In questo periodo non sono molti del politici vicentini a intervenire con affermazioni, condivisibili o meno, ma almeno concrete e su temi di interesse nazionale con ricadute locali e su questioni locali ma con echi nazionali. Se sempre ospitiamo le note di tutti, non sono, però, molti dei già pochi parlamentari vicentini a farsi sentire a parte Daniela Sbrollini del Pd, una “vecchia”, politicamente parlando viste le tre legislature al suo attivo, volpe del Parlamento. Ultimamente, specialmente da quando ha lasciato i panni più istituzionali di membro del Csm per riprendere a indossare quelli del deputato di Forza Italia, l’avv. Pierantonio Zanettin.
Il decano a Roma dei vicentini, come ama definirsi con le sue quattro legislature, sta, infatti, cercando e trovando una crescente eco mediatica al suo operato e alle sue prese di posizione.
Se lo abbiamo appena intervistato su temi caldi, alcuni di suo particolare interesse professionale, come le nuova normativa sulla class action, che interesserà, ma solo in futuro, anche le banche, sulla BPVi ci ha appena detto che “se troverà riscontro nella legge di stabilità quanto anticipato in generale dai media e da VicenzaPiù con maggior dettaglio, quello che ho letto è certamente una buona notizia per i cittadini danneggiati dai crack delle banche popolari veneti anche se aspetto di vedere di persona il documento di bilancio che finora non è ancora stato depositato alla camera dei deputati“.
Ma Zanettin si è fatto portavoce anche della posizione della società imprenditoriale vicentina e veneta sul tema delle linee Tav Tac affermando: “Dopo il dietro front su Ilva e Tap, il vice premier Di Maio, per recuperare la verginità perduta, in una sorta di assurda compensazione, chiede a Salvini di bloccare almeno la Tav. Appare chiaro che il conto delle mancate promesse grilline in Puglia rischiano di pagarlo le regioni del Nord produttivo“.
Ciò detto in questi giorni, dopo la sua “bocciatura” di Alfonso Bonafede sulla “non retroattività” della class action, è proprio col ministro della giustizia pentastellato che l’ex membro del Csm sembra preferire di duellare.
Il primo intervento è un sollecito: “Il futuro ministro dell’interno del Governo brasiliano Bolsonaro, Onix Lorenzoni, ha appena dichiarato che autorizzerà l’estradizione di Cesare Battisti. Invito quindi il ministro Bonafede ad intraprendere senza indugio ogni iniziativa necessaria per il rientro in Italia dell’ex membro dei proletari armati per il Comunismo“.
Ma il secondo è, per così dire, ancora più… rosso di furore su un tema caro al centrodestra berlusconiano, il giustizialismo manettaro.
“Il Ministro Bonafede – ha dichiarato il deputato di Forza Italia ora anche componente della Commissione Giustizia a Montecitorio – ha appena annunciato che domani (31 ottobre) presenterà un emendamento nel Ddl anticorruzione, per bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Questa modifica normativa dilaterà a dismisura i tempi dei processi penali determinando ‘un fine processo mai’, in frontale violazione del principio costituzionale della ragionevole durata dei processi“. “Non può essere casuale – aggiunge Pierantonio Zanettin – che l’annuncio del ministro Bonafede, che alza il livello dello scontro politico sui temi della Giustizia, abbia luogo proprio all’indomani dell’appello all’unità del capo politico Di Maio, con il Movimento 5 Stelle, diviso al proprio interno sul ‘decreto sicurezza’. I garantisti che siedono in Parlamento devono alzare all’unisono la voce contro questa ‘testuggine romana’, manettara e giustizialista, che non è degna del paese che ha dato i natali a Cesare Beccaria“.
Insomma tra un Cesare Battisti, non il patriota ma il terrorista, da riportare in Italia e un’Italia da ricondurre ai principi illuministici di Cesare Beccaria ci da farsi, almeno, un po’ di cultura con le esternazioni, rigorosamente anti M5S, del deputato forzista di Vicenza.