Beffa per vittime BPVi, Veneto Banca & c. se vera l’ipotesi del CorSera di uso governativo dei fondi dormienti come anti spread. La boccia Pierantonio Zanettin. E Cornuda?

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La notizia da noi già “intercettata” ma segnalataci prontamente anche dall’on. Pierantonio Zanettin come pubblicata sul sito del Corriere della Sera e che di seguito riproduciamo, se confermata per l’ipotesi di utilizzo dei fondi dormienti in funzione anti spread da parte del premier Giuseppe Conte, sarebbe un drammatica beffa per le vittime di Banca Popolare di Vicenza, di Veneto Banca, delle quattro banche risolte e delle altre rientranti nel perimetro della legge 205 del 27 dicembre in vigore dal 1° gennaio 2018 ma ancora non applicabile.

Il relativo decreto attuativo, infatti, non è ancora stato emanato  dopo che il governo Gentiloni non ha avuto la “bontà” (volontà?) di farlo, intanto per far partire al legge, salvo poi migliorarla, entro i 90 giorni previsti cioè entro il 30 marzo 2018.

Quel decreto è stato ritardato (prima al 31 ottobre, ora al 31 gennaio 2019) anche perché tanto contestato dalle associazioni dell’area di don Enrico Torta che promettevano mari e  monti, in primis  per… tutti il 100% dei ristori (che chiamavano impropriamente rimborsi) salvo ora “festeggiare”, in assemblee fortemente politicizzate pro gialloverdi, come quella dontortiana di Cornuda, da chi condannava la politicizzazione presunta ma non assembleare pro Pd della legge in vigore ma sterilizzata, per il promesso ma ancora non messo nero su bianco 30% su lodi da emettere (che tipicamente ammontano a 50% del richiesto… ergo si parla forse solo del 15%).

È stato ritardato il decreto, questa la versione del governo gialloverde, che pure come da punto 5 del contratto di governo si è impegnato ad applicare e migliorare la legge vigente, la 205 cioè, per allargarla, appunto, e dotarla fin da subito di un miliardo e mezzo di fondi dormienti (conti correnti, polizze e strumenti finanziari di cui alla legge 266 del 23 di dicembre 2005, legge Tremonti) invece che dei solo 100 milioni iniziali in 4 anni sia pur incrementabili di anno in anno ma in maniera indefinita attingendo sempre ai fondi dormienti.

L’importo, secondo formule “cangianti”, lo avevano promesso in sequenza rapida e di “potere” crescente Massimo Bitonci, Alessio Villarosa, Luigi Di Maio (che scopriva, forse da VicenzaPiu.com che solo i conti correnti dormienti già fisicamente disponibili presso il MEF ammontano a 1.574 milioni e non entrano, aggiungiamo noi, nel calcolo del deficit… per cui non si dovrebbe aspettare alcuna approvazione dell’UE per erogarli!) e, infine, proprio dal premier Giuseppe Conte, della cui più recente promessa ci ha informato il sindaco di Vicenza Francesco Rucco di ritorno da Mosca dove lo aveva incontrato per motivi istituzionali e non di vacanza.

Ora, mentre a Cornuda si festeggia per il 30% (del 50%?), speriamo che l’ipotesi de Il Corriere della Sera sia un’altra di quelle bufale a cui fanno a gara gli odiati giornalisti e i politici sempre sinceri (vedi condoni, Tap, ponte di Genova…). 

L’unico, vero modo per zittire tutti, cari Conte, Di Maio, Salvini & c. è mettere nero su bianco quei 1.574 milioni, pochissimi, in effetti, per crederci come anti spread, non abbastanza ma molti

per gli azzerati dalle banche, e poi iniziare a fare i bonifici, ma non solo per un centinaio di beneficiari di vecchie Acf con cui riempirsi la bocca ma non riempiendo le pance di centinai di migliaia di soci vittime di quelle banche, della loro gestione e dei controlli inefficaci se non diabolici da parte di un sistema che sembra non cambiare proprio proclami di cambiamento a parte!

A meno che per cambiamento non si intenda che cambi il mento di chi blatera. 

