Sara Pinna su Tva contro il piccolo tifoso cosentino: non è questione di etica deontologica. In fondo alla triste vicenda c’è una mano tesa

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sara pinna

Caso Sara Pinna e offese razziste a un bambino di Cosenza, condannate anche e duramente dal club biancorosso: si smuove (dopo giorni di attesa e dopo che la vicenda è rimbalzata anche sui media nazionali che riportano anche il video, ndr) anche Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria. Il governatore calabrese, in queste ore ha voluto affidare a un post social il suo pensiero, assimilabile senza dubbio a quello di molti calabresi, colpiti in questi giorni da quanto successo.

Questa ‘giornalista’ – ha detto ricostruendo parzialmente la vicenda – si è rivolta ad un bambino calabrese di 7 anni che esultava per la vittoria del Cosenza, con l’ennesima frase razzista. Mi chiedo – ha proseguito Occhiuto – come si possa ridurre la bellezza dello sport a tanta violenza verbale come avvenuto nelle ultime settimane. Auspico che l’ordine dei giornalisti prenda immediatamente provvedimenti e che qualcuno, umilmente, inizi a chiedere scusa pubblicamente“.

Scuse che sono poi arrivate dalla diretta interessata insieme alle immancabili minacce di querele per chi avrebbe ecceduto nei commenti sul suo conto.

Alcune considerazioni potrebbero essere utili all’argomento.

A partire da un aspetto che non va trascurato e si collega a una domanda che in molti si sono posti. “L’ordine dei giornalisti cosa fa”? Anche se a rispondere di eventuali comportamenti scorretti è sempre il direttore responsabile della testata (e l’Ordine dei Giornalisti del Veneto, scrive Il Fatto Quotidiano, “valuta provvedimenti…”) la verità è che Sara Pinna non è una giornalista. E non deve essere inteso ciò come un’offesa. Molti ad esempio hanno commentato richiamando l’etica professionale che è venuta a mancare del tutto in quel tragicomico siparietto andato in onda su Tva.

La questione, infatti, è che Sara Pinna non lo è, giornalista, in quanto non iscritta all’ordine dei giornalisti, a differenza di Andrea Ceroni, in collegamento con lei da Cosenza e in parte, volente o nolente, coinvolto nel caso.

Nonostante tutto la protagonista della vicenda – come è noto a tutta l’informazione locale veneta -, da anni, conduce trasmissioni giornalistiche. E’ parere di chi scrive che non sia “quel tesserino” a fare il giornalista, né tantomeno a imporre l’osservanza dell’etica professionale. L’eventuale responsabilità, in questo caso, non è per mancata osservanza di qualche regole deontologica, ma – purtroppo, aggiungo – per una mancata osservanza di umana creanza.

La seconda considerazione è che di un dato di fatto si è fatto un insulto. “I meridionali vengono al Nord a cercare lavoro“. Chi volesse controbattere (ma dovrebbe essere dotato di pari mancanza di umanità, ndr), replicherebbe allora che “tanto è qui che venite per le vostre vacanze“, ovviamente detto con intento spregiativo. Ma, oltre che sciocchezza di proporzioni cosmiche, sarebbe inutile: alimentare questo “far di tutta l’erba un fascio“, non porta da nessuna parte. Anzi, sì: porta all’odio.

Un’ennesima considerazione vale – anche questa – la pena di proporla al lettore. Ed è contenuta nella reazione del padre del bambino insultato.  

Alla gentilissima Sara Pinna – scrive -. Sono il papà di Domenico, il bambino che nel post partita Cosenza-Vicenza esultando per la vittoria della sua squadra ha detto ‘lupi si nasce’ sotto consiglio del papà e con non poco orgoglio. Con la sua risposta, cito sue parole ‘eh ma gatti si diventa sai? Intanto prima o poi venite in pianura a cercare lavoro’, lei ha dimostrato di essere anzitutto poco sportiva oltre che ignorante e con non pochi pregiudizi.

Prima di parlare è necessario pensare bene a cosa si dice perché lei non sa cara Sara Pinna, che Domenico è figlio di due imprenditori calabresi che amano la propria terra e che certamente con non poca fatica dimostrano quotidianamente di voler contribuire per migliorarla e supportarla nel pieno delle proprie possibilità. Lei con la sua qualifica da giornalista dovrebbe ben sapere e dimostrare a coloro i quali si rivolge cosa sono etica e morale. Due qualità a lei sconosciute a quanto pare.

In ogni caso, qualora nella propria terra mancasse lavoro non ci sarebbe comunque da vergognarsi a cercarlo altrove. Dovrebbe saperlo, perché la storia lo insegna se lei avesse avuto modo di studiarla, che la Padania deve tanto ai meridionali e a molti di loro deve il suo sviluppo dal punto di vista lavorativo.

La invito, senza rancore a visitare la Calabria, così che possa anche lei capire che terra meravigliosa è e quanta bella gente la abita, noi a differenza Sua, detestiamo i pregiudizi e il razzismo proprio non ci appartiene. Nascere lupi vuol dire amare i colori della propria squadra e supportarla in tutto e per tutto. Nessuno invece nasce ignorante, alcuni ahimè decidono di diventarlo. Vorrei ricredermi e sperare che non sia il suo caso”.

Non per farne una questione di superiorità, ché siamo tutti italiani, ma l’unica cosa positiva di questa vicenda è quella “mano tesa“, contenuta nella frase: “La invito, senza rancore a visitare la Calabria“.

Che dopo che Sara Pinna ha porto lo sue scuse, ex post, la società editrice di Tva, Videomedia, dopo averle accettate, abbia confermato via social la professionalità della conduttrice è un (altro) fatto che si commenta da solo.

In Veneto direbbero “pezo el tacón del buso” (peggio la pezza del buco)…

Le scuse postume di Sara Pinna su Tva e l’editrice Videomedia le accetta e conferma la professionalità della conduttrice