Vini bianchi freschi per l’estate calda, “Wine Specialists Journal”: dalla Liguria alla Valle d’Aosta

633
Estate calda tra i vitigni della Liguria, credits wineloversitaly
Estate calda tra i vitigni della Liguria, credits wineloversitaly

L’estate calda che stiamo affrontando in questi giorni non ci impedisce di degustare vini, purché però siano freschi e accompagnati da cibi leggeri, poco grassi che possano permetterci in qualsiasi momento un tuffo nel mare fresco. E così alla Wine Specialists Council abbiamo deciso di fare un giro in Liguria, nella Lunigiana, per assaporare il profumo del mare unito alla collina del Vermentino, ma subito dopo virare in alto in cerca di refrigerio ai piedi del Monte Bianco in Valle d’Aosta, dove potremmo scoprire degli interessanti autoctoni fatti con grande perizia.

Colli di Luni delle Cantine Lvnae, Vermentino DOC 2020, 12,5 % vol.

Lunae, Vermentino DOC, Colli di Luni
Lunae, Vermentino DOC, Colli di Luni

Siamo nella zona delle Lunigiana, al confine tra Liguria e Toscana, precisamente nella provincia de La Spezia, dove l’estate calda comincia a lasciare il posto ad una piacevole sensazione di freschezza. Qui, tra collina e pianura, Paolo Bosoni ha dato origine alle Cantine Lvnae, di cui questo Vermentino DOC Etichetta grigia è una delle espressioni in assoluto più rappresentative. Alla vista si presenta color giallo paglierino omogeneo e brillante nei suoi riflessi, mentre all’olfatto questo vermentino si esprime con sentori di frutta gialla, l’albicocca prevale nella nota iniziale ma si avverte anche la pesca, la pera ed una leggerissima nota di ananas. Nella famiglia dei profumi floreali prevalgono i fiori gialli insieme ad una leggera nota vegetale di erba falciata, oltre a sentori di timo, tra le erbe aromatiche, e rosmarino. La nota minerale è gessosa, mentre tra e spezie avvertiamo una nota di pepe bianco e zenzero. Nel balsamico avvertiamo, infine, una delicata caramella mentolata. Riconosciamo distintamente tutte le famiglie delle fragranze, anche se in modo leggero, molto delicato. Al primo sorso il vino appare morbido, non completamente secco, l’alcool percepito è caldo, quasi avvolgente sulla lingua, al punto da lasciare la bocca pulita per la sua acidità fresca, quasi citrina. È un vino persistente e in evoluzione, che tenderà sicuramente a ridurre l’acidità per aumentarne l’avvolgenza. Per gli abbinamenti gastronomici non sbagliamo se in Liguria abbiniamo un primo a base di pesto, ma questo Vermentino andrebbe anche molto bene ad accompagnare un pescato de giorno, una zuppa di pesce o una frittura in riva a mare.

Petite Arvine Fleur, Les Crêtes, 2018, 14,5% vol.

Les Crêtes, Petite Arvine 2018
Les Crêtes, Petite Arvine 2018

La storia della cantina Les Crêtes è la storia di una svolta esistenziale clamorosa, di una sapienza generazionale legata alle tradizioni contadine che viene tramandata con perizia e raccolta da Costantino Charrère, il quale decide, infine, di lasciare l’insegnamento scolastico e dedicarsi alla viticoltura in un ridente paesino della Valle d’Aosta. Tra le montagne, ai piedi del Monte Bianco, dove l’estate calda non si avverte assolutamente, l’intera famiglia Charrère si è dedicata alla produzione di vini da vitigni internazionali ed autoctoni, infatti abbiamo deciso di degustare un Petite Arvine da vitigni situati a circa 600/800 m s.l.m. Per estrarre più struttura, le uve vengono adagiate in cisterne e barili esausti, dove viene fatto il battonage continuo con rimestamento delle fecce fini, in modo da estrarre più profumi. Alla vista appare color giallo paglierino con una unghia che dà un riflesso verdolino, brillante e trasparente. Al naso si rivela fruttato, con sensazione di pesca, litchi, mela annurca e pera, ma anche le note floreali di peonia e fiori di montagna sono notevoli. Si distinguono anche lievi sensazioni vegetali, una mineralità di gesso e grafite e delle leggere note speziate di pepe bianco decorticato. L’intensità dei profumi perdura nel naso, per cui risulta sicuramente un vino complesso. Al gusto appare secco con una percezione alcolica calda, rotondo sulla lingua, come se accarezzasse la bocca col suo estratto di glicerolo; l’acidità è tagliente, ma compensata dalla rotondità, sapido con una gradevole salivazione che aiuta a mantenere la bocca pulita. Equilibrato tra acidità e morbidezza e con una lunga persistenza del gusto fruttato che ne fa un vino ancora in evoluzione. Considerata la regionalità del prodotto, ci verrebbe da abbinarlo a formaggi a media stagionatura, ma anche a carni bianche e antipasti a base di salumi locali.

 Di Erika Lumento e Michele Lucivero