Processo d’appello BPVi 5 luglio. Angius: dopo primi allarmi situazione precipita. Gronchi: nel 2011 accenni di crisi. Entrambi: Zonin “al suo posto”

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Processo d'appello BPVi, Divo Gronchi (immagine della sua deposizione in I° grado)
Processo d'appello BPVi, Divo Gronchi (immagine della sua deposizione in I° grado)

È ripreso oggi 7 luglio 2022 alle ore 10.30 il Processo d’appello BPVi a Mestre a carico dei vertici della BPVi, Zonin (condannato in I° grado a sei anni e sei mesi più sanzioni e confisca), Giustini (sei anni e tre mesi etc.), Marin (sei anni etc.), Piazzetta (sei anni etc.) oltre che a carico di Zigliotto e Pellegrini, assolti in primo grado ma la cui assoluzione è stata appellata dalla Procura di Vicenza  (qui tutte le udienze, “qui “Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo”, il libro/documento sul primo grado da noi pubblicato, ndr).

Ricordiamo che il Collegio veneziano e composto dal presidente Francesco Giuliano e dai giudici Alberta Beccaro e David Calabria, mentre l’accusa è rappresentata dal sostituto Alessandro Severi, affiancato da Paola Cameran e col supporto dei pm del I° grado di Vicenza Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi.

Due i testi sentiti dalla difesa Zonin, l’avv. Paolo Angius, uomo delle partecipate della banca, in carica nel Cda di BPVi da aprile del 2013 sino al giugno 2016, e Divo Gronchi direttore generale dell’istituto vicentino dal 2001 al 2005, che, dopo un breve periodo alla guida della Banca Popolare Italiana, rientrò a Vicenza nel 2007 sempre come dg e dal 2008 come Consigliere Delegato.

La lunga esperienza di Cda - riferisce l’avv. Angius nell'udienza odierna del processo d'appello BPVi - mi fece scattare un primo campanello di allarme sulle sorti della banca quando nel febbraio 2015 il dr. Sorato tentò di affidare un incarico ai professori Carbonetti e Bonelli per bloccare il prezzo delle azioni. La cosa suonava strana anche perché era intervenuto il Decreto Renzi che imponeva di trasformare le banche popolari in Spa.

Chiesi a Breganze di parlare con Zonin il quale confermò che un parere non bastava, ma che si doveva passare per l’Assemblea dei soci.

Successivamente, dopo il primo campanello di allarme, in un periodo compreso tra marzo e aprile Sorato presentò in consiglio l’istituzione di una task force chiamata “per i soci” evidenziando la necessità di affrontare quella tematica e dicendo che avrebbe nominato Mario Lio (ex ispettore di Banca d’Italia) a capo della stessa task force e che il problema evidenziato era legato alla sola liquidità del titolo”.

Dopodiché la situazione precipita nel racconto del teste. Lio, che conosce bene Angius, gli chiede di incontrare Cauduro, il quale vorrebbe parlargli urgentemente e che riferisce, quindi, ad Angius di problemi riscontrati da Emanuele Gatti, dirigente di Banca d’Italia e ispettore capo del team ispettivo della Bce nel 2015.

Cauduro, nella versione di Angius, chiese l’intervento diretto dello stesso avvocato su Zonin, temendo di esporsi troppo e non intendendo scontrarsi direttamente con Sorato.

Si trattava, riferisce sempre Angius, di fatti gravi, erano stati individuati da Gatti una serie di fondi “trash” da 350 mln, lettere di garanzia di riacquisto fornite ai clienti più dubbiosi, rimaste “nascoste” nei cassetti della direzione, poi del fenomeno del capitale finanziato per circa 300 milioni di euro, “ma la cosa che più preoccupava erano i fondi, alcuni investimenti erano reali altri no”.

A quel punto Angius incontrò prima Pellegrini e poi Zonin, riferendo tutto al presidente, che si ripropose di parlare con Caoduro e Sorato  dicendosi esterrefatto dell’accaduto.

Sorato dopo quegli incontri chiamò Angius disperato, evidentemente aveva parlato con il presidente: in sostanza rischiava il posto.

Nel giro di pochi giorni, siamo agli ultimi giorni di aprile del 2015, Zonin chiese ad Angius di recarsi a Roma ad un incontro con Giustini e Piazzetta nella sede della banca alle sette del mattino.

Giustini raccontò ad Angius e Zonin delle 77 lettere di garanzia, confessò che condivise con Sorato l’idea di non divulgarle e parlò del fenomeno del capitale finanziato, aggiungendo che di alcune pratiche era a conoscenza Zonin, che, però, negò.

