In campagna elettorale l’informazione Rai si evidenza per quattro motivi:
– le solite baruffe interne fra Cda e amministratore delegato, nonché per le prenotazioni di poltrone e poltroncine in vista del prossimo ‘giro di valzer di nomine’;
– la divisione degli spazi per le liste concorrenti. Basate non sul fatto che tutte sono uguali nel momento che hanno superato i requisiti per l’ammissione all’elezione, ma con maggiori spazi rispetto all’attuale presenza in Parlamento e, peggio, sui sondaggi di opinione. E’ come se alle Olimpiadi alla partenza di una gara si desse qualche vantaggio a quelli che nelle Olimpiadi precedenti hanno vinto qualche medaglia;
– le polemiche di un paio di liste in gara che hanno chiesto di non trasmettere un cartone animato di porcellini (Peppa Pig) perché c’è un piccoletto che ha due mamme;
– le interminabili e continue trasmissioni sulla morte della regina d’Inghilterra e l’incoronazione del nuovo re d’Oltremanica.
Eppure c’è una scadenza a fine anno che Governo e Parlamento in carica non hanno ancora affrontato: il canone non potrà più essere riscosso tramite bolletta elettrica. Certo, ci sarà il prossimo governo e sulla carta potrebbe essere tempestivo, visto che tutti i partiti oggi in Parlamento (con rare eccezioni di singoli eletti) sono d’accordo che la Rai è istituzione da spartirsi e, soprattutto, che l’imposta chiamata canone per il suo finanziamento non è in discussione.
Ad oggi si raccoglie un po’ di chiacchiericcio che va da una regionalizzazione del canone (che porterebbe anche ad alcune esenzioni totali del pagamento) ad un aumento per meglio allinearsi ad alcuni Paesi Ue che ancora lo fanno pagare.
Crediamo che l’ipotesi di più credibile, a questo punto (che sarà tale almeno per più di un altro mese) sia una proroga dell’attuale metodo di riscossione tramite bolletta elettrica. Che comporterebbe un ulteriore scombussolamento delle aziende elettriche che fanno da tramite per la riscossione, non in grado di organizzarsi e programmare una funzione di sostituto d’imposta di cui abbiamo l’impressione ne avrebbero fatto volentieri a meno… e, non è da escludere, un qualche multa da parte Ue per non aver rispettato una scadenza che si conosce già da diverso tempo.
Scorrendo i programmi delle liste in gara per il 25 settembre, nessuna parla del canone Rai, cioè nessuna mette in discussione questo metodo di finanziamento del servizio di informazione di Stato. E quindi, nessuna prende in considerazione il fatto che gli italiani, chiamati a suo tempo ad esprimersi con un referendum, avevano optato per la privatizzazione della Rai. Così come nessuna lista (tutte più o meno schierate per un’economia di mercato) prende in considerazione che la Rai è in abuso di posizione dominante con i suoi concorrenti, che vivono di pubblicità il cui mercato si spartiscono con la Rai che vive essenzialmente di canone/imposta.
L’importanza del servizio Rai è in evidenza in questo periodo, con la campagna elettorale che si svolge essenzialmente tramite le sue trasmissioni… eppure nessuno affronta il nodo centrale del suo finanziamento. Probabilmente perché, con diversi livelli di arroganza, sono più o meno tutti in imbarazzo e/o propensi a confermare l’anomalia (funzionale ai loro apparati di potere) di questo servizio di Stato… ma non possono dirlo.
Bene, accendiamo il tv e informiamoci su cosa ha mangiato oggi a colazione re Carlo III.
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Fonte: Canone Rai e campagna elettorale