È di questo che si è discusso ieri, sabato 17 novembre, a Schio nella sala di palazzo Toaldi Capra che ha risposto con un pienone alla chiamata del Pci, una sigla che fino a poco tempo fa sembrava che quasi non potesse essere più pronunciata. Giorgio Langella, suo storico militante nonché segretario del partito in Veneto oltre che autore di “Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante“, pubblicato nella collana Vicenza Papers di VicenzaPiù.com, che ora ha edito anche “Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori“, curato da lui e Giovanni Caneva, ha voluto, nell’occasione, aggiornare e vivacizzare l’approccio intervallando le tradizionali relazioni (oltre alla sua quelle di Giampaolo Patta, ex sottosegretario del Ministero della salute del governo Prodi, di Sergio Bellavita, membro dell’esecutivo nazionale Usb, e di Mauro Alboresi della segreteria nazionale del Pci) con le letture di brani coinvolgenti grazie, oltre ovviamente ai contenuti, alle emozioni che ha saputo trasmettere Pierpaolo Capovilla, cantautore, bassista e attore italiano.
Come saggio e assaggio della rivisitazione dei convegni comunisti vi proponiamo qui un brano, che ci è particolarmente caro come giornalisti e come editori del libro sulla Marlane Marzotto: è la riproposizione vocale dell’intervista a Francesco De Palma, operaio morto alla Marlane Marzotto pochi giorni dopo averla rilasciata a Giulia Zanfino e Francesco Cirillo per il documentario di Crash su Rai 3 (poi non più rintracciabile se non per la duplicazione che noi ne abbiamo fatto proponendola qui).
“La sicurezza sul lavoro ormai è considerata un costo. Ma quanto vale una vita? Quanto vale un’invalidità? Per lorpadroni molto poco. Lavoratrici e lavoratori sono considerati, da loro, come pezzi di ricambio di una macchina che serve solo a produrre soldi per i ricchi. Per lorpadroni sono “oggetti” che possono e devono essere sfruttati fino alla consunzione” scriveva Langella nella presentazione dell’evento a cui invitava tutti, sindacalisti e politici locali di ogni livello che ieri, però, hanno brillato, insieme alla stampa locale, per la loro assenza, rotta solo quando devono commemorare nuovi morti con ipocrite parole di circostanza, sindacalisti e politici, o con racconti su quotidiani fatti tanto per avere qualche lettore e, in molti casi, lavarsi al coscienza.
“Questo è il capitalismo trionfante – aggiungeva Langella e lo ha ripetuto ieri nella sua premessa davanti a oltre sessanta persone rimaste fino alla fine e “confortate” anche da un prosecco offerto dall’Anpi -. Un sistema spaventoso di fronte al quale non solo possiamo ma dobbiamo reagire. Pretendere e non chiedere perché, sappiate, nessun padrone ci regalerà mai qualcosa se non gli conviene. Dobbiamo essere noi (che viviamo del nostro lavoro) a dover lottare per riconquistare quei diritti che i padroni e i governi a loro asserviti ci hanno tolto. A schiena diritta e guardando in faccia l’avversario ricominciamo a lottare per un maggiore tempo libero e per un lavoro sicuro, ben retribuito, meno faticoso e non alienante. Il progresso, l’innovazione tecnologica, la robotica devono essere nostri, devono creare benessere a chi lavora e non di chi guadagna sfruttando il lavoro altrui“.
Trascriviamo per voi qui i testi letti da Pierpaolo Capovilla, il primo dei quali è in video (i versi delle poesie sono di… Giorgio Langella).
Leggeteli, meditateli e poi pubblicheremo un altro video e i commenti.
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