Luca Rigoldi, il campione europeo di boxe originario di Thiene è stato ricevuto a Palazzo Ferro Fini

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luca rigoldi
Roberto Ciambetti e Luca Rigoldi

Luca Rigoldi, 28 anni di Thiene e campione europeo di boxe, categoria Supergallo è stato ricevuto oggi a Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto. Il prossimo venerdì 5 agosto, l’atleta vicentino è atteso da un importante match a Dueville. Infatti, metterà in palio il suo titolo e la relativa cintura nel match contro il belga, ma armeno di nascita, Gerom Eloyan.

A riceverlo oggi, nella sede istituzionale veneta, il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti che, citando Mandela, ha detto: “La boxe significa uguaglianza. Sul ring il colore, l’età e la ricchezza non contano nulla.

Credo che la frase di Mandela bene si adatti a Luca Rigoldi, che ama la boxe, che dà un fortissimo valore sociale al suo sport. Come atleta e uomo è una singolare testimonianza  dell’impegno che ciascuno di noi può mettere a disposizione della comunità. Colpisce sapere che Luca riesce a conciliare allenamenti, combattimenti e sfide a livello europeo, con il lavoro che svolge nelle scuole, ad esempio, per veicolare tra i giovani i valori della sua disciplina a iniziare dal controllo delle proprie reazioni, e capire che per ottenere risultati servono sacrifici, impegno e tanta dedizione e fatica”.

E sul prossimo, imminente, appuntamento sportivo, ha aggiunto: “Il 5 agosto difenderà la sua cintura a Dueville, ma nel nostro cuore, possiamo già da oggi dire che ha vinto il difficile match dell’onestà intellettuale e del coraggio”.

Al pugile vicentino il Presidente Ciambetti ha donato una targa per ricordare l’incontro odierno e una bandiera della Regione del Veneto. “Abbiamo bisogno di restituire alla boxe il suo spazio liberandola di troppi pregiudizi e da stereotipi – ha spiegato Rigoldi – e io ringrazio non solo il Consiglio regionale per averci ospitato oggi, ma anche Rai sport che trasmetterà il match del 5 agosto in diretta, e che ci aiuta nel dare della box una immagine moderna, diversa dal racconto di uno sport violento inquinato dal malaffare: la nostra è  una disciplina olimpionica che non vuole essere fine a se stessa, ma funzionale anche al perseguimento di obiettivi più alti e in questo modo la presento nelle scuole ai bambini, spiegando quanto conti l’importanza dell’autocontrollo, la gestione della propria forza e del proprio fisico.

E’ una disciplina che migliora la coordinazione, i riflessi, la velocità e l’equilibrio, migliora la concentrazione e il controllo, allontana stress e ansia, aumenta il coraggio e la fiducia in se stessi: oggi, in privato, è praticata a livello amatoriale da molti imprenditori e inizia a diffondersi anche tra le ragazze  e le donne, che l’avvicinano magari per imparare forme di autodifesa. Non è un’arma con cui alimentare la propria violenza e imparare a fare del male – ha detto Rigoldi -.

Certo, nel praticare a livello sportivo  la boxe si impara che la vita è anche dolore, la vita non è facile, e il pugilato insegna a cadere e rialzarsi; ad ogni buon conto è molto meno pericolosa di altre discipline sportive ed è uno sport molto meno violento di quanto si pensi. Era chiamata ‘noble art’ perché era praticata di nobili, perché il pugile deve avere una propria etica, deve rispettare norme precise a iniziare dal rispetto del proprio avversario”.