Anche per l’LR Vicenza è finito settembre ed è tempo di un primo bilancio. Nell’immutabile scadenzario calcistico, la fine del primo mese di campionato corrisponde alla fine delle illusioni estive. Dopo i rinnovati entusiasmi per la ripresa dell’attività delle squadre (una palingenesi a tutti gli effetti per il tifoso in astinenza da un paio di mesi), dopo la curiosità per il calciomercato, dopo le promesse e i proclami del precampionato, i primi risultati riportano tutti con i piedi per terra e ci si deve confrontare con il divario fra le attese e le risultanze del campo.
Per il calcio ottobre è il mese delle verifiche, degli aggiustamenti, dei cambi di allenatore. Le squadre che non hanno corrisposto agli obbiettivi o che si sono rivelate meno competitive del previsto sono oggetto di revisione per evitare il ridimensionamento. Certe tifoserie, che si erano finora beate dei sogni estivi e delle promesse dei presidenti, sono costrette ad aggiornare le proprie posizioni ed esternano i primi mugugni. Altre, ma sono la minoranza, godono della sorpresa di una squadra che, invece, è partita con un rendimento al di sopra delle speranze.
Come collocare l’LR Vicenza al termine di questa prima fase della stagione? Fra le squadre che hanno corrisposto alle aspettative o fra quelle che le hanno tradite? O, magari, fra quelle ancora incompiute?
Il Vicenza dopo un mese di campionato
La collocazione appropriata della squadra allenata da Francesco Baldini è, oggi, fra le incompiute. Pur tenuto conto della brevità del periodo trascorso e del conseguente rischio di una valutazione prematura, alcune conclusioni sono comunque possibili e fondate.
Il fattore più vistoso di incompiutezza è il non aver ancora realizzato il progetto tecnico-tattico voluto dall’allenatore e, per la cui realizzazione, sono state spese gran parte delle risorse investite nel calciomercato. La squadra che va a cento all’ora, che non molla un centimetro sul campo, che anticipa e conquista le seconde palle s’è vista, finora, solo in due secondi tempi di altrettante partite giocate entrambe in casa.
L’anomalia sta nel fatto che, da un lato, questa coppia di mezze partite sono seguite a primi tempi ai limiti della sufficienza e, dall’altro, che il cambio di passo è coinciso, in entrambe le occasioni, con una valanga di gol. Da una squadra di rango ci si aspetterebbe, piuttosto, una gestione meno schizofrenica del match e un’esecuzione non a sprazzi del proprio sistema di gioco.
La valutazione cambia per le due gare in trasferta, in cui i biancorossi non sono nemmeno riusciti a dimostrare quella identità a cui il tecnico tiene tanto e che dovrebbe essere la cifra della loro superiorità. A Padova e contro l’Albino Leffe non si è visto un Vicenza corrispondente a quell’identikit e, nei due match, sono arrivati non per caso una sconfitta e un pareggio. Se si vuol vincere il campionato, non ci può essere un’alternanza di rendimento così vistosa sul proprio campo e fuori, a maggior ragione se si fonda il gioco su un modulo a trazione anteriore eseguito da giocatori con certe caratteristiche. O giochi come vuoi tu, insomma, o non sei attrezzato per gestire la partita in una situazione di passività.
Una sosta forzata utile per un cambio di passo
Il rinvio della partita con la Juventus Next Gen dà la possibilità al settore tecnico del Vicenza per fare qualche ragionamento e per dare completezza al progetto di cui si sono messe le basi in estate.
Il primo ragionamento da fare è: siamo davvero in grado di realizzare il tipo di gioco che ci siamo prefissi? La risposta è condizionata dall’ingresso in squadra di Ronaldo, che incarna quel ruolo di regista mancante all’LR Vicenza da alcuni campionati. Il suo avvento potrebbe cambiare l’equilibrio della squadra rendendola più coerente e meno esposta, soprattutto se sarà assistito da compagni di reparto affiatati e che lo integrano.
La società si è assunta la responsabilità di prendere questo giocatore pur nella consapevolezza che non sarebbe stato disponibile per quattro gare e questo è l’indice di quanto conta su Ronaldo. È chiaro che non si può pretendere che un solo giocatore, pur bravo ma non un fuoriclasse, cambi radicalmente una squadra, ma, anche ammettendo che ciò invece accada, resta il dubbio sulla sostenibilità del gioco baldiniano con la rosa attuale. Le criticità, infatti, sono anche nel gruppo a disposizione che non sembra congruo, soprattutto in difesa.
Un’altra riflessione che dovrebbe fare la dirigenza biancorossa investe il modulo. Il dilemma è tra il 3-5-2 finora prevalentemente praticato, un 3-4-3 ancora più offensivo e un 4-4-2 meno brillante ma più sicuro. Il primo modulo è indubbiamente quello più funzionale a realizzare il progetto di Baldini-Balzaretti, perché consente in teoria un controllo completo del campo e una pressione offensiva con più interpreti. Per metterlo in pratica ci vogliono i giocatori giusti, una condizione atletica perfetta e senza cali e tanta qualità in tutti i reparti. Altrimenti si trasforma in un vorrei-ma-non-posso.
Il 3-4-3 andato in scena nella trasferta dell’Lr Vicenza con l’Albino Leffe ha dato l’impressione di sbilanciare troppo la squadra, esponendo una difesa già non arcigna al rischio di essere superata in velocità. Il 4-4-2, infine, non sembra proprio connaturato a questa squadra, formata con altre prospettive e, forse, priva di due terzini esterni all’altezza.
La prospettiva migliore sembra quella di andare avanti con il 3-5-2 fondato su Ronaldo, ma bisogna essere disponibili ad una maggiore duttilità in campo in funzione dell’avversario e delle contingenze della partita. Le scelte aprioristiche sono onorevoli ma non sempre utili e non dimentichiamo che siamo in Serie C non in Champions.