Bonus libri, in difesa degli immigrati Gruppo Pd, Ruzzante e Puppato: “la Regione sbaglia”

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?Il Bonus libri è un contributo statale che la Regione poi gira ai Comuni, non sono soldi messi a disposizione dalla Giunta. La Regione dia immediata indicazione alle amministrazioni locali affinché tutte le domande vengano accettate con le autocertificazioni?. È quanto torna a chiedere il Gruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Veneto a proposito ?del ?caos libri? dovuto alla documentazione aggiuntiva obbligatoria per il calcolo degli Isee imposta alle famiglie non comunitarie.  

È singolare che Zaia, mentre con una mano firma un protocollo per la scuola, con l?altra rischia di lasciare senza libri di testo decine e decine di studenti. Quello che fa rabbia non è solo la xenofobia latente o palese, ma che vengano colpiti i più deboli, ovvero i bambini delle famiglie povere?.

?La Regione non incorra nel rischio che persone bisognose non abbiano accesso ad un diritto sociale, anche perché ha precise responsabilità. L?informazione data dalla Regione, infatti, è stata tardiva ed ambigua – aggiungono i Consiglieri – e c?è l?ipotesi concreta che, in mancanza delle documentazioni richieste ai cittadini non comunitari, le domande per l?accesso ai contributi vengano valutate inammissibili. Ciò significa ledere un diritto fondamentale come quello allo studio. Noi siamo pronti ad affiancare i cittadini penalizzati così come i Comuni alle prese con un aggravio di responsabilità, di cui non si faceva menzione nella delibera di Giunta né nel bando. Presidente e assessore facciano retromarcia e, piuttosto, avviino i controlli adeguati nei confronti dei beneficiari, secondo quanto previsto dalla legge e confermato da una sentenza del Tribunale di Brescia. In questo modo troveranno il pieno appoggio di cittadini e sindaci. Al contrario degli spot della Lega, che non garantiscono alcun risultato e creano ulteriore confusione, così come le modalità comunicative, imprecise, scelte dalla Regione?

 

«Cosa c’entra D’Alema? La norma del 1999 a cui fa riferimento la Giunta Zaia non c’entra assolutamente nulla, per l’accesso alle prestazioni sociali vale il DPCM n. 159 del 2013 che consente a ciascun ipotetico beneficiario di presentare una dichiarazione sostitutiva unica. Senza alcuna distinzione in base alla nazionalità. Lo conferma del resto la sentenza del Tribunale di Brescia del 4 febbraio 2016, dove afferma: il d.P.C.M. n. 159 del 2013 ?non prevede alcuna distinzione di trattamento tra cittadini italiani e stranieri sotto tale profilo, consentendo a tutti indistintamente la possibilità di effettuare l?autocertificazione mediante la dichiarazione sostitutiva unica della propria condizione reddituale e patrimoniale anche con riferimento a redditi e patrimoni esteri?». Così il consigliere regionale Piero Ruzzante (Liberi e Uguali), dopo le dichiarazioni della Giunta regionale e di alcuni consiglieri regionali della Lega che fanno risalire l?obbligo del certificato prodotto dal Paese d?origine per i cittadini non comunitari al Decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394. «Quella norma non si applica al buono libri, perché si tratta di un contributo cui si ha diritto di accedere tramite la presentazione della sola dichiarazione Isee. Ora non si inventino storie, facendo il solito scaricabarile: la Giunta deve riaprire il bando e ammettere i bambini rimasti fuori, punto. Altrimenti ? conclude Ruzzante ? credo che i genitori dei bambini che dovessero risultare esclusi a causa della “legge razziale” della Giunta Zaia faranno bene a fare ricorso. E sono pronto a scommettere che lo vinceranno». 

 

?Il buon senso – afferma la senatrice Pd Laura Puppato – che va sempre applicato alle leggi assieme all?individuare la ?ratio? cioè la ragione, la motivazione di ogni provvedimento, è stato cancellato. Peccato però che la regola sulla modalità di contribuzione ne viene oggi  pedissequamente applicata ai contributi per i libri di testo,  sia in contrasto sia con l?art.34 della Costituzione, dove si legge che : ?L?istruzione inferiore, impartita per almeno 8 anni, è obbligatoria e gratuita..?  sia con l?articolo 3, che non ammette distinzioni ? ..di razza, di sesso, di condizioni personali e sociali? .
Non  bastasse la Costituzione a frapporsi tra la subdola volontà di creare conflitti ed emarginare persino in ambito scolastico, ci pensa il buon senso. Infatti è di tutta evidenza che quella norma, nata per comprendere di quali rilevanti capitali potessero godere genitori con cittadinanze extra Ue, non può valere per provenienti da Paesi in sfacelo economico e burocratico, dai quali è pressoché impossibile desumere alcunché in termini di catasti e anagrafe spesso inesistenti. Ugualmente non si spiega una migrazione per ragioni di sopravvivenza qualora si posseggano beni al sole di enorme valore nel paese di origine. Buon senso, appunto. 
?Ad impossibilia nemo tenetur? di fronte all?impossibile, se si insiste, si avrà come risposta il suono della propria voce in restituzione, null?altro che quello. Cioè un boomerang, associato al disgusto per dover subire come cittadina veneta, un continuo affronto a buon senso, costituzione e pace sociale. 
Se questi sono i nostri governanti di oggi, che godono nel creare problemi e conflitti persino a dei minori a fronte di un valore assoluto come l?istruzione obbligatoria, allora ci si può attendere solo un declino e un insicurezza crescente. Di cui, sia chiaro a tutti, sono i massimi responsabili. 
Giacché quando si provoca, si esclude, si emargina, si crea artatamente un problema, ci si può attendere una reazione. Ed è probabilmente di altri ?incidenti? che si ha bisogno per continuare ad alimentare la corrente del conflitto permanente, dell?odio sociale. Aditando la sicurezza infatti costoro ricercano l?insicurezza, in modo tale che la percezione di sicurezza resti un obiettivo lontano.
Attenzione che il gioco è scoperto.?