New Financial Technology – Nft: cosa fare? Niente ‘tavolo negoziale’, innanzitutto!

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Da alcune settimane stiamo assistendo un gruppo di investitori incappati nell’ennesima piramide finanziaria, quella della New Financial Techonology (Nft), che prometteva il 10% mensile tramite arbitraggi di cryptovalute. L’epicentro della vicenda è nel trevigiano, ma la Nft si è diramata ovunque tramite il web ed una serie di “agenti”, investitori divenuti rivenditori del sistema. Un classico dei sistemi piramidali.

Le piramidi finanziarie, infatti, sono sempre tutte uguali. A cambiare è solamente il “vestito”, questa volta costituito dal mondo delle cryptovalute e degli Nft, Non Fungible Token, anche se di Nft qui c’è solo l’acronimo, scelto furbamente. Una volta “tolto il vestito” è facilissimo capire cosa è accaduto, cosa sta accadendo e cosa accadrà.

COSA E’ ACCADUTO
Quello di Nft è stato presentato come il primo crypto-crack italiano, ma in realtà vene sono già stati altri. Il primo è quello di OneCoin, società dietro la quale vi era anche Christian Visentin, uno dei tre soci della Nft ed al quale ora l’amministratore addossa le responsabilità.

Un rendimento costante e sicuro del 10% al mese, come promesso da Nft, è impossibile da raggiungere qualunque sia la storiella imbastita per prospettarlo (1) .
Anche allora si parlava del 10% mensile, mentre il “vestito” era la moda che allora iniziava, quella del Forex. Eppure basterebbe riflettere per capire che, se davvero questi sistemi propinati per “fantasmagoriche occasioni di produrre ricchezza” funzionassero davvero, si arriverebbe al punto in cui il mercato non potrebbe più assorbirne i volumi delle compravendite.

Le piramidi, invece, funzionano benissimo ma solo fino a quando le somme richieste in uscita non superano le entrate. In altri termini finché i prelevamenti non superano i versamenti: quando invece accade il contrario, quello è l’inizio della fine.
Nel caso di Nft è molto probabile che la tempesta abbattutasi sulle cryptovalute nello scorso mese di giugno abbia portato molti investitori a richiedere indietro il capitale o quantomeno ad incassare il guadagno mensile del 10% anziché reinvestirlo. A quel punto la piramide ha iniziato a crollare.

L’INIZIO DELLA FINE
Quando la piramide inizia a scricchiolare, gli organizzatori devono inventarsi qualcosa per tappare la falla rappresentata dalle troppe somme richieste indietro da parte dei clienti. Insomma, devono temporeggiare.
Gli organizzatori di Nft si sono inventati il contratto “Bonus 180”: il cliente si impegnava a non ritirare alcunché per sei mesi, ed alla fine del semestre avrebbe ricevuto un rendimento dell’80% al posto del 10% mensile. Sono stati anche rilasciati degli assegni circolari a garanzia, emessi dalla JP Morgan di Miami in Florida, ma questi sono risultati falsi. Per ricevere tali assegni i clienti hanno dovuto pagare (anche questo un giochetto visto altre volte).

ERA COMUNQUE TROPPO TARDI, E LA PIRAMIDE E’ CROLLATA
Arriva il comunicato della società: abbiamo riscontrato irregolarità, siamo costretti a sospendere l’attività fino a fine anno ed a partire da allora contiamo di riprendere entro sei mesi.
Appositamente scritto in maniera non diretta, in modo da sviare i meno attenti, il significato è: scordatevi qualsiasi somma di danaro per un anno intero (fine anno, poi altri sei mesi).
Quel comunicato, per chi conosce la materia, comunica: “E’ finita la commedia” (in realtà, tragedia).

Tutto quanto avvenuto fin qui costituisce il tipico percorso di qualsiasi piramide finanziaria.
Lo specifichiamo sia per evidenziare come, una volta “tolto il vestito” sia facile comprendere tutto, sia perché c’è qualche “esperto, avvezzo a tavoli negoziali finiti male” che non lo ha compreso, o finge di non comprenderlo.

COSA STA ACCADENDO
Due dei tre soci sono scappati a Dubai mentre il terzo, l’avvocato romano Emanuele Giullini, amministratore unico della Nft, intervistato da La Repubblica (11 agosto), ha affermato contemporaneamente di non sapere dove si trovi il danaro ma che “la restituzione del capitale non è in dubbio”. Un po’ confuso, non c’è che dire. Eppure l’avvocato Giullini ha trovato qualcuno che gli ha dato retta e che intende dialogare con lui a nome dei truffati con un “tavolo negoziale” di imminente apertura.

Evidentemente, per qualcuno è troppo complicato non solo accorgersi che Nft costituisce l’ennesima piramide finanziaria ma anche capire che scopo di Giullini è esclusivamente prendere tempo cercando di allontanare quante più denunce possibili.
E’ quindi interesse di Giullini quello di raggiungere un accordo in cui promette di pagare. Promettere e basta, dato che lui stesso afferma di non sapere dove si trovi il danaro.
Immaginiamo il testo dell’accordo stipulato al “tavolo negoziale” con i clienti: la Nft, nella persona dell’amministratore unico avvocato Giullini, promette di pagare… non appena questi avrà scoperto dove si trova il danaro!

L’avvocato Giullini può solo promettere un pagamento, quindi, ma non di pagare.
Il pagamento effettivo non ci sarà mai. Un pezzo di carta fatto passare come risultato tranquillizzante.
L’unico pagamento sicuro è quello dei partecipanti al “tavolo negoziale” allo studio legale che li assisterà. Il pagamento agli avvocati è infatti previsto in caso di “definizione di un accordo di restituzione e/o pagamento” e non in caso di effettivo pagamento.
Promettere di pagare non è ricevere il pagamento. Il compenso però per l’opera prestata dall’esperto al tavolo negoziale va pagato subito. Per cui al danno della perdita si aggiunge la somma sborsata per avere un “pagherò”.
Ci appare assurdo, oltre che offensivo nei confronti dei clienti, prospettare ipotesi di rimborso tramite un “tavolo negoziale” avviato con uno degli artefici, per giunta amministratore unico, di una lampante -oltreché abnorme- offerta abusiva al pubblico indistinto (reato per cui è prevista la pena della reclusione da uno ad otto anni), per non tacere del rendimento “sicuro” del 10% mensile di cui si è già detto.

Agli scenari prospettati come risultato del “tavolo negoziale” occorre quindi aggiungerne due.

SCENARIO 4:
Si stipula l’accordo con Giullini-Nft che promette di pagare “a partire dal…”. In seguito arriva un provvedimento della Procura della Repubblica di sequestro conservativo (dei soldi che si riusciranno a trovare).
Risultato: avrete pagato per l’assistenza legale per ricevere un “pagherò”, ma non incasserete un bel niente.

SCENARIO 5 (potrebbe avverarsi anche in contemporanea allo scenario 4):
Si stipula l’accordo con Giullini-Nft che promette di pagare “a partire dal…”, in seguito Nft fallisce.
Risultato: avrete pagato l’assistenza legale ma non incasserete un bel niente, e nel quasi impossibile caso abbiate incassato una qualche somma, questa sarà oggetto di azione revocatoria o di indebito da parte del Curatore del Fallimento, che vi richiederà indietro le somme, dato che esiste una massa creditoria molto più ampia di quanto oggi si conosce e che nei fallimenti -si sa- vige la regola della “par condicio creditorum”.

Perché i pagamenti non ci saranno? I motivi sono semplici.
– Lo stesso amministratore unico della società non sa dove si trovi il danaro.
– Gli altri due soci, uno dei quali già avvezzo a questo schema come detto sopra, sono a Dubai!
– La Procura della Repubblica può emettere provvedimenti di sequestro cautelativo in qualsiasi momento, e non tarderà a farlo.
– Nel quasi impossibile caso di pagamenti di Giullini-Nft a clienti, le somme incassate potrebbero facilmente essere soggette a revocatoria fallimentare oppure ordinaria, come anche ad azione di indebito (per ora non scendiamo in dettagli tecnici).

Alla luce di tanto, il nostro suggerimento è perentorio: non aderire ad alcun “tavolo negoziale”.

In fondo, basta porsi la semplice domanda: se l’avvocato Giullini afferma di non sapere dove si trovi il danaro della Nft (La Repubblica, 11 agosto), come fa a presentarsi al “tavolo negoziale” e stipulare contratti in cui promette di restituirlo?
Un antico proverbio napoletano recita “Avendo, potendo, pagando”. Tre gerundi per dire che “se li avessi, se potessi, ti pagherei”. E Giullini non ce li ha.

Pubblicheremo altri articoli con cui entreremo nei dettagli di altri aspetti della vicenda Nft, come il quasi certo fallimento della società e gli aspetti fiscali sia dal lato delle dichiarazioni dei redditi sia da quello degli eventuali accertamenti e verifiche, tema quest’ultimo molto tecnico e su cui cui stanno circolando informazioni poco precise. Saranno anche approfondite le responsabilità di tutti i soggetti chiamati in causa, soci ed “agenti” e le possibile mosse per tentare di ottenere un purtroppo molto complicato risarcimento.

1 – Lo spiegavamo in un articolo dell’ottobre 2008 (quattordici anni fa), in quel caso su Finanzas Forex.

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