Pensionati Veneto: Una retribuzione dignitosa significa una pensione dignitosa

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Cupani e Fumarola

Pensionati Veneto: “Una retribuzione dignitosa significa una pensione dignitosa”. Questo in sintesi il contenuto di un comunicato stampa dalla Fnp Veneto della Cisl. “La questione è più ampia del solo salario minimo. Dobbiamo risolvere una volta per tutte il problema del lavoro povero e tutelare la sostenibilità del sistema pensionistico”, aggiungono.

“Rappresentando una categoria di 1,2 milioni di pensionati in Veneto, che per il 52% vive con 1.500 euro lordi al mese mentre quasi 1 su 3 con 1.000, e che ha ben chiaro cosa significhi perdita del potere d’acquisto, per la Fnp Veneto la discussione sul salario minimo serve ad accendere i riflettori su cosa succede domani ai lavoratori poveri”.

“Una retribuzione dignitosa significa una pensione dignitosa”, ha sintetizzato Tina Cupani, segretaria generale Fnp Veneto, in occasione del Consiglio generale del sindacato, che si è tenuto oggi al Centro Cardinal Urbani di Mestre e al quale ha partecipato la segretaria nazionale della Cisl Daniela Fumarola, attualmente reggente della Fnp nazionale.

“Il lavoro povero non si cancella con il solo salario minimo, ma il dibattito che si è creato è utile e ci consente di agire – continua – dobbiamo sostenere la nostra confederazione affinché una volte per tutte si risolva il problema, soprattutto per i giovani e le donne. Altrimenti domani ci ritroveremo con molti più poveri”.

“Sappiamo che ci sono 3 milioni di lavoratori poveri, significa immaginare per loro un futuro di pensioni povere – aggiunge Daniela Fumarola -, ma sul salario minimo, qualcuno dovrebbe rileggersi bene la direttiva europea: la Ue dice ai paesi come l’Italia, dove c’è una contrattazione sviluppata, di continuare a contrattare. I minimi orari, infatti, sono numeri che non contengono tutto ciò che la contrattazione aggiunge: la questione salariale è più ampia ed è il tema dei temi.

L’obiettivo – precisa la segretaria nazionale Cisl e reggente Fnp – è agire per dare al Paese soluzioni strutturali, capaci di legare l’incremento delle retribuzioni al motore della crescita e della produttività. Dobbiamo rinnovare tutti i contratti, pubblici e privati. Ma va attivata anche la leva fiscale: c’è bisogno di abbassare le tasse per i pensionati e per i lavoratori. Bisogna sbloccare le indicizzazioni degli assegni, e stimolare fra gli attivi la previdenza complementare.

La sostenibilità del sistema pensionistico, insomma, ha necessariamente le sue fondamenta su un lavoro di qualità. Ma essa è garantita se finalmente si mettono a terra anche le riforme che la Fnp richiede da tempo, a partire dalla separazione nel bilancio dell’Inps delle voci per le prestazioni assistenziali e previdenziali.

Sul fronte fiscale qualcosa è stato fatto con la revisione delle aliquote e con il ritorno alla legge Prodi per la rivalutazione delle pensioni, ma per la Fnp Veneto sono primi passi, bisogna fare molto di più”.

“I pensionati italiani sono tassati al 30% in più rispetto alla media Ue, e 30% è anche la percentuale di quanto le nostre pensioni hanno perso in potere d’acquisto in 20 anni di meccanismi di rivalutazione parziali o addirittura bloccati – conclude Cupani – dobbiamo continuare sulla rimodulazione delle aliquote Irpef perché la revisione del 2021 non ha coinvolto le pensioni basse, e dobbiamo arrivare a una rivalutazione piena. Del resto, se gli attivi hanno i rinnovi dei contratti per vedere adeguate le loro retribuzioni all’aumento del caro vita, noi pensionati abbiamo solo lo strumento della perequazione”.