Prende piede il riferimento storico ottocentesco del proprio Stato: prima il Regno Unito che, pensando di essere rimasto ai tempi della regina Vittoria, è uscito dalla Ue (Brexit), poi la Russia di Putin che, pensando all’impero zarista e alla sua ricostituzione, invade e accorpa territori altrui e, ora, il premier Viktor Orban che ricorda la Grande Ungheria che si estendeva fino alla costa dalmata e ai suoi porti – si legge nella nota sulle concessioni balneari che pubblichiamo a firma dell’Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –.
Motivo della rimembranza? L’embargo sul petrolio russo. Orban chiede tempo e soldi per aderire all’iniziativa comunitaria, ricordando che il suo Paese non ha i porti di un tempo e quindi non può approvvigionarsi via mare. “Se non ce lo avessero tolto avremmo anche un porto” dichiara Orban, celebrando i fasti antecedenti alla Prima guerra mondiale. Insomma, rievocazioni imperiali.
Rammentiamo che Orban non consente il transito delle armi destinate all’Ucraina invasa da Putin e ha stretti rapporti economici con Russia e Cina, che vanno dai vaccini, alla costruzione di università, alle infrastrutture e alle centrali nucleari.
Orban non ha presente la storia più recente della occupazione sovietica dell’Ungheria e della insurrezione di Budapest nel 1956, repressa dai carri armati bolscevici. Per avere i soldi comunitari ricorda i fasti della Grande Ungheria che ora non c’è più, come non esiste più l’impero zarista che Putin vorrebbe ricostituire.
Primo Mastrantoni, Aduc