Il presidente Usa Joe Biden si è offerto di liberare Viktor Bout, trafficante d’armi russo soprannominato il “Mercante della morte”, in prigione negli Stati Uniti in cambio del ritorno degli americani Brittney Griner e Paul Whelan. Il coordinatore per le comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale, ha detto ai giornalisti durante una conferenza stampa alla Casa Bianca che l’offerta, di “diverse settimane fa”, non ha ricevuto nessun riscontro.
Brittney Griner è una cestista arrestata a febbraio in aeroporto a Mosca perché aveva olio di cannabis terapeutica nel proprio bagaglio.
Paul Whelan, poliziotto in Russia per motivi personali, è stato arrestato in quel Paese nel 2018 con l’accusa di spionaggio, nel 2020 è stato condannato a 16 anni di reclusione.
Lo scambio di prigionieri evoca film della storia passata, in particolare il “ponte delle spie” dove sovietici e americani si scambiavano prigionieri durante al guerra fredda del ‘900 (1)… ma, ponte o non ponte, è un film in cui ancora stiamo vivendo, forse per il piacere degli storici del futuro.
E le guerre in corso per decidere questi scambi sono l’eterna guerra fredda, ora acuita dall’invasione di Putin in Ucraina, e la decennale “war on drugs”, per la quale, il capitolo cannabis, è solo un pretesto.
War on drugs. Americani in un verso e russi grossomodo per lo stesso verso, sanno perfettamente che il problema trainante della “war on drugs” non è la cannabis ma tutte le altre droghe. La cannabis infatti, lì dove le legislazioni l’hanno resa legale, terapeutica e ricreativa, hanno dimostrato che la legalizzazione è un reale metodo di smantellamento del potere delle delinquenze internazionali che vivono e alimentano i traffici internazionali, nonché quelle locali dedite allo spaccio.
Le altre droghe – soprattutto cocaina, oppioidi e metamfetamine – sono il reale problema che soggioga interi Paesi (vedi Afghanistan, Messico, etc) a queste economie criminali, che compromettono tutti gli aspetti della vita civile, sociale ed economica.
Nonostante questo, l’alibi della cannabis viene utilizzato per evidenziare ancor di più le differenze civili in questo clima da “guerra santa” lanciato da Putin con l’invasione dell’Ucraina. In altri periodi la cestista americana sarebbe stata processata, condannata ed espulsa a vita dopo qualche giorno dall’arresto… ma vuoi mettere un’icona dello sport americano da usare come simbolo di un Paese, Usa, che la Russia sostiene aver deciso di far diventare tutti tossicodipendenti, per avvalorare il primato putiniano su cultura e politica sul resto del mondo – a suo dire – condizionato dall’individualismo suicida americano? E sembra che funzioni… visto che il presidente Biden ha offerto in cambio, per ora, un terrificante criminale assassino per una ragazza distratta e un poliziotto con amici in Russia.
Osservazioni e valutazioni che ci portano a considerare le politiche per le legalizzazioni delle droghe, a partire dalla cannabis, tutt’altro che marginali.
Una risposta a tutti gli ignoranti che in campagna elettorale italiana in corso, deridono chi si impegna per la legalizzazione facendo notare che i veri problemi sono altri.
Due mondi che si scontrano, anche all’interno dell’Italia. Il primo è quello che considera legalità e libertà individuali la base di tutto. Il secondo, quello che considera queste ultime marginali dopo la presunta soddisfazione di quelle che vengono considerate esigenze primarie economiche. Con l’aggiunta – da parte nostra – che le esigenze primarie si soddisfano realmente solo quando c’è libertà individuale.
O ci siamo inventati che in tutto il mondo, dove dicono di soddisfare le esigenze primarie economiche come base di tutto, questa soddisfazione è molto carente e quasi tutti sognano di emigrare in Paesi diversi, e nessuno dal “nostro” cosiddetto occidente verso il loro “bengodi” economico e umano?
Da una parte l’individuo al centro con lo Stato che lo aiuta, dall’altra lo Stato (chi se ne è appropriato, quasi sempre con violenza e morte) che ha stabilito il bene e il male e che impone agli individui di vivere solo come sudditi.
1 – Il “ponte delle spie”, Glienicke, sul fiume Havel, collega le città di Potsdam e Berlino, collegamento icomico quando Berlino era divisa in due dal muro
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