Come sembra sottintendere, con un linguaggio più soft, anche l’on. Pierantonio Zanettin che, per primo, ci ha inviato e commentato quest’ultima ipotesi che allarma ancora una volta centinaia di migliaia di risparmiatori che paiono destinati a continuare a subire beffe:

Ho ribadito più volte che mi auguro, davvero con tutto il cuore, che si concretizzi lo stanziamento, come promesso da parte del premier Conte, di un miliardo e mezzo di euro a favore degli azionisti e degli obbligazionisti della Banca Popolare di Vicenza di Vicenza, di Veneto Banca e degli altri istituti di credito in risoluzione o in Lca. Conosco bene la situazione di tante famiglie, che hanno perso tutti i loro risparmi ed attendono come manna dal cielo un ristoro anche parziale delle loro perdite. Ho già fatto rilevare che però nel 2019 non è previsto alcun incremento del fondo già destinato a tale scopo.
Qualcuno aveva parlato del l’intenzione del Governo di ricorrere per gli anni successivi ai fondi accantonati provenienti dai conti correnti dormienti. Può anche essere una soluzione! Rilevo stamattina con stupore e dispiacere dai titoli del Corriere della Sera che il Governo, Tesoro e Banca d’Italia ipotizzano di usare i fondi dei conti dormienti anche per un piano anti spread per difendere le banche italiane. È allora chiaro che la strada da percorrere è ancora tanta
“.
 

Ecco l’articolo 

Banche, il piano anti spread di governo, Tesoro e Banca d’Italia
Il premier Giuseppe Conte ha chiesto un piano con diversi scenari e tipi di intervento. L’ipotesi di utilizzo dei fondi dormienti

di Marco Galluzzo, da Il Corriere della Sera 

 

A Palazzo Chigi sono fiduciosi sulla settimana che si apre, parlano di «segnali positivi dagli Stati Uniti», alcuni movimenti ben precisi di grandi hedge funds americani sui nostri titoli di Stato, fondi che hanno libertà massima di investimento, (e di speculazione), e che in questo momento starebbero dando una mano al nostro Paese. Ma non per questo gli uffici che stanno di fronte la colonna di Marco Aurelio, su indicazioni precise del capo del governo, hanno smesso di lavorare a varie ipotesi di prevenzione e intervento, di carattere legislativo e finanziario, in stretto contatto con la Ragioneria dello Stato, gli uffici del Mef, e anche il Quirinale, nel caso in cui la situazione economica italiana dovesse peggiorare.

I diversi scenari
È una rete di contatti istituzionali, che ovviamente include Bankitalia, a monitorare da vicino la situazione. L’indicazione di Conte è stata quella di preparare diversi scenari e diversi tipi di piani di intervento nel caso in cui fosse necessario. In primo luogo per salvaguardare le banche italiane: le misure di cui ha parlato senza scendere nei dettagli il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sono già abbozzate in numerose scrivanie, ventagli di ipotesi su cui il presidente del Consiglio ha un’interlocuzione costante sia con il Mef che con la presidenza della Repubblica.

Le ipotesi in campo
Se lo spread dovesse salire a livelli insostenibili sono possibili ricapitalizzazioni con prestiti obbligazionari o con altri strumenti, su autorizzazione di Bruxelles, o anche senza, se si manifestasse una crisi di sistema grave e urgente. Per le coperture le strade sono diverse: usare diversi Fondi dormienti che attualmente stanno nei conti della Ragioneria generale dello Stato, o addirittura i conti dormienti privati, che attualmente ammonterebbero a più di un miliardo di euro.

La simulazione «a costo zero»
Esistono simulazioni anche a costo zero, come l’attivazione di una garanzia dello Stato su tutti i depositi bancari, per 12 mesi, una misura che fu presa, senza poi usarla, da Tremonti, nel 2008: uno strumento pubblico di garanzia eccezionale per ristabilire la fiducia e aiutare il riassorbimento di capitali da parte degli istituti di credito. Anche la leva fiscale è entrata nel ventaglio di ipotesi: basterebbe una norma che cambia, anche di un piccola percentuale, il prelievo sulle banche, per consentire una rivalutazione dei loro asset, una misura che potrebbe essere presa subito per essere attuata anche nel medio periodo.

Gli «stress test»
Non è solo il governo a muoversi, anche Bankitalia nelle ultime settimane ha effettuato stress test e monitoraggi sulle prime dieci banche italiane: la situazione più delicata è quella del Credito Valtellinese, che non reggerebbe a lungo con uno spread che supera i 370 punti base, quella più solida di Intesa Sanpaolo, che potrebbe addirittura reggere uno spread, ovviamente in modo provvisorio, ma persino di 820 punti base. Ovviamente tutto questo dipende anche dall’andamento dei mercati, dall’interlocuzione in corso con la Commissione di Bruxelles. Anche in questo caso, sul fronte della manovra, Conte ha dato indicazioni precise ai suoi uffici: alcune norme della legge di bilancio potrebbero diventare dei collegati legislativi, essere espunte, sparire dal confronto con la Commissione, o essere approvate per entrare in vigore più tardi di quanto deciso. Una distribuzione temporale degli interventi per non creare oneri immediati e/o per sottrarli al giudizio in corso della Ue, in modo da evitare la procedura di infrazione. Insomma la ricerca di un punto di caduta che riporti in equilibrio la situazione.