Crisi di Governo, Boschetto: “Le piccole imprese rischiano di pagare un prezzo altissimo”

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“Le piccole imprese rischiano di pagare un prezzo altissimo e non solo in termini economici ma anche di mancate riforme (giustizia, appalti, fisco) che valgono la competitività del Paese”. 

8 differenti effetti mettono a rischio a livello regionale quasi 5 miliardi di euro (49,5 a livello nazionale pari a 2,5 punti di PIL) e delineano un rischio occupazione almeno per 25mila lavoratori in Regione Veneto

“A causa della irresponsabilità di alcuni Partiti, il Prof. Mario Draghi ha appena reiterato le dimissioni sue e del Governo da lui presieduto. Si chiude così una due giorni davvero convulsa della politica italiana e si apre una crisi di Governo che preoccupa tantissimo le piccole e medie imprese del Veneto. In ballo non ci sono solo i 49,5 miliardi di euro e 2,5 punti di PIL stimati dal nostro ufficio studi dovuti ad otto differenti effetti diretti ma anche il blocco di riforme che, forse, valgono ancora di più in termini di competitività: la riforma della giustizia, in particolare quelle civile e tributaria, la riforma fiscale e quella degli appalti”. Lo dichiara Roberto Boschetto Presidente di Confartigianato Imprese Veneto a pochi minuti dalle dimissioni dell’esecutivo. “Il Paese, le imprese, i lavoratori, la società e i cittadini non possono stare senza un Governo nei suoi pieni poteri sino a fine anno –prosegue– vogliamo ancora credere che ci siano degli spiragli di soluzione, in mano al Presidente della Repubblica, che siano alternativi alle elezioni anticipate ad ottobre”.

Confartigianato Imprese Veneto ha calcolato le conseguenze che potrebbero essere provocate dalla crisi di governo. Gli otto differenti effetti mettono a rischio quasi 5 miliardi di euro e delineano un rischio occupazione almeno per 25mila lavoratori. In particolare, secondo l’analisi di Confartigianato la crescita degli investimenti si ridurrebbe di 500 milioni di euro, verrebbero meno circa 1,1 miliardi di interventi contro il caro-energia per famiglie e imprese che pagherebbero anche 300 milioni in più per il rialzo dei tassi di interesse sui prestiti bancari, dovremmo rinunciare a 390 milioni di effetto espansivo della legge di bilancio 2023, mentre peserebbe per 36o milioni la deviazione dal sentiero di riduzione della pressione fiscale. E ancora, un incompleto raggiungimento degli obiettivi del Pnrr metterebbe a rischio 1,8 miliardi di finanziamenti Ue, il blocco dei crediti fiscali per i bonus edilizia peserebbe per 520 milioni sulle imprese. Stimiamo un effetto recessivo complessivo di circa 25mila posti di lavoro in Regione.

“Sono in ballo –prosegue Boschetto– 55 snodi obbligati del Pnrr da centrare nel secondo semestre del 2022 (39 traguardi e 16 obiettivi), cui è legata la terza rata europea. Molti dipendo da riforme fondamentali per la competitività di imprese e territori e anche per la società. C’è la legge per la concorrenza, riforma centrale nel Pnrr, ma non solo. Il completamento delle riforme della giustizia civile, penale e tributaria. E ancora la riforma fiscale e degli appalti che avrebbero dovuto sburocratizzare e aggiornare quadri normativi molto datati”.

“Dalla tempesta del Covid –conclude– siamo usciti con la consapevolezza che l’Italia ha retto anche grazie a noi e che il nostro modello di impresa è stato determinante nel sostenere il tessuto economico e sociale. L’orgoglio, la passione, la voglia di farcela non ci mancano. Non saremmo imprenditori se non avessimo la forza di metterci alla prova ogni giorno. Quello che vogliamo è un Paese che sostenga con convinzione 4 milioni di ‘piccoli giganti’ coraggiosi che contribuiscono a fare dell’Italia la seconda manifattura d’Europa dopo la Germania e che si battono per restare competitive, nonostante tutto”.