Speculare a quello di Giustini fu l’incontro con Piazzetta, il quale, però, smentì la circostanza che nei fondi ci fosse qualcosa di poco etico e comunque soggiunse che l’investimento era stato deciso da Sorato.

A quel punto, riferisce sempre Angius, era opportuno un cambio ai vertici della banca, ma l’idea del Presidente di ricorrere a Divo Gronchi però non incontrò il favore della BCE, la quale propose una quaterna di nomi, fra cui Iorio, che poi venne nominato.

In coda di testimonianza e su domanda specifica Angius ha riferito in merito a come si svolgessero i Cda della banca: gli Ordini del Giorno erano fissati dal presidente e il più delle volte i fascicoli erano disponibili solo al momento stesso delle riunioni, di fatto in consiglio erano i dirigenti della banca che riassumevano brevemente le questioni da decidere fornendo ai consiglieri un loro parere.

Divo Gronchi, chiamato nel processo d'appello BPVi a riferire sul ruolo del presidente (qui le sue deposizioni in primo grado, parte I e parte II, ndr), oggi ha ribadito che Zonin rispettava il ruolo previsto da statuto, non si ingeriva nella gestione, ma al massimo incontrava i clienti, sentiva i loro progetti e, se li riteneva validi, delegava alla struttura.

Quanto al tema del fondo azioni proprie e campagna svuota fondo sino al 2011 per Gronchi era normale ricorrere a rapporti di colleganza con istituti con cui si intrattenevano buoni rapporti chiedendo di acquistare azioni, poi quando i clienti della banca chiedevano di acquistare si tornava dagli stessi istituti che a volte rivendevano, altre no.

Sul fenomeno del capitale finanziato Gronchi ha riferito di non aver mai offerto finanziamenti in cambio dell’acquisto di azioni. Certo, si finanziavano i soci che poi liberamente decidevano cosa fare dei denari ricevuti a prestito, era normale all’epoca e c’era un certo grado di tolleranza della vigilanza, ma, per Gronchi, altro sarebbe, invece, stato mettere in mano ai clienti lettere di impegno al riacquisto, li si sarebbe messo a rischio il capitale di vigilanza della banca. Comunque di questi aspetti, ha ribadito Gronchi, Zonin non veniva messo a conoscenza perché rientrava nella gestione operativa della banca.

Gronchi, poi, riferendo sul problema della illiquidità dei titoli ha soggiunto che ce n’era un certo sentore già nel 2011, che la clientela tendeva a vendere ma che del fenomeno baciate vere e proprie si sarebbe venuti a conoscenza solo nel 2015.

L’esame del teste si è chiuso sostanzialmente con le vicende SEC e con la quotazione in borsa della banca. Su SEC per Gronchi si trattò di un operazione “estetica” di bilancio, non serviva mettere in discussione Sorato, allora presidente della società di elaborazione dati della BPVi, e il tutto rientrò dopo l’ingresso dello stesso Gronchi nel Cda di SEC. Quanto alla quotazione in borsa all’epoca per Zonin questa non pareva conveniente ma si dovevano attendere tempi migliori. Comunque, per Gronchi, si trattava di una delle tante questioni di cui si discuteva con il presidente a volte concordando altre no, ma non vi erano mai imposizioni, il confronto era dialettico e rispettoso dei ruoli.

In definitiva il tema ricorrente di alcune testimonianze nel processo d'appello BPVi è sempre quello di un’organizzazione che presenta una netta separazione fra Cda e dirigenza, dove l’operatività concreta è rimessa alle strutture della banca, mentre il Cda è il luogo delle decisioni di operazioni già impostate.

Le prossime udienze sono fissate per i giorni 8 e 15 luglio, non mancheremo di fornirne resoconto.

L’articolo è a firma dell’avv. Fulvio Cavallari, che, con l’avv. Marilena Bertocco, segue per noi le udienze.

Entrambi sono esponenti di Adusbef Veneto e rappresentanti di parti civili ma la massima loro attenzione deontologica ai fatti rappresentati nelle udienze del processo d’appello BPVi e la loro specifica competenza legale sono le ragione per cui abbiamo affidato a loro e non a colleghi giornalisti la cronaca delle udienze, pur se con la dovuta supervisione del direttore responsabile di ViPiu.it, che è sempre disponibile a raccogliere e rendere note eventuali osservazioni di ogni tipo di tutte le parti interessate.

Il direttore

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