La variabile Tosetto potrebbe scombinare i giochi nel centro destra di Vicenza. Il 28 luglio il principale quotidiano locale lancia in anteprima l’annuncio di Matteo Tosetto, assessore al sociale del Comune e portabandiera del partito di Silvio Berlusconi: “lascio Forza Italia, ha girato le spalle a cittadini e imprese”. E spiega: “la caduta di Draghi è il punto di non ritorno: il mio partito non c’è più, si è consegnato ai sovranisti” (qui alcuni passaggi iniziali del percorso elettorale a Vicenza, ndr)”.
Come per Giacomo Possamai nell’altra area della politica cittadina, le dimissioni del capo del Governo provocano conseguenze anche a cinquecento chilometri di distanza da Roma.
Matteo Tosetto dai vertici di FI alle dimissioni
Matteo Tosetto è stato un pezzo grosso di Forza Italia berica, fino a una settimana fa commissario provinciale. Ma, soprattutto, era il rappresentante degli Azzurri nella Giunta capitanata da Francesco Rucco, di cui è stato vicesindaco da giugno del 2018 fino a gennaio 2020 e finora anche assessore al sociale.
Quarantacinque anni, nato ad Arzignano, maturità al Liceo Artistico di Schio con indirizzo architettura e design, laurea in scienze politiche alla Luiss di Roma, contitolare di una storica agenzia immobiliare della città: è, infatti, socio amministratore della accomandita Tosetto Immobiliare. Ma risulta anche, dal 1° novembre 2007, funzionario a tempo indeterminato della Regione del Veneto, prima (e per quasi sei anni) in forza alla Direzione Comunicazione e Informazione e poi, dal 2018, alla Ulss 8 Berica. Non c’è, va specificato, incompatibilità fra il lavoro nel settore pubblico e il ruolo di socio e amministratore nel privato. Il 1° luglio 2018 Tosetto si è, inoltre, messo in aspettativa in Regione dopo essere stato nominato assessore.
L’ascesa di Tosetto nel governo della città è legata al “grande tradimento” di Lega e FDI, alleati di FI all’epoca delle amministrative del 2018. I forzisti lanciano come candidato sindaco l’avvocato Fabio Mantovani, presidente dell’Ordine professionale. Dopo tre mesi di campagna elettorale, in aprile, la Lega decide di appoggiare Francesco Rucco, candidato per la civica che porta il suo nome, e sponsorizzato da Sergio Berlato, uno degli allora boss vicentini di Fratelli d’Italia. Mantovani, dignitosamente, esce di scena e gli Azzurri “mandano avanti” Tosetto, non come candidato sindaco, ovviamente, né in corsa per il consiglio comunale.
Rucco vince le elezioni con la percentuale del 50.6% staccando Otello Dalla Rosa, candidato del centro sinistra, di quasi cinque punti, e rispetta gli accordi varando una Giunta che rappresenta i suoi sostenitori. L’assessorato spettante a Forza Italia va, quindi, a Matteo Tosetto, con le deleghe a bilancio, entrate, rapporti con le aziende partecipate, democrazia partecipativa, tutela e benessere degli animali, decentramento amministrativo, rapporti con le associazioni di quartiere.
L’anno dopo l’immobiliarista-funzionario regionale è candidato alle Regionali: capolista è Berlusconi ma lui ottiene il secondo maggior numero di voti, 573 (la metà del capo), che non gli bastano per un seggio a Palazzo Ferro Fini.
I due “schiaffoni” di Rucco a Tosetto
In giugno 2019 Tosetto si prende un primo schiaffone dal sindaco, che gli toglie le deleghe iniziali (che restano, comunque, a un uomo di FI, Marco Zocca) e le riduce a quelle, meno significative, in materia di sociale.
Un anno e mezzo dopo (gennaio 2021) Rucco rifila il secondo schiaffone a Tosetto: gli toglie la carica di vicesindaco e l’affida a Matteo Celebron, coordinatore provinciale della Lega. La motivazione ufficiale del declassamento di Tosetto la si legge nel decreto del sindaco: “ridefinire l’attribuzione di alcune funzioni ed, in particolare, quella di Vicesindaco in considerazione del particolare impegno che, alla luce dell’attuale situazione legata all’epidemia da Covid – 19 in atto e a quanto presumibilmente conseguirà anche successivamente a tale fase emergenziale, si richiede nell’ambito delle politiche sociali, impegno difficilmente conciliabile con l’esercizio di altre importanti funzioni come quella di Vicesindaco”.
Tosetto sembra la vittima designata dei giri di valzer nella Giunta che, per un paio di anni, movimentano la vita politica cittadina e ridisegnano alleanze e gruppi consiliari, togliendo forza alla Civica di Rucco e attribuendola ai partiti suoi partner.
Intanto, però, Tosetto lavora bene nel suo assessorato, distinguendosi per attivismo e attenzione in molte aree del sociale (anziani, poveri, stranieri, volontariato e, ovviamente, assistenza Covid) e facendosi apprezzare per posizioni politiche moderate e non ideologiche. Nessuna critica, anzi.
La variabile Tosetto fa paura al centro destra
Proprio sul credito acquisito nel suo assessorato fa leva Tosetto per rivendicare il diritto a restare al suo posto dopo le dimissioni da Forza Italia. Che, però, creano un corto circuito nel centro destra e innescano una raffica di critiche nei suoi confronti da parte degli ex-alleati. È attaccato da tutti, Tosetto, sia da chi è rimasto in FI sia dalle eminenze di FdI e Lega. Perfino da Valter Casarotto, consigliere della civica Idea Vicenza-Rucco Sindaco, che rompe il suo consueto aplomb con una richiesta netta: “abbia un sussulto di dignità e ci tolga rapidamente dall’imbarazzo”. Al coro non partecipa il Sindaco, lascia parlare gli altri.
La variabile Tosetto irrita il centro destra ma perché tutta questa animosità degli ex-alleati verso di lui?
La sua prossima, sussurrata collocazione politica: se finisse nell’area di centro sinistra (un percorso tipo Gelmini e Carfagna), magari come leader locale di Azione di Calenda, Tosetto non solo militerebbe (in questo caso incoerentemente con la sua designazione come assessore) in un’area di opposizione all’attuale maggioranza cittadina ma, continuando a operare, e bene, nel sociale (cosa che nessuno gli ha contestato), potrebbe addirittura portar via dall’interno un numero imprevedibile – ma non marginale – di voti alla trimurti FdI-FI-Lega nelle amministrative 2023.
E, visto che a Vicenza la differenza percentuale fra i due poli potrebbe rimanere non ampia come nel 2018, la variabile Tosetto potrebbe diventare un ago della bilancia elettorale.