parte nel miglioramento della qualità offensiva del Vicenza. Probabilmente perché gli attaccanti che ha a disposizione sono quel che sono: Diaw, quasi sempre utilizzato come uomo-reparto, è tanto generoso quanto impreciso; Meggiorini è declinato vistosamente rispetto all’anno scorso; Teodorczyk è più o meno un oggetto misterioso; Mancini è sparito dai radar.
Per supplire alla stitichezza delle sue punte, Baldini ha potuto contare sui gol (quattro su sei) di difensori (Brosco e Di Maio) e di centrocampisti (Dalmonte e Ranocchia) ed è presumibile che ciò sia anche merito dei suoi schemi. Però, in vista dei play out con il Cosenza, dovrà inventare qualcosa per rivitalizzare il suo attacco.