Nursing Up, De Palma: «Servono infermieri, il tempo stringe, e la ricostruzione deve cominciare dalle nostre Università»

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«Ce la farà il nostro sistema, in eterno affanno, ad adeguarsi alle nuove sfide che inevitabilmente ci attendono?  – si legge nella nota che pubblichiamo del sindacato degli infermieri Nursing Up (qui altre news su ViPiu.it, ndr) -. Ma soprattutto saremo in grado, per una volta, di non sprecare la grande occasione offerta dal nuovo PNRR, in questo caso la Missione 6, che con ben 7 miliardi di euro a disposizione, si pone l’obiettivo di ricostruire la sanità territoriale? 

Saremo davvero pronti a mettere fine, un giorno non lontano, alle “pessime gestioni” che hanno minato la qualità delle prestazioni sanitarie, giorno dopo giorno, e hanno reso gli operatori sanitari schiavi di un labirinto senza uscita?

Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Nursing Up preoccupato da quarta ondata Covid
Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Nursing Up

Sono domande legittime che tutti noi dobbiamo porci, esordisce Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, nel momento esatto in cui apprendiamo che, lo scorso 3 maggio, è stata pubblicata in Gazzetta la Delibera della Conferenza Stato Regioni in merito alle ingenti risorse, che arrivano come ben noto dall’Europa, messe a disposizione per dare corpo alle  Reti di Prossimità.

A fine aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato il ‘DM 71’ «Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale», un documento che detta gli standard per l’assistenza territoriale all’interno del PNRR, inclusi gli obiettivi da raggiungere per garantire una presenza infermieristica sufficiente al fabbisogno. 

Già un anno fa, autorevoli report, che abbiamo ampiamente condiviso, rivelavano i dati schiaccianti del nuovo fabbisogno di infermieri per garantire l’indispensabile copertura dei nuovi servizi sanitari. 

Per soddisfare le aspettative del PNRR serviranno circa 30 mila infermieri in più: 20 mila per far fronte all’introduzione del nuovo ‘infermiere di comunità che prevederà un infermiere ogni 3.000 abitanti; mentre altri 10 mila infermieri saranno necessari nelle 1.200 nuove ‘case di comunità’ previste dal PNRR.

A questo punto, continua De Palma, a fronte di una voragine strutturale che ci racconta, amaramente, di ben 80mila infermieri che già mancano all’appello, come pensiamo di creare i presupposti per non “mandare letteralmente in fumo” il fiume di denaro che abbiamo nelle mani?

Non possiamo correre certo il rischio, memori delle esperienze di anni e anni di soldi gestiti in maniera molto discutibile  per usare un eufemismo, che hanno poi portato alle terribili conseguenze dell’austerity in tanti territori, di lasciare che la sanità ristagni nelle condizioni in cui è adesso, con gli infermieri relegati mestamente al ruolo di ultimi della classe, messi nelle condizioni di scappare all’estero o di abbandonare addirittura la professione come di fatto sta accadendo. 

Che ne sarà delle necessità dei pazienti, dei soggetti fragili, e di una popolazione destinata inevitabilmente all’invecchiamento con la natalità che rimane tra le più basse del Vecchio Continente?

La soluzione, continua De Palma, non può essere che ripartire dalle nuove generazioni di infermieri, dall’indispensabile ricambio generazionale, dal necessario aumento dei laureati, sospendendo per esempio di fatto, viste le necessità del Pnrr, e seppur pro tempore, i numeri chiusi nelle Università.

Non possiamo agire altrimenti, la presenza di nuovi infermieri urge come il pane.

Uneba rivela che il fabbisogno stimato da regioni e categorie professionali è molto maggiore dei posti messi a bando. 

In poche parole non formiamo abbastanza infermieri. 

Per l’anno 2021-2022 le università hanno messo al bando 17.394 posti per infermieristica, a fronte di 23.498 stimati come fabbisogno. Negli ultimi 20 anni, rileva Uneba, i posti disponibili per frequentare i corsi di laurea per infermieri sono stati 309.962 a fronte di un fabbisogno stimato dalle categorie di 410.075, e di altri 378.000 per il turnover. È importante considerare inoltre che non tutti i ragazzi che iniziano il corso di laurea è detto che si laureino. Nel 2021 si sono laureati 23.447 infermieri. 

Se le università avessero accolto le richieste di tutti gli aspiranti infermieri, con il corso universitario di tre anni avremmo avuto oggi almeno 14.000 nuovi infermieri, sottolinea Uneba.

In conclusione, dice ancora De Palma, non possiamo permetterci di gestire questa enorme occasione del PNRR con superficialità .

In ballo c’è il futuro degli infermieri e quello di una moltitudine di pazienti, una moltitudine di potenziali malati di domani, di cui doverosamente siamo responsabili e dei quali dobbiamo prenderci cura».