Zonin 1821, 40% al figlio di Luciano Benetton dai figli di Gianni Zonin: matrimonio veneto di interessi tra due famiglie simbolo delle due più grandi tragedie dei primi anni 2000

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Che il matrimonio di interessi tra le Cantine Zonin, ora promosse col brand Zonin 1821, e i Benetton sia legato soprattutto, come sostengono vari analisti, al peso di oltre 180 milioni di indebitamento, meno sostenibile da quando le banche non hanno più come “garante”, pratico e relazionale, Gianni Zonin, l’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, oppure siano più dovute, come affermano i suoi tre figli, alla necessità di denaro fresco per sostenere lo sviluppo dell’azienda, sempre dopo l’uscita di scena del vecchio padre-padrone, questo lo sanno bene in pochi.

Di sicuro lo sanno le banche da cui è affidata l’azienda vinicola e, forse meglio, lo sa Alessandro Benetton, figlio di Luciano, che avrà avuto i suoi buoni motivi imprenditoriali se si è convinto a fare l’affare di mettere le mani sul 40% circa delle azioni della Zonin 1821, il cui 55% sarà mantenuto dal presidente Domenico Zonin e dai suoi due fratelli nonché vicepresidenti, Francesco e Michele.

Ma la cinquantina di milioni che verserà come capitale fresco la 21 Partner con un’operazione condivisa tramite la 21 Asi con Aberdeen Standard Investments (come riferisce la stampa, tra cui L’Economia de Il Corriere della Sera di ieri, 12 novembre, che con Daniela Polizzi firma il pezzo che di seguito vi proponiamo) sigla un’unione di affari tra due famiglie che, per ora, hanno anche e purtroppo segnato i primi 20 anni del terzo millennio con le due peggiori tragedie avvenute in Italia: il crollo del ponte Morandi e la tragedia della BPVi.

E se nominalmente i trevigiani Benetton hanno la minoranza, peserà molto di più il loro intervento salvifico con denari freschi che simboleggia quel passo indietro dei vicentini guidati dagli Zonin che per anni hanno guerreggiato per conquistare Treviso facendo un sol boccone della Veneto Banca, riuscendo, però, solo a far morire entrambe le banche e con loro a sbancare decine di migliaia di risparmiatori e a indebolire le proprie cantine.

 

 

I fratelli Zonin scelgono Alessandro Benetton

di Daniela Polizzi, da L’Economia Il Corriere della Sera 

È ormai alle battute finali il negoziato tra Alessandro Benetton e la famiglia Zonin per chiudere l’accordo d’investimento nel polo vinicolo Zonin 1821. Un’intesa che servirà a sostenere la crescita delle etichette Principi di Butera, Cà Bolani, Tenuta il Bosco e i vigneti americani della Barboursville. Ma anche ad acquisire nuovi marchi da aggiungere alla scuderia della storica azienda di Gambellara, in provincia di Vicenza. Insomma, tracciare un percorso di crescita che avrà come punto di arrivo la quotazione in Borsa. Ci vorranno ancora circa tre settimane per arrivare alla firma ma, se tutto va come auspicato, l’architettura vedrà il nuovo partner entrare nel gruppo vinicolo con una a quota attorno al 40%, attraverso un aumento di capitale dedicato, del va­lore di circa 6o milioni solo per la parte equity. Le nuove munizioni le metterà a disposizione il figlio di Luciano Benetton che guida le attività di private equity della 21 Partner, ma qui in una geometria diversa .
Nella Zonin 1821 (advisor Mediobanca) investirà infatti la 21 Asi, joint venture paritetica fresca di conio tra la capofila 21 Partner e la Aberdeen Standard Investments di cui è co-chief executlve Martin Gilbert.È un’alleanza varata a fine marzo a Londra con l’obiettivo di lanciare un fondo di private equity da un, miliardo di euro entro la fine di quest’anno.
Obiettivo della nuova società – la cui guida è affidata al giovane Benetton – saranno appunto le società non quotate, in cui 21 Asi entrerà solo con quote di minoranza, lasciando quindi agli imprenditori il controllo del business.
Non solo. In linea con la nuova strategia d’investimento di molti fondi dedicati alle aziende da far crescere, la joint-venture giocherà il ruolo di investitore di lunghissimo periodo, fino a 15 anni.
La decisione di aprire a un partner è stata presa dai fratelli Domenico Zonin, che della Zonin 1821è presidente, Francesco e Michele (entrambi vice presidenti) a cui il padre Gianni, l’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, aveva affidato l’impegno di espandere sui mercati
l’attività di famiglia, che dagli anni 70 è iniziata a Cà Bolani in Friuli, e poi è cressciuta in Piemonte, Lombardia, Sicilia e Puglia fino allo sbarco negli Usa.
La gestione rimarrà quindi in mano al giovani Zonin ma avrà il suo perno nel capoazienda, Massimo Tuzzi arrivato in coincidenza con il cambio generazionale nella maison dei vini. Un gruppo che si colloca al quarto posto con 201 milioni di ricavi alle spalle del numero uno cantine Riunite (594 milioni), seguito a ruota da Caviro (315 milioni) e Antinori (221). Se l’affare si farà, Benetton metterà a frutto l’esperienza fatta con Farnese Vini.