È proseguito venerdì 8 luglio 2022 con inizio alle 10.30 il processo d’appello nei confronti degli ex vertici della banca Polare di Vicenza in aula bunker a Mestre a carico dei vertici della BPVi, Zonin (condannato in I° grado a sei anni e sei mesi più sanzioni e confisca), Giustini (sei anni e tre mesi etc.), Marin (sei anni etc.), Piazzetta (sei anni etc.) oltre che a carico di Zigliotto e Pellegrini, assolti in primo grado ma la cui assoluzione è stata appellata dalla Procura di Vicenza (qui tutte le udienze, “qui “Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo”, il libro/documento sul primo grado da noi pubblicato, ndr).
Ricordiamo che il Collegio veneziano del Processo d'appello BPVi è composto dal presidente Francesco Giuliano e dai giudici Alberta Beccaro e David Calabria, mentre l’accusa è rappresentata dal sostituto Alessandro Severi, affiancato da Paola Cameran e col supporto dei pm del I° grado di Vicenza Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi.
La mattinata ha visto deporre come teste e sino alle 14 il Dr. Luca Triban, responsabile della Ragioneria generale della banca (qui i video della prima e seconda parte della sua deposizione in I grado, ndr), nel pomeriggio è stato il turno del Dr. Pellegrini, responsabile del bilancio (qui le motivazioni dell'appello contro al sua assoluzione dei pm di Vicenza, ndr).
Triban nella sua esposizione ha illustrato il sistema contabile della banca, la sua divisione impostava le regole di bilancio ossia dettava le linee per l’elaborazione delle scritture contabili rispetto ai fatti da annotare e il piano dei conti utile nella successiva stesura del Bilancio, in sostanza le filiali si occupavano della contabilità giornaliera che poi confluiva in un unico flusso di dati alla divisione Ragioneria la quale a sua volte aveva il compito di fare sintesi.
Questa impostazione consentiva di vedere solo ed unicamente le operazioni inserite nel flusso di dati elaborati e trasmessi dalle filiali, quindi eventuali omissioni non trasparivano neppure al sistema di controlli, tanto meno potevano confluire nelle segnalazioni di cui si occupava sempre il Dr Triban.
Mancava, dice Triban, un codice che identificasse il “prodotto” oggetto dell’operazione, in sostanza le baciate senza un codice non si vedevano.
Solo in occasione degli aumenti di capitale del 2013 e 2014 quel prodotto, ossia i finanziamenti correlati all’acquisto di azioni, venne creato e identificato con un codice: a crearlo furono la divisione mercati, l’ufficio legale e la Ragioneria Generale nel ricordo del testimone, nel rispetto del dettato dell’art 2358 del codice civile.
E sempre Triban, venendo al nocciolo della questione, racconta di aver conosciuto il fenomeno baciate solamente nel marzo 2015 quando in un incontro con la società di revisione KPMG vennero illustrate operazioni correlate e la cosa ovviamente impose ai vertici dell’istituto di affrontare la questione in modo analitico per cercare di affrontare il problema.
Nulla prima sospettava il dr. Triban, né le dure proteste del socio Dalla Grana lo preoccupavano, le polemiche del socio erano note e comunque ad intervenire avrebbe dovuto essere la funzione di vigilanza interna affidata al collegio sindacale e all’audit.
Unico campanello d’allarme era una certa sofferenza nella fase di vendita delle azioni che stentavano a trovare acquirenti e questo all’incirca a cominciare dal 2012.
Nel pomeriggio, intorno alle 15, nell'udienza del Processo d’appello BPVi è il turno di Pellegrini, imputato nel Processo d’appello BPVi dopo essere stato assolto in primo grado. Dopo aver delineando il suo ruolo e figura con i relativi compiti, sollecitato dal suo difensore, Pellegrini condivide la narrazione di Triban: solo il 3 marzo 2015 venne a sapere per il tramite del dr. Antonini che KPMG aveva scoperto 17 baciate da un esame a campione era quello il numero. Giustini gli riferì poi che in definitiva al massimo l’ammontare delle correlate si poteva attestare sui 200 milioni,
Gatti a capo della vigilanza di banca d’Italia gli suggerì di fare le segnalazioni di vigilanza ma una valutazione più completa andava fatta prima di rilevare in contabilità il fenomeno e decurtare il patrimonio.
Impossibile avere conoscenza dei fatti dal sistema contabile, in sostanza Pellegrini conferma la tesi di Triban, perché i codici prodotto mancavano e d’altro canto non poteva che essere così perché in sé, in assenza dei presidi di legge, l’operazione era irregolare. Anche per lui le doglianze di Dalla Grana in assemblea, a cui Pellegrini partecipava dal cosiddetto “pensatoio”, lo turbarono granché: c’erano il collegio sindacale, l’audit e il direttore regionale di Banca d’Italia presenti, poi gli aumenti di capitale 2013 e 2014 avevano registrato un aumento rispettivamente del 10 e 20 per cento dei soci.
Per Pellegrini c’era in sostanza, ed era un fatto noto, un concetto sia pur esasperato di Banca Cooperativa, nel senso che i finanziamenti erano per lo più destinati ai soci, ma questo non significava che si trattasse di baciate.
Entrambi, sia Triban che Pellegrini, indicano la funzione di Internal Audit, con una struttura di circa 120 unità, quella che sarebbe stata veramente in grado di far luce sul fenomeno.
Allo stesso modo i due dirigenti concordano nel sostenere che il problema dei fondi di investimento che detenevano azioni della Banca Popolare di Vicenza venne alla luce solo nel 2014 con il cambiamento delle regole di vigilanza.
Insomma, le funzioni di controllo più penetranti erano (dovevano essere…) dell’Audit da quanto si capisce, mentre Pellegrini e Triban applicavano alla lettera il rispettivo mansionario che prevedeva codici prodotto per identificare una qualsivoglia operazione.
Ma vien da chiedersi, può una banca codificare un prodotto irregolare?
L’articolo è a firma dell’avv. Fulvio Cavallari, che, con l’avv. Marilena Bertocco, segue per noi le udienze.
Entrambi sono esponenti di Adusbef Veneto e rappresentanti di parti civili ma la massima loro attenzione deontologica ai fatti rappresentati nelle udienze del processo d’appello BPVi e la loro specifica competenza legale sono le ragione per cui abbiamo affidato a loro e non a colleghi giornalisti la cronaca delle udienze, pur se con la dovuta supervisione del direttore responsabile di ViPiu.it, che è sempre disponibile a raccogliere e rendere note eventuali osservazioni di ogni tipo di tutte le parti interessate.
Il direttore
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