Taglio emissioni ‘Fit for 55’. Parlamento europeo boccia

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Alla prima prova del voto del Parlamento europeo, quando si è trattato di mettere nero su bianco le regole e i costi per tagliare le emissioni del 55 per cento entro il 2030, il pacchetto “Fit for 55” presentato dalla Commissione si è disfatto.

Nella plenaria di ieri a Strasburgo, uno dei cardini di “Fit for 55”, la riforma del sistema dello scambio di emissioni Ets è stata clamorosamente bocciata. Niente di irrimediabile: il testo tornerà in commissione Ambiente e sarà ripresentato alla plenaria con ogni probabilità a luglio, quando sarà trovato un compromesso tra i grandi gruppi della “maggioranza Ursula” che ha eletto von der Leyen presidente della Commissione. Ma l’episodio dimostra che, al momento di imporre costi a settori importanti dell’economia e alle famiglie, è più facile dirsi favorevoli al Green deal che fare il Green deal. Un altro pezzo del Green deal di von der Leyen rischia di saltare a luglio: la tassonomia. Un’alleanza trasversale di parlamentari potrebbe trovare una maggioranza per bocciare l’inserimento di nucleare e gas nella tassonomia. Secondo loro, la guerra della Russia rende obsoleta la proposta di von der Leyen di considerare nucleare e gas come fonti energetiche da finanziare per garantire la transizione climatica.

Cominciamo dalla tassonomia, che è la classificazione degli investimenti considerati compatibili con il Green deal. Cedendo alle pressioni di Francia e Germania, von der Leyen ha deciso di inserire nucleare e gas tra le fonti di transizione. Era il 31 dicembre del 2021, molto prima della guerra di Vladimir Putin che ha portato alla decisione dell’Ue di abbandonare (gradualmente) gli idrocarburi russi. 
In una conferenza stampa ieri, il popolare Christophe Hansen, il socialista Paul Tang, la liberale Emma Wiesner, il verde Bas Eickhout e la comunista Silvia Modig hanno presentato l’alleanza trasversale contro il nucleare e il gas nella tassonomia. “L’atto delegato della Commissione ha ancora meno senso dopo la guerra in Ucraina”, ha detto Hansen del Ppe: “Politicamente non possiamo accettare di finanziare ulteriormente la guerra”. La tassonomia di von der Leyen è “stata scritta da Germania e Francia” e “aumenta la nostra dipendenza dalla Russia”, ha spiegato Tang dei Socialisti&Democratici: “Diventeremo più dipendenti dal gas russo e dall’uranio russo”.

Tang ha efficacemente ribattezzato la tassonomia di von der Leyen “Power to Putin”. Eickhout dei Verdi ha evidenziato una grande ironia: con la guerra di Putin oggi tutta l’Ue è a caccia di forniture di gas naturale liquefatto, ma “il Gnl non rispetta la tassonomia”. I cinque si sono detti convinti che il fattore Russia sarà decisivo per trovare la maggioranza per bocciare la proposta di von der Leyen.
Un primo test ci sarà la prossima settimana in commissione Ambiente, prima del voto in plenaria a luglio. Nessuno ha voluto fare previsioni. Ma, secondo una nostra fonte, il Parlamento europeo sarebbe spaccato a metà sulla tassonomia. I Verdi voteranno contro. I socialisti e l’estrema sinistra sono al 90 per cento contrari. Il 50 per cento del Ppe sarebbe pronto a bocciare la tassonomia. Decisiva sarà la ribellione interna al gruppo di Renew, la cui leadership ha deciso di rimanere fedele alla posizione di Emmanuel Macron, che vuole il nucleare nella tassonomia. La campagna si concentrerà sui deputati dei piccoli paesi con un messaggio: se passerà la tassonomia di von der Leyen gli investimenti privati verranno dirottati sulle centrali nucleari francesi e quelle a gas tedesche, invece che sulle rinnovabili che beneficiano anche agli altri stati membri.

Sul voto di ieri su “Fit for 55”, la bocciatura della riforma del sistema Ets dimostra quanto sarà difficile e caotico il negoziato sulla riduzione delle emissioni. La proposta di von der Leyen era già stata svuotata di alcune misure ambiziose, ma politicamente insostenibili, come l’estensione del sistema Ets ai trasporti (una tassa sui carburanti) e agli alloggi (una tassa sul riscaldamento) delle famiglie……
C’è stata un’altra battaglia sulla fine della vendita di auto nuove con motore a combustione diesel e benzina nel 2035: socialisti, liberali e verdi hanno sconfitto il Ppe e l’estrema destra, che avrebbero voluto consentire ai produttori emissioni del 90 per cento più basse. Ma sono passati un paio di emendamenti che prevedono deroghe per le supercar, come Ferrari, che producono poche migliaia di automobili l’anno. L’iniziativa è stata adottata dal Pd per difendere il distretto italiano dell’auto di lusso. Le classi popolari ringrazieranno per aver conquistato il diritto alla Ferrari. Lorenzo Consoli, storico giornalista della sala stampa dell’Ue espertissimo di clima, spiega su Askanews qui qui i dettagli dei voti di ieri su “Fit for 55”.

(David Carretta su Europa Ore 7 del 09/06/2022)
 

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