L’irriverente. Scenario tunisino dell’Italia. ‘Cronache dell’Italia liberale’

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Secondo le autorità tunisine, al referendum dei giorni scorsi ha votato poco più del 30% degli aventi diritto e, tra questi quasi il 95% si è espresso a favore della nuova Costituzione, nei confronti della quale ci sono voci di dissenso da più parti per la sua reale funzione di Carta suprema dei diritti: non sono previsti contropoteri e la destituzione per il presidente della Repubblica, che nomina a suo piacimento capo del governo e ministri, e le sue proposte di legge hanno priorità.
E’ la democrazia. Si preoccupano in Ue e in Usa, territori dove votano spesso poco più del 50% (Ue) o anche molto meno del 50% (Usa). Non sappiamo se sono preoccupati in Russia e in Cina.

Una delegazione del Parlamento italiano (quello ancora in carica) ha inviato un gruppo di studio per capire se e come è possibile governare un Paese dove a scegliere ci sia una così risicata percentuale degli aventi diritto. I liberali della delegazione, in modo particolare per gli aspetti economici, intendono confrontare lo stato dell’Italia (dove alle prossime elezioni del 25 settembre sono in diversi a temere una partecipazione intorno al 50%), e capire come rendere accettabile il tutto all’altro 50% che non vota.

“Non votare è una libera scelta – ha detto il capo dei liberali della delegazionee noi non possiamo che prenderne atto e fare del nostro meglio per governare il Paese. Capire quel che accade in Tunisia ci potrà essere di lezione e indirizzo”.
In dissenso col capo dei liberali, l liberali rappresentanti dei partiti FdI e Lega della delegazione, si sono così espressi: “Alcuni vorrebbero un ponte con Lampedusa, ci opporremo con tutte le nostre forze: ognuno sia libero e liberale a casa propria, anche se dobbiamo riconoscere che i politici tunisini hanno da insegnarci, così come la gestione di un condominio non avendo le quote millesimali sufficienti per decidere”.
In dissenso coi liberali di Fdi e Lega, il liberaldemocratico della minoranza della minoranza in delegazione, ribadendo la saggezza del capo liberale della delegazione, ha fatto presente che “le lezioni di governabilità che si va ad osservare in Tunisia sono fondamentali nella prospettiva di militarizzazione delle infrastrutture che verranno decise in Italia per le nuove politiche liberali che faranno risorgere il nostro Paese”.
In dissenso col suo gruppo in delegazione, il liberale di Forza Italia si è così espresso: “I tunisini sono un grande popolo, il 90% del 30% che ha deciso ha molto da insegnarci sulla gestione delle crisi, per questo in cambio stiamo allestendo ripetitori tv perché possano fruire della politica e dello spettacolo di alcune nostre emittenti private. E se anche nei posti più sperduti dei deserti interni, la visione dei nostri programmi potrebbe portare ad ulteriormente assottigliare questo 30%, da liberali potremo continuare a dire “accada quel che accade, ma noi stiamo facendo il giusto’”.

C’è molta attesa per i risultati di questo viaggio nella nuova Tunisia.
I co-presidenti liberali (Pd e M5S) della delegazione si sono così espressi: “Portiamo al presidente Kaïs Saïed tutta la nostra esperienza e curiosità per il loro ‘progetto pilota’ di governo di una democrazia con poteri assoluti e, anche se diversi osservatori internazionali hanno dubbi di legittimità per la partecipazione del 30%, li sosterremo in prospettiva di un accordo mediterraneo di ‘governo di coloro che sanno e dispongono’. Scartata l’ipotesi di coinvolgere le autorità libiche (Paese in cui non siamo graditi dopo esserci fatti estromettere nonostante il nostro essere liberali), siamo per questo in contatto anche con le autorità del Libano, dopo che il nostro inviato liberale Massimo D’Alema, ci sta preparando il terreno per gli sbocchi della nostra civiltà ed economia (le vestigia del nostro trascorso durante l’Impero romano ne sono testimonianza)”.

Nel frattempo, sul territorio italiano, governo in ordinaria amministrazione, campagna elettorale in corso, i liberali del Parlamento che coordinano a distanza la delegazione in Tunisia, stanno valutando la nomina di una commissione di revisione costituzionale sul modello tunisino. Il risultato di questa commissione dovrebbe essere fatto proprio da tutti i partiti liberali in lizza nelle elezioni del 25 settembre come modello di prima e fondamentale proposta da approvare entro 100 giorni dall’insediamento delle nuove Camere: una sorta di ‘patto di Costituzione’ per governare le nuove realtà con il 51% del 50% (o meno) che sceglierà i nuovi parlamentari.

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Fonte: L’irriverente. Scenario tunisino dell’Italia. ‘Cronache dell’Italia liberale’

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