Allarmanti i dati del nuovo rapporto Agenas sulla carenza infermieristica italiana, con una presenza di professionisti ben al di sotto rispetto alla media europea. Ma a preoccuparci non è solo la voragine di personale sanitario, che si traduce, inevitabilmente, in un pericoloso depotenziamento delle prestazioni offerte ai cittadini. Ora, a calare, sensibilmente, sono anche le iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica.
«Non è un caso che le due indagini arrivino insieme, seppur da due autorevoli fonti diverse. Noi le abbiamo incrociate, perché fanno inevitabilmente parte di un medesimo sistema allo sbando e ci raccontano che siamo inevitabilmente vicini a toccare un punto di non ritorno».
«Due indagini dai contenuti allarmanti, due ulteriori e pesanti “colpi di mannaia” inferti sul nostro già traballante sistema, che evidenziano come la realtà dei professionisti della sanità continui a navigare in acque decisamente agitate.
Parliamo di due rapporti, recentissimi, dai contenuti naturalmente tutt’altro che positivi, quello di Agenas, da una parte, e quello emerso durante il Sesto Forum Mediterraneo Sanità, che corroborano pericolosamente quello che appare, in modo palese, come un graduale peggioramento della situazione. Quasi come fossimo di fronte a continue scosse di assestamento, che sollecitano un edificio già da tempo sul punto di crollare.
Ed eccole le cifre che ci raccontano la condizione attuale della sanità italiana, in relazione al nebuloso presente del personale infermieristico, e rispetto al quale le previsioni per il futuro sono tutt’altro che rosee.
Da una parte i dati Agenas: l’Agenzia per i servizi sanitari regionali lancia un SOS per la carenza di infermieri in Italia che nel raffronto con l’UE ci vede sempre di più sotto la media con un rapporto di 2 a 6. Il personale sanitario italiano, rapportato alla popolazione, è caratterizzato da “un numero complessivo di medici congruo e da un numero di infermieri decisamente insufficiente”. Lo certifica il rapporto denominato “Il personale del Ssn” dell’Agenas.
Ci sono infatti 4 medici ogni 1000 abitanti contro 3,17 di Francia e 3,03 del Regno Unito,4,47 in Germania. Se la presenza dei medici tiene a galla l’Italia, lo stesso non si può dire per gli infermieri. Per questi ultimi, infatti, si registra un gap di -2, ovvero la presenza di 6 professionisti ogni 1000 abitanti rispetto alla media Ue, e quindi contro i 18 di Svizzera e Norvegia, 11 della Francia, 13 della Germania e 8,2 del Regno Unito. Non ci sarebbe da aggiungere altro, ma siamo costretti a rincarare la dose!».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
L’altro duro colpo arriva dai numeri emersi dai contenuti delle indagini affrontate durante il Sesto e ultimo Forum Mediterraneo Sanità.
A preoccuparci è il pericoloso calo delle iscrizioni ai corsi di Laurea in infermieristica.
Le domande al corso di laurea per infermiere (dati nazionali) sono palesemente diminuite rispetto all’anno precedente. Non si tratta di una novità assoluta: un altro calo si era avuto dopo i “picchi” degli anni dal 2010 al 2013; ma, e questa è la prima volta, le domande dei candidati non sono solo diminuite, ma sono risultate inferiori al numero di posti richiesti dalla FNOPI, che come noto sono aumentati.
Infatti, la Federazione degli Ordini delle Professioni Infermieristiche ha proposto 29.136 posti in tutta Italia, suddivisi nelle varie Università, mentre le domande dei candidati sono state “solo” 26.130, oltre 3.000 in meno (e certamente questo numero è destinato a diminuire, come accade in ogni concorso, quando non tutti coloro che manifestano intenzione di esserci sono poi effettivamente presenti).
Incrociando i due report, dice ancora Antonio De Palma, non possono non emergere riflessioni amare e pessimistiche su quanto sta accadendo all’interno del nostro Sistema Sanitario.
Non possiamo non chiederci, a questo punto, quale futuro, seguendo questo pericoloso trend, è riservato agli infermieri e soprattutto ai pazienti dei quali ogni giorno ci prendiamo cura, mettendo in campo tutte le nostre competenze e qualità umane.
La sanità pubblica, da una parte, vive una spropositata carenza di professionisti senza precedenti, mentre quella privata, dall’altra, rischia di rimanere totalmente sguarnita di personale, con le RSA letteralmente allo sbando e gli anziani e i malati cronici che rischiano di rimanere abbandonati a se stessi.
Per non parlare della cosiddetta sanità di prossimità, che senza un congruo numero di infermieri di famiglia è destinata a non decollare.
Ciò con cui abbiamo quotidianamente a che fare deve allarmare non solo noi, ma la classe politica italiana, laddove gli esponenti del nuovo Governo che sta nascendo in queste ore, e in particolare il nuovo Ministro della Salute, non potranno non tenere conto di problemi come quello delle dimissioni volontarie dal SSN, delle fughe di professionisti all’estero, dei turni massacranti, le ferie non retribuite, e le violenze perpetrate ogni giorno ai danni degli operatori sanitari.
Il nostro sistema sanitario rischia a questo punto di diventare, e non è una esagerazione, come un treno in corsa, senza freni, alla cui guida non c’è conducente, ma ahimè pieno zeppo di passeggeri», conclude De Palma.