Energia Ue. Tabella di marcia del G7

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  Mentre i ministri dell’Ambiente dell’Unione europea erano impegnati in una maratona negoziale sul pacchetto “Fit for 55”, i leader del G7 ieri hanno rivisto al ribasso le loro ambizioni climatiche globali per far fronte alle conseguenze della guerra di Vladimir Putin sull’aumento del prezzo dell’energia. La grande paura dell’Ue è ritrovarsi al freddo e senza gas ed elettricità, in caso di taglio totale delle forniture da parte della Russia. In nome dell’emergenza, il G7 ha annacquato gli obiettivi che i paesi ricchi si erano dati in passato, compresi quelli della Cop 26 di Glasgow sulla riduzione delle emissioni. Contrariamente a quanto affermato poco più di sei mesi fa, Stati Uniti, Ue, Canada e Giappone sono pronti a investire nelle energie a elevate emissioni in patria e all’estero. Nelle conclusioni finali il G7 afferma che gli investimenti nel gas naturale liquefatto (Gnl) sono una “risposta necessaria all’attuale crisi” perché “in queste circostanze eccezionali, gli investimenti sostenuti dal settore pubblico nel settore del gas possono essere appropriati come risposta temporanea”.

Le conclusioni del vertice del G7 menzionano esplicitamente la necessità di “accelerare l’uscita dalla nostra dipendenza dall’energia russa” come ragione per investire nel Gnl: “L’investimento in questo settore è necessario in risposta all’attuale crisi”Il linguaggio sul carbone è meno esplicito, più diplomaticamente fumoso, ma il messaggio è lo stesso. “Riconoscendo l’importanza della sicurezza nazionale e degli interessi geostrategici ci impegniamo a porre fine a nuovi aiuti pubblici diretti per il settore internazionale del combustibile fossile entro la fine del 2022, tranne in circostanze limitate chiaramente definite da ciascun paese in linea” con gli obiettivi di Parigi. Le conclusioni del Vertice sono meno ambiziose anche nel settore dell’auto elettrica. La bozza iniziale prevedeva di ridurre del 50 per cento i veicoli a combustione entro il 2030. Il testo finale – su insistenza del Giappone – impegna il G7 ad “aumentare significativamente la vendita, la quota e l’utilizzo di veicoli di servizio leggeri a zero emissioni”. Gli obiettivi sono molto al di sotto delle ambizioni climatiche di appena sei mesi fa.

Il fatto è che la guerra di Putin ha cambiato quasi tutto, comprese le priorità sul clima. Se pubblicamente, l’Ue dice di voler accelerare la transizione verso le rinnovabili e il risparmio energetico, tutti sono consapevoli che servirà tempo. La vera emergenza oggi è come superare il prossimo inverno (o meglio i prossimi due o tre inverni), senza infliggere un duro colpo alla produzione e ai consumatori. Fatih Birol, il direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia, ha detto a Bloomberg che l’Europa deve prepararsi a ridurre del 30 per cento il suo consumo di gas per affrontare un taglio totale delle forniture russe. In questo contesto, gli stati membri dell’Ue riaccendono le centrali a carbone e cercano di accaparrarsi tutto il gas naturale liquefatto disponibile. Al vertice del G7 il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e il premier canadese, Justin Trudeau, hanno annunciato un’intesa per aumentare le forniture di Gnl all’Europa. Il Canada potrebbe costruire un nuovo terminal per esportare il suo Gnl verso l’Ue.

La guerra in Ucraina ha spinto il G7 a una sorpresa inattesa prima del vertice. I capi di stato e di governo del G7 hanno dato la benedizione alla proposta di Italia e Stati Uniti di imporre un “price cap” a gas e petrolio russi….. Il via libera del G7 è anche una conferma della determinazione delle democrazie occidentali di far pagare un prezzo a Putin per la sua guerra. Il “price cap” potrebbe aumentare il rischio di un taglio totale delle forniture, ma ha il vantaggio di ridurre considerevolmente le entrate del Cremlino che servono a finanziare la sua guerra. La Commissione, che finora era stata reticente al punto da rinviare tutto a dopo l’estate, è “pronta ad accelerare” le sue proposte sul tetto sul prezzo del gas, ci ha fatto una sua portavoce.

La guerra energetica di Putin all’Ue rende anche più difficili le trattative sul pacchetto “Fit for 55”. I ministri dell’Ambiente dei ventisette questa notte si sono lanciati in una maratona negoziale sul pacchetto di misure proposto dalla Commissione per ridurre le emissioni di almeno il 55 per cento entro il 2030. Due proposte di compromesso presentate dalla presidenza francese del Consiglio dell’Ue non sono bastate a mettere tutti d’accordo. Germania, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia hanno insistito per ridurre l’ammontare delle risorse per il Fondo sociale climatico. Diversi paesi del sud e dell’est hanno chiesto deroghe ed esenzioni settoriali o territoriali, oltre che aiuti per affrontare le conseguenze sociali della transizione climatica.

“Dobbiamo dare un chiaro segnale all’Europa e al mondo che siamo pronti a fare ciò che è necessario per mettere in opera le nostre politiche climatiche. Siamo andati già molto lontani ed è assolutamente possibile raggiungere un accordo”, ha detto il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans. Ma a giudicare dal dibattito di ieri “Fit for 55” è la nuova versione delle antiche trattative sulle vecchie quote della Pac: un’intera notte di negoziati per qualche quota di emissioni gratuite in più, o almeno qualche centinaio di milioni di compensazioni.

(David Carretta su Europa Ore 7 del 29/06/2022)

 
 

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Fonte: Energia Ue. Tabella di marcia del G7

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