Dove stiamo andando

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Meritocrazia Italia è un luogo di libero confronto, uno spazio nel quale chiunque può sentirsi protagonista, mettere a disposizione le proprie competenze e la propria personale esperienza e concorrere così alla formazione di un pensiero nuovo, fondato su valori condivisi.
Con garbo, umiltà, capacità di critica costruttiva, propensione all’ascolto, spirito di proposizione, puntiamo a riportare la Persona al centro della riflessione politica, per contribuire a migliorare il contesto sociale che oggi abitiamo noi e che domani abiteranno le generazioni a venire.

Ci si è abituati a credere che la Cultura serva soltanto a trovare un lavoro, e che la politica serva soltanto a distribuire posti di potere. Meritocrazia immagina una realtà diversa, fatta di crescita condivisa e di sentimenti. Della cittadinanza attiva vuole fare lo strumento primo della ripartenza. Perché non è vero che i cittadini sono impotenti. Ciascuno può e deve fare la sua parte.

Il disagio quotidiano ha radici lontano nel tempo, e nel tempo si perde lo smarrimento del ruolo della politica, ridotta a una campagna elettorale sempre aperta, e agguerrita. Homo homini lupus. Così s’è persa la fiducia, e, insieme alla fiducia, la forza di indignarsi. Il disfattismo ha preso il sopravvento.

In questo scenario, il messaggio di Meritocrazia Italia è eversivo, perché rivendica una politica che sia mezzo per tendere alla felicità, studio e azione, riflessione e opera; ha il coraggio di invocare tregua in una guerra fintamente ispirata alle ideologie, e assume la responsabilità della cooperazione.
Chi sceglie di dedicare parte del proprio tempo e delle proprie energie al progetto è mosso dal desiderio ambizioso di migliorare il mondo intorno e spesso non si accorge di quanto l’impegno comune possa giovare anche a se stessi.
Nel tempo dell’individualismo e dell’abbandono, quando ci si sente dimenticati e inascoltati, rassicura e conforta sapere che il proprio pensiero può essere determinante per un gruppo di persone con gli stessi sogni, gli stessi desideri, le stesse emozioni e gli stessi valori.

La nostra riflessione serve anzitutto a rimettere ordine tra le priorità e riportare l’attenzione sulla funzione di equità sociale e valorizzazione dei meriti come leva per la crescita di ogni settore, economico e sociale. Puntiamo alla tutela delle fragilità, all’inclusione di chi si sente escluso, perché tutti tornino a sentirsi utili.

Vogliamo ribaltare le gerarchie, per restituire ai cittadini il potere di scegliere.

Ma, per riconquistare la libertà della partecipazione, bisogna imparare a mettere il bene comune dinanzi alle proprie personali esigenze. Questa è la miglior reazione alla nuova logorante perpetua campagna elettorale, costruita su una gogna pubblica nella quale sacrificare le debolezze o le difficoltà del singolo, in un vortice distruttivo che, nell’annientare l’avversario, mortifica il consenso del singolo.
La vera politica non è nella competizione elettorale.
La vera politica è nella programmazione, e si valuta secondo il benessere procurato e il progresso umano raggiunto.

La competizione è nella fisiologia delle relazioni umane. Si è in competizione con gli altri e con se stessi sul lavoro, nei rapporti sociali, nello sport. L’avvocato vuol vincere più cause degli altri, o almeno più di quelle che vince di solito. Il commerciante vuole vendere di più dei concorrenti, o almeno più di quanto ha venduto nell’anno precedente. Può essere un punto di forza, perché è stimolo a raggiungere risultati migliori. Ma è causa di avvilimento e iniquità quando la gara è falsata perché non tutti sono ammessi a parteciparvi, o quando non tutti hanno la possibilità di allenare le proprie abilità. I limiti di una giustizia non ben funzionante e poco accorta, il cattivo funzionamento della pubblica amministrazione, che rende servizi adeguati e non dà spazio ai meriti nelle progressioni di carriera, le alterazioni del libero gioco della concorrenza decretano la sconfitta comune.
Il progresso, per essere tale, deve essere retto da equilibrio.

‘Dove stiamo andando?’. È la domanda di chi non coglie appieno il valore della coesione.

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Fonte: DOVE STIAMO ANDANDO? – 26 GIUGNO 2022

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