La Vicenza del passato, Vicenza carolingia diventa contea e mantiene il suo territorio: conte e vescovo comandano in città

1173
Vicenza Carolingia, Carlo Magno nel ritratto immaginario di Albrecht Durer
Vicenza Carolingia, Carlo Magno nel ritratto immaginario di Albrecht Durer

Vicenza carolingia ha un ruolo marginale sia nella storia del Veneto che del Regnum Langobardorum, come continua ad essere chiamata la vasta area dell’Italia occupata nel 774, spodestando i Longobardi, dai Franchi guidati da re Carlo. (qui tutte le puntate di “La Vicenza del passato”, ndr)

Non esistono, per di più, fonti storiche sulle vicende della città nei secoli VIII, IX e X e nemmeno evidenze archeologiche significative. La vita locale sembra concentrata nelle istituzioni religiose e non casualmente, perché la struttura ecclesiastica è assimilata in quella amministrativa del Regno e il vescovo ha poteri e prerogative simili, se non talvolta superiori, a quelle del conte, che è il rappresentante locale laico del re e, poi, dell’imperatore.

Sono i monasteri e i conventi, anche a Vicenza, i luoghi in cui sopravvive ed è tramandata la cultura. In città ci sono quelli di San Felice e di San Pietro, entrambi fondati dai Benedettini e ricchi, grazie alle donazioni, di patrimoni fondiari estesi. La Basilica di San Felice, annessa al primo, ha poi una tradizione di lasciti e offerte che risale all’epoca longobarda e continua con i nuovi dominatori che, a differenza dei loro predecessori, sono cattolici.

I Franchi invadono il Regno dei Longobardi chiamati da papa Adriano I

L’anno della conquista di Vicenza da parte dei Franchi è il 774, quello successivo alla invasione da parte dell’esercito guidato da Carlo del Regno dei Longobardi calando, con una manovra a tenaglia, dai valichi alpini del Moncenisio e del Gran San Bernardo.

La resistenza dell’armata del re Desiderio è debole e, mentre i Longobardi sono costretti a rinchiudersi nella capitale Pavia (dove restano assediati per un anno prima di arrendersi), gli altri ducati sono rapidamente conquistati.

Perché i Franchi scendono in Italia? La causa immediata è la richiesta di aiuto da parte del papa Adriano I, che teme un’invasione longobarda dei territori della Chiesa. La realtà è un’altra. Carlo è diventato unico rex Francorum dopo la morte del fratello Carlomanno nel 771 ed è, per di più, marito della figlia di Desiderio (chiamata Ermengarda dal Manzoni nel suo “Adelchi” ma di cui s’ignora il nome). Approfitta della richiesta pontificia per dare una motivazione legittima ad una operazione militare di ampliamento del proprio regno e, nel contempo, per eliminare una volta per tutte un confinante pericoloso. Carlo raduna quindi l’esercito a Ginevra, lo articola in due corpi di spedizione e cala in Italia.

Le conseguenze dell’invasione dei Franchi in Italia e a Vicenza

L’invasione porta un periodo di povertà e decadenza nei territori conquistati. La sorte di Vicenza carolingia segue quella degli altri centri urbani e non è noto se l’assoggettamento della città e del territorio sia stato preceduto da combattimenti o da un assedio. Probabilmente no, perché i Franchi, in generale, incontrano poca opposizione e i duchi longobardi si sottomettono senza troppo resistere o addirittura con la defezione.

È storicamente provato, invece, che l’ultimo duca longobardo di Vicenza, Gaido, abbia combattuto lontano dalla città contro i Franchi nella battaglia sul fiume Livenza, insieme con il collega friulano Rodgauso. La loro opposizione non è efficace e i due si arrendono ricevendo l’onore delle armi.

Karolus rex Francorum ac Langobardorum

Il merito di questa conquista non troppo bellicosa è di re Carlo, che mantiene leggi e ordinamenti longobardi e, per di più, lascia al loro posto i duchi di Desiderio assicurandosi la loro fedeltà. Lui stesso si proclama “Karolus gratia dei rex Francorum ac Langobardorum ac patricius Romanorum” insinuando, anche grazie a questo ambiguo titolo, che non ci fosse stata soluzione di continuità politica ed etnica nel Regno.

L’ex duca Gaido diventa, quindi, il primo comes di Vicenza carolingia e del suo territorio, che resta invariato nei suoi confini ma prende il nome di comitatus. I conti carolingi rappresentano il re, da cui dipendono direttamente esercitando funzioni amministrative, militari e di giustizia in suo nome. In parallelo, però, Carlo crea un contropotere nel vescovo che è da lui stesso eletto e usato come controllore dell’operato del conte. Arcivescovi, vescovi e abati fanno parte della pubblica amministrazione del Regno, conservando una dipendenza gerarchica da Roma solo in campo spirituale. La confusione dei poteri doveva essere notevole.

Carlo Magno a Vicenza nel 776

Vicenza Carolingia, Carlo Magno nel ritratto immaginario di Albrecht Durer
Vicenza Carolingia, Carlo Magno nel ritratto immaginario di Albrecht Durer

Nel 776 gli ex duchi longobardi si dimostrano meno fedeli di quanto Carlo sperava e organizzano una ribellione che costringe il re franco ad una nuova calata in Italia per stroncare le velleità dei conti sediziosi. Ne consegue una epurazione ai vertici amministrativi locali che porta alla guida dei comitati solo nobili franchi.

A Vicenza Carlo fa tappa proprio in occasione di questa seconda spedizione. Lascia alla città una relativa autonomia e il ruolo non secondario che aveva rivestito nella regione con i Longobardi. Non tutto il Veneto è occupato dai Carolingi: Rivoalto (la futura Venezia), infatti, resta legata ai Bizantini e mantiene la propria indipendenza anche quando, nell’810, Carlo manda il figlio Pipino a tentarne la conquista. I veneziani resistono, Pipino muore e interviene la pace fra Impero e Franchi.

Vicenza carolingia mantiene la sua identità territoriale alla pari con Verona e Treviso. L’urbanistica cittadina non è alterata e le novità edilizie riguardano prevalentemente i luoghi di culto e i monasteri. Extra moenia sorge, nell’VIII secolo, un altro convento benedettino, quello di San Silvestro a conferma della centralità della chiesa e delle sue istituzioni nella vita della città carolingia.

Articolo precedenteUnder 16 Lr Vicenza: oggi la sfida con la Fiorentina per accedere alle semifinali Scudetto!
Articolo successivoIl Condominio. Regolamento contrattuale e clausola compromissoria in arbitrato delle controversie
Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.