Il gruppo Ieg nasce dalla fusione tra Rimini e Vicenza nel 2017. Secondo gli accordi, Rimini – controllata a sua volta da Enti locali e camera di commercio – avrebbe avuto la maggioranza e un ruolo di maggior peso nella governance. Le cose non sono andate un granché bene tra i due gruppi, tra accesi dibattiti interni e vere e proprie liti. Ma il matrimonio è ormai fatto e indietro non si torna. Dritti verso la Borsa, mercati permettendo.
Il matrimonio tra Vicenza e Rimini, celebrato nel 2017, ha già portato a una serie di litigi. Ma indietro non si torna, dietro l’angolo c’è la quotazione in Borsa
Per ricostruire questa vicenda, La Stampa ha visionato una serie di documenti e interpellato alcuni testimoni diretti. Uno dei casi che è stato possibile ricostruire è quello della progettazione dei nuovi poli fieristici di Vicenza e Rimini. Si tratta di lavori per 90 milioni in totale, 30 milioni per Vicenza e 60 milioni per Rimini. La progettazione è stata affidata all’architetto Velkving Marg, dello studio Gmp Architeckten Von Gerkan, Marg und Partner di Amburgo. È lo stesso architetto che ha realizzato il quartiere fieristico di Rimini, aperto nel 2001 e il palacongressi nel 2011.
La progettazione
Ovvia la scelta di chiamarlo anche questa volta, quantomeno per continuità stilistica con la Fiera di Rimini. Talmente ovvia che la progettazione viene assegnata allo studio Gmp senza gara e senza comparazione delle offerte. Quanto valgano i lavori di progettazione non si sa. Forse poco meno di 2 milioni di euro. Forse. Perché la decisione di affidarli allo studio tedesco «non è mai passata dal cda», spiega una fonte interna, ma è stata presa in completa autonomia dal presidente, Lorenzo Cagnoni. Classe 1939, Cagnoni è da sempre l’anima della Fiera di Rimini. Siede sulla poltrona più alta del consiglio dal lontano 1995, ben 23 anni. Anche se nell’aprile scorso ha dovuto fare un passo indietro: non è più amministratore delegato, carica che ricopriva anche quella dal 1995.
Le fatture prima degli ordini
Quella di spendere un po’ così, in autonomia, sembra essere una prassi consolidata dell’azienda. Nell’aprile scorso, in seguito ad una delle diatribe interne tra vicentini e riminesi, viene avviata una verifica sul processo di ordini ai fornitori. I risultati sono piuttosto singolari: su 12.200 ordini complessivi a 2.878 fornitori, il 70% delle fatture è stato emesso secondo una procedura di acquisti alquanto anomala. Banalmente, la data delle fatture è precedente a quella dell’ordine in uscita. Il processo di ordini «è gestito in autonomia dalle varie aree», spiega ancora una fonte che lavora nel gruppo. Ci si rivolge sempre agli stessi fornitori, «spesso in via informale, senza seguire le procedure interne per la gestione degli ordini». Non bellissimo, per un gruppo che gestisce 80 milioni di ordini all’anno. Devi quantomeno fidarti molto dei tuoi manager.
Il 70 per cento delle fatture è stato emesso con una data precedente a quella dell’ordine in uscita
Le valutazioni
E qui però si apre un altro capitolo di questa storia. Qualche mese fa viene chiesto a Korn Ferry, multinazionale della consulenza sul personale, di valutare i manager del gruppo. I risultati non sono brillantissimi. Korn Ferry consegna un voluminoso rapporto, riassunto in una serie di matrici dove i profili critici (manager inadeguati o poco adeguati) vengono inseriti in basso a sinistra e gli eccellenti in alto a destra. Su dieci nomi, tre sono in basso a destra. Spicca il caso di Nazario Pedini, attualmente direttore operations del gruppo con una serie di deleghe pesanti su certificazione ambientale e sicurezza del lavoro. È suo il nome più in basso di tutti.
Alcuni dei manager sono stati giudicati inadeguati dalla Korn Ferry, ma il rapporto è finito in un cassetto e i manager non sono stati sostituiti
Non va molto meglio nella seconda linea: su ventuno manager analizzati nel complesso, tre finiscono nella parte più bassa e solo quattro nella parte «positiva» della matrice. Nella parte più brutta finiscono Alessandro Piccinini, allora responsabile dell’area internazionale, Monia Astolfi, responsabile del legale, e Paolo Recca a capo dell’ufficio acquisti. Cosa succede dopo la consegna del rapporto? Niente. Korn Ferry viene pagato e il volume finisce in un cassetto. Quando c’è da distribuire i premi però le valutazioni cambiano radicalmente. Nel senso che il premio lo prendevano tutti i 180 dipendenti di Fiera di Rimini. Nel 2017 sono costati complessivamente circa un milione di euro. Sono tutti meritevoli? Non si sa, perché le schede personali sono assenti o incomplete per 80 dipendenti su 180.
Il responsabile del brand ha dato una consulenza al fratello, quello del business in Italia ha scelto l’agenzia del marito per valutare il gradimento dei prodotti
La parentopoli
E poi ci sono le commesse date in famiglia. Una ricognizione interna ha fatto emergere una serie di rapporti con parti correlate quantomeno scivolosi. Si va dalla responsabile del brand del gruppo che ha dato una consulenza al fratello, fino alla responsabile del business in Italia che ha scelto l’agenzia del marito per valutare il gradimento dei suoi prodotti. O alla responsabile risorse umane che ha il marito che, con la sua agenzia, è consulente per la comunicazione del gruppo.
I debiti
A questo punto, i debiti, l’ultimo dei problemi. Anche perché non sono nella società operativa Ieg ma nella holding che la controlla. Il 65% del capitale di Ieg è in mano a Rimini Congressi srl. Questa è controllata a sua volta da Rimini Holding (di cui rivelammo che è stato amministratore unico Umberto Lago, ndr), che fa capo alla Istituzione Musica Teatro Eventi, che fa capo al Comune di Rimini. Nella Rimini Congressi ci sono anche i debiti: sono 209 milioni in totale al 31 dicembre scorso. Quasi la metà, 93,7 milioni, sono debiti a breve. I debiti bancari totali sono 120,9 milioni, in gran parte a lungo termine. Il principale creditore bancario (35 milioni) è Unicredit, che a garanzia si è preso un pezzo (il 42,5% delle azioni) della quota di Ieg in mano alla Rimini Congressi. Con la quotazione, che prevedono una parte di azioni in vendita e una parte di nuove azioni in sottoscrizione, si punta proprio a restituire il prestito a Unicredit e liberare le azioni.
Inchiesta di Luca Fornovo e Gianluca Paolucci, da La Stampa del 11 Novembre 2018
Per completezza pubblichiamo anche l’articolo di Riminiduepuntozero.it che riprende oggi, 12 novembre, l’inchiesta di La Stampa e ci aggiunge considerazioni e commenti locali mentre a Vicenza nulla ancora si leggeva prima di questa nostra “ripresa”…
“L’allegra gestione delle Fiere di Rimini e Vicenza”: l’inchiesta che si abbatte su IEG e palazzo Garampi
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