Canone Rai. Speculazioni elettorali e storia

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“Siccome in 10 paesi dell’Unione Europea il canone per la televisione pubblica non esiste e non è pagato dai cittadini, come Lega ci prendiamo questo impegno: dall’anno prossimo zero canone in bolletta e la televisione pubblica come in altri paesi fa servizio pubblico campando di pubblicità, profitti e ascolti”. (1)

Sono parole del senatore della Repubblica e leader leghista Matteo Salvini ad un raduno del suo partito. Le stesse che abbiamo sentito da lui stesso e dai suoi predecessori in decine d’anni che il suo partito è stato anche molte volte al Governo. Ricordiamo anche iniziative leghiste di invito a non pagare il canone Rai, salvo poi lasciare al proprio destino di evasore fiscale ogni contribuente che vi aveva dato credito.

Qualcuno, con la stessa perfidia, sostiene che in campagna elettorale sia lecito “spararle grosse” (2). Punti di vista.

Nel caso del canone salviniano si tratta di reiterazione della “sparata”. Rispetto alla quale, tornando agli anni successivi alla presenza del partito del senatore della Repubblica Matteo Salvini al potere, inclusa la commissione di vigilanza parlamentare Rai, registriamo la presenza articolata di questo partito in tutti i luoghi di gestione dell’informazione di Stato. Si dice che, nella spartizione, alla Lega sia toccata Rai2/Tg2. L’abolizione? Nulla.

1 – il Giornale.it
2 – è il caso del candidato di Fratelli d’Italia, Carlo Nordio, candidato in pectore al ministero della Giustizia in caso di governo del centro-destra, rispetto alla proposta di “blocco navale” per impedire l’arrivo di migranti nel Mediterraneo.

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Fonte: Canone Rai. Speculazioni elettorali e storia